Non basterà certamente il contributo di 1,148 miliardi deciso nei giorni scorsi dalle Camere federali a risanare la situazione della cassa pensione delle FFS. I toni soddisfatti con i quali i dirigenti sindacali hanno salutato la “vittoria” ottenuta non possono certo nascondere una situazione che resta difficilissima e che comporta e comporterà continui ed importanti sacrifici (oltre che una perdita di prestazioni) per i lavoratori e le lavoratrici delle FFS.
Il problema di fondo
Al di là dei commenti soddisfatti da parte delle direzioni sindacali (“abbiamo ottenuto quello che si poteva ottenere”: un modo di analizzare le situazioni sociali ormai diventato la norma in questo paese e fonte dei maggiori disastri sociali e sindacali) il problema di fondo resta. Qualche mese fa, commentando le discussioni su questo tema, avevamo analizzato il problema, le sue origini, gli elementi di fondo: “Il fabbisogno della cassa pensione delle FFS per poter normalizzare la situazione sarebbe di circa 3,4 miliardi di franchi. Con la soluzione qui proposta il datore di lavoro, cioè l’azionista unico delle FFS SA, si impegna di fatto a versare circa un terzo di quanto sarebbe necessario.
Eppure la Confederazione, unitamente alle FFS, è la diretta responsabile dell’attuale situazione, che comincia a manifestarsi con la trasformazione delle FFS in SA e la creazione di una cassa pensione autonoma per i ferrovieri. Così riassumeva un responsabile sindacale la situazione qualche tempo fa: “Avrebbe dovuto essere dotata (la nuova cassa pensione NdR) dei mezzi finanziari derivanti dagli averi di vecchiaia dei pensionati non ancora pagati, dagli averi di vecchiaia accumulati dai dipendenti attivi, dagli accantonamenti per i rischi e dalle riserve di fluttuazione. Siccome però la CPS (la cassa pensione della Confederazione) non era stata gestita come una cassa pensione privata, non disponeva di accantonamenti e di riserve e vi erano lacune anche nel finanziamento delle rendite per il pensionamento anticipato. Al momento della fondazione della CP delle FFS le finanze erano quindi insufficienti”.
Da questa partenza sbagliata e dalle evoluzioni dei mercati ai quali ci si è affidati ciecamente è nata poi l’attuale situazione. Una situazione della quale a non avere alcuna responsabilità diretto sono proprio i lavoratori delle FFS.
La decisione delle Camere federali non risolve alcuno di questi problemi, come è costretto a riconoscere lo stesso giornale sindacale evocando, per l’appunto, il problema della mancanza di riserve di fluttuazione e l’incertezza che regna sui mercati finanziari verso i quali la cassa pensione è fortemente orientata.
La decisione delle Camere Federali, che di fatto hanno adottato la versione minimalista proposta dal governo, è piuttosto una sconfitta per i lavoratori che dovranno continuare a “passare alla cassa” per risanare una situazione per la quale, come dicevamo sopra, non hanno alcuna responsabilità.
Ancora sacrifici salariali e minori prestazioni
Da circa due anni i dipendenti delle FFS, dopo averlo già subito in passato, sono sottoposti a decurtazioni salariali importanti (a partire dallo scorso gennaio viene prelevato il 2,5% del salario come contributo al risanamento). Oltre a questo essi hanno subito una serie di ulteriori peggioramenti: tra questi vanno ricordati l’aumento, di fatto, dell’età pensionabile (a rendita piena) dagli attuali 62 ai 65 anni, la diminuzione della remunerazione del capitale di vecchia (dall’attuale tasso a quello, minimo, fissato dalla LPP), il blocco della compensazione delle rendite fino al 2019, e via di questo passo (ricordiamo, ad esempio, che nel 2009 l’avere di vecchia degli assicurati non ha ottenuto alcuna remunerazione).
Con questa soluzione votata ora dal Parlamento tutte queste misure di sacrificio non solo non decadranno, ma verranno intensificate. Non a caso la direzione delle FFS ha già annunciato che “ora il compito del risanamento passa alle FFS, alla loro cassa pensione e agli assicurati”. Tutto un programma!
Una sola soluzione: la mobilitazione!
Il risultato ottenuto, pessimo, è il frutto del totale rifiuto, da parte delle direzioni sindacali, di costruire una reale mobilitazione. sindacale. Eppure, quasi un anno e mezzo fa in occasione della manifestazione nazionale di Berna contro la crisi convocata dalle organizzazioni sindacali, la presenza dei lavoratori e delle lavoratrici delle FFS era stata massiccia e determinata. Essi avevano espresso la volontà di battersi a difesa della cassa pensione e delle loro condizioni di pensionamento.
Invece si è preferito concentrarsi su uno squallido lavoro di lobbyng istituzionale (incontri, con tanto di tavole imbandite, con i deputati, ecc) che ha prodotto quello che era già acquisito in partenza, e cioè la soluzione proposta dal Consiglio Federale.
Questa sconfitta, unita a quella subita con il rinnovo del contratto di lavoro e l’adozione del nuovo sistema salariale fondato sulle prestazioni, rappresenta un duro colpo per i lavoratori delle FFS.
Più che mai appare necessario riflettere e discutere, su questa situazione e ritrovare nuovo vigore per cercare di rimettere in modo un movimento a sostegno delle legittime e urgenti rivendicazioni dei dipendenti delle FFS.