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Con la notizia, pubblicata dal Caffè nella sua edizione del 25 novembre 2018, della lettera inviata dal Municipio di Lugano a Swiss Life con cui la si informa che il Cardiocentro è fuori dall’operazione d’acquisto del centro Mizar si può tranquillamente mettere la parola fine ad uno dei tanti fallimenti del Consiglio di Stato in questa legislatura.

Fallimenti ed errori che l’MPS ha denunciato e combattuto, il più delle volte in solitaria. Anche sulla vicenda Mizar siamo rimasti da soli, inascoltati e facili profeti. Infatti, poco meno di due anni fa, il 14 dicembre 2016, il Gran Consiglio votava con procedura scritta (ossia senza possibilità di discussione) un rapporto – sottoscritto evidentemente in modo unanime da tutti i commissari – per una fideiussione di 5’000’000 di franchi per l’acquisto (tramite una società costituita da Città di Lugano e Cardiocentro) dello stabile Mizar. Questa fideiussione di 5’000’000 di franchi per un periodo di 20 anni avrebbe permesso l’estensione del credito bancario da 28’000’000 a 33’000’000 di franchi da parte di Bancastato.

Il Movimento per il Socialismo, per il mio tramite, unica voce fuori dal coro (o forse gli unici che si erano dati la pena di leggere le baggianate contenute nel messaggio e nel rapporto) si era espresso in questi termini:

Il rapporto commissionale non mi ha lasciato indifferente: ritengo anzi che non possa essere approvato.

La prima ragione della mia contrarietà riguarda il futuro del Cardiocentro. Infatti il rapporto commissionale tenta furbescamente di tranquillizzare sul futuro reintegro in seno all’Ente ospedaliero cantonale al momento della scadenza della convenzione. Basterebbe aver letto qualche intervista, prima fra tutte quella a Giorgio Giudici risalente a qualche mese fa, per rendersi conto che le cose potrebbero andar diversamente.

La seconda ragione riguarda il futuro della facoltà di scienze biometriche dell’USI. E’ evidente che il progetto Mizar avrà delle ripercussioni anche sulla dislocazione della futura facoltà, che è una scelta con implicazioni di politica regionale non indifferenti.

Il terzo motivo riguarda il progetto stesso che, da un punto di vista contabile, è un vero e proprio azzardo. Lo stesso rapporto è costretto indirettamente ad ammetterlo, anche se a finanziare questo tipo di progetti rimane sempre la buona Banca dello Stato.

Il quarto motivo è che si utilizza denaro pubblico per finanziare una struttura che potrebbe diventare privata. Leggiamo infatti nel messaggio municipale di Lugano riportato nel rapporto commissionale: “la città di Lugano, che deterrà quindi inizialmente i due terzi delle azioni della società proprietaria dello stabile Mizar, intende cedere una parte del suo pacchetto azionario (il 25% delle sue azioni entro il 30 novembre 2021 al prezzo di almeno il valore nominale dei titoli, ovvero complessivi fr. 2.5 milioni e un altro 25% delle sue azioni entro il 30 novembre 2026, alle medesime condizioni, ovvero altri fr. 2.5 mio) alla Fondazione Cardiocentro Ticino che si impegna ad acquistare, rispettivamente trovare e presentare al Comune di Lugano un partner interessato all’acquisto”.

La quinta ragione riguarda la natura dei partecipanti, a partire da quell’oggetto misterioso che si chiama SIRM, sul quale non ci viene detto nulla se non che dovrà “assumere in futuro i contorni di un’istituzione di ricerca più tradizionale concentrando le proprie attività sulla ricerca che sia in grado di gareggiare per l’ottenimento di fondi competitivi a livello internazionale”.

Eccovi elencate le ragioni del mio voto negativo: sono sicuro che ne vedremo delle belle.

Dire che ne stiamo vedendo delle belle è ancora poco!

