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Le ultime statistiche della disoccupazione (quelle di gennaio) ci forniscono un antipasto di quello che potrebbe succedere ad aprile, al momento dell’entrata in vigore della nuova LADI che, come indica bene l’articolo qui sopra, escluderà dal diritto all’indennità di disoccupazione un migliaio di persone che oggi ne beneficiano, oltre a rendere più difficile l’accesso alle stesse indennità per coloro che avrebbero potuto beneficiarne con la vecchia legislazione ma che, con la nuova, ne sono allontanati.

Ci riferiamo ad un aspetto che quasi tutti i commentatori hanno ignorato ma che, per la sua rilevanza statistica, è estremamente significativo. Parliamo del numero di disoccupati che, mensilmente, esauriscono il diritto alle indennità. Questo dato viene pubblicato, per ragioni amministrative, con un ritardo di due mesi. Ad inizio febbraio 2011 è quindi stato fornito il dato relativo al mese di novembre 2010. Ebbene il dato è assai rilevante poiché erano 281 le persone che a fine novembre avevano esaurito questo diritto. Un dato rilevante poiché in netto aumento rispetto non solo al mese precedente, ma rispetto alle stesse medie degli anni scorsi.

Ricordiamo, a titolo esemplificativo, che nel mese di ottobre 2010 il loro numero era meno della metà (122), così come in settembre 2010 (144), così come, solo ancora come semplice termine di paragone, in gennaio 2010 erano 110. Sempre a livello di raffronto val la pena ricordare le medie relative agli ultimi due anni: nel 2008 i disoccupati che mensilmente hanno esaurito il diritto alle indennità erano stati 119, nel 2009 124 e la media degli ultimi 12 mesi è stata di 121. Il confronto tra tutti questi dati ci deve indurre ad una riflessione.

Le cause di questo aumento, che dovrebbe confermarsi ed ampliarsi con i prossimi mesi, è legato sicuramente a due fenomeni. Da un lato ad un mercato del lavoro sempre più precario che, moltiplicando i periodi di non lavoro, non permette di poter contare, nel caso di disoccupazione, su periodi di contribuzione pieni e quindi sul diritto al massimo delle indennità. Dall’altro le diverse riforme dell’assicurazione disoccupazione hanno sicuramente ridotto le possibilità di accesso alle prestazioni dell’assicurazione disoccupazione.

Questo dato, lo abbiamo già ricordato a più riprese, dovrebbe indurre ad una riflessione più approfondita su quelli che oggi sono i senza lavoro che, in nessun modo, possono essere ricondotti a coloro che percepiscono le indennità di disoccupazione.

Basterebbe qui ricordare, proprio facendo ancora una volta riferimento a questi dati ai quali abbiamo accennato, che ogni mese tra il 50 ed il 60% di coloro che esauriscono le indennità vengono cancellati per “motivi diversi” (escluso il fatto che abbiano trovato lavoro: solo il 10-15% dei radiati dalle liste del collocamento hanno ritrovato lavoro): molto spesso si tratta invece di persone che non vogliono più controllare la disoccupazione (visto che non ricevono alcun aiuto nel collocamento) o che rinunciano (perché scoraggiati da inutili ricerche e da un mercato del lavoro diventato per loro “impossibile”).

In altri termini significa che ogni anno almeno un migliaio di persone vengono stralciate dal collocamento (non figurano cioè tra i disoccupati o tra i “cercatori di lavoro” ufficialmente registrate) pur essendo non occupati e, magari, cercando anche un lavoro.

Sono queste dinamiche che rischiano, nei prossimi mesi, di ampliarsi. Dinamiche che, grazie ai sistemi di registrazione, verosimilmente non porteranno ad un aumento elevato del numero dei disoccupati ufficiali (si tratterà perlopiù di persone che non percepiscono indennità e che, di conseguenza, non hanno nemmeno un grande interesse ad iscriversi al collocamento tra i “cercatori di lavoro”). Ma questo non significa che il numero dei senza lavoro non continuerà, ed in modo più marcato di adesso, ad aumentare. Rendendo sempre più credibile e precisa quella stima fatta poco tempo fa da alcuni ricercatori ticinesi che fissavano attorno alle 25’000 unità il numero di coloro che nel nostro cantone sono senza lavoro e vorrebbero trovarne uno.