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ll 7 febbraio 1971 621’109 uomini svizzeri su pressione dei movimenti femminile diedero l’assenso al diritto di voto e di eleggibilità alle donne. Una conquista importante per la nostra popolazione , nonostante fosse arrivata con molti anni di ritardo rispetto ad altri paesi. Basti pensare che in Nuova Zelanda il suffragio universale fu introdotto nel 1893.

 

Nel 1959 la medesima proposta fu bocciata da quasi il 70% della popolazione. In quell’occasione ebbero la meglio le argomentazioni dei contrari: secondo le quali la donna doveva sottostare alla teoria delle tre K (Kinder, Küche und Kirche) occupandosi dei bambini e della casa, lasciando cosi al cosiddetto sesso forte il difficile compito della politica. 

Dopo 40 anni da questo traguardo com’è cambiata la situazione della donna in Svizzera?

Le donne hanno lottato per l’emancipazione, per ottenere un lavoro e di conseguenza un reddito che le rendesse indipendenti ma nel mercato del lavoro le donne vengono ancora discriminate. Le nostre condizioni salariali continuano a non essere parificate a quelle degli uomini. Le donne sono meno pagate, in media percepiamo il 21% di salario in meno degli uomini nonostante il lavoro che svolgono sia lo stesso.

Un gran numero di donne lavora in rami economici caratterizzati da salari bassi, come per esempio nel settore socio-sanitario o nella vendita, il più delle volte svolgendo impieghi con uno stipendio inferiore a 3500 fr mensili. Le apprendiste sono messe di fronte alla medesima situazione, anche se non esiste una discriminazione salariale in base al sesso per queste ultime, le professioni cosiddette da “donna” (parrucchiere, impiegate di commercio e assistenti di farmacia) sono in genere le meno pagate: una parrucchiera al terzo anno, ad esempio, percepisce uno stipendio mensile di 550 fr.

Finito l’apprendistato si presentano nuove discriminazioni. Per certe professioni, le donne hanno meno possibilità di trovare lavoro rispetto ai loro colleghi maschi. Questo perché il datore di lavoro si lascia condizionare dal sesso del futuro impiegato. L’argomentazione di fondo è che la donna ha meno resistenza fisica rispetto all’uomo ed  è quindi meno