Dal canto suo il relatore Matteo Quadranti si lasciava andare a delle dichiarazioni trionfalistiche:

In verità visto che il rapporto commissionale è stato sottoscritto all’unanimità non c’è molto da dire. E’ bene però che la richiesta al Cantone di rilasciare solo una fideiussione su un progetto della portata finanziaria di 48 milioni di franchi non passi inosservata agli occhi del Paese e dei media.

Il progetto rappresenta infatti un valido simbolo di un Ticino (la città di Lugano, gli enti privati, l’Ente ospedaliero cantonale, USI con il master in medicina, lo Stato del Canton Ticino) che guarda al futuro impegnandosi in modo coraggioso e non rivendicativo nella ricerca di un’alta specializzazione nel settore delle scienze della vita e che vuole creare un indotto e una promozione economica sul nostro territorio, in un contesto aperto e competitivo sul piano internazionale. E’ una visione e una preveggenza che ben si sposano con il simbolo che sta dietro al nome della stessa Mizar… e che mi auguro sia di buon auspicio.

Spiace per lo sfortunato relatore Quadranti ma questa stella è tramontata ancora prima di nascere mettendo nel ridicolo Consiglio di Stato, Gran Consiglio, e Città di Lugano.

Dal canto suo il capogruppo PS Ivo Durisch, che pertanto aveva firmato il rapporto, si era sentito in obbligo di intervenire affermando che:

“anche il nostro gruppo ha voluto approfondire la questione del futuro del Cardiocentro in relazione alla fideiussione in oggetto. Al momento non è possibile ottenere altre garanzie oltre quelle già ottenute. “

Nel frattempo quanto preannunciato da Giorgio Giudici, ossia l’opposizione dei settori economici e politici che gestiscono il Cardiocentro, è stato messo in atto e l’ipotesi di un rientro del Cardiocentro nell’EOC traballa. Ciò anche in considerazione del fatto che uno dei principali autoproclamato autodifensore del Cardiocentro pubblico è lo stesso Matteo Quadranti che era riuscito a farsi imbrogliare con il progetto Mizar.

Il Cardiocentro non solo ha annunciato che non procederà al versamento dei 5 milioni dovuti ma ha addirittura comunicato che non può più impegnarsi ad affittare i metri quadri promessi ed indicati anche nel rapporto di Quadranti (2800 metri quadri su 5000).

Di conseguenza come “candidamente” affermato alla Regione del 27 novembre 2018, da un altro stratega di quest’operazione, il municipale leghista Michele Foletti: “il business plan andrà rivisto“

Un business plan che già nel rapporto commissionale faceva acqua:

“Infatti Mizar SA non sembra avere l’economicità che un investitore richiederebbe normalmente… Mizar SA dispone quale uniche entrate degli affitti della Fondazione Lugano MedTech (presidente Michele Foletti) la quale a sua volta non ha un capitale rilevante ed il suo conto economico previsionale potrebbe risultare ottimistico nel caso di mancati introiti da pigione.”

E, come volevasi dimostrare, gli introiti legati agli affitti del Cardiocentro sono venuti a mancare ancora prima che lo stabile fosse acquistato….

Chiedo dunque al CdS:

1. Alla luce di queste considerazione e sulla base di quanto successo dal momento dell’approvazione del messaggio da parte del Consiglio di Stato, del rapporto della commissione della gestione, delle considerazioni dell’MPS espresse durante il non dibattito in Gran Consiglio, non ritiene d’aver agito con superficialità proponendo una fideiussione per un progetto costruito su sabbie mobili?

2. Può spiegare quali furono le “rassicurazioni” date al capogruppo PS Ivo Durisch durante i lavori commissionali?

3. Quando il Consiglio di Stato presenterà un messaggio al Gran Consiglio con la richiesta di annullare la fideiussione di 5 milioni considerato che sono venute meno le premesse formali (uscita di scena di una dei due attori ossia il Cardiocentro) e di sostenibilità economica del progetto (mancati introiti a seguito della rinuncia del Cardiocentro ad affittare i metri quadri stabiliti)?

*Interpellanza del Deputato MPS Matteo Pronzini del 28 novembre 2018.

 

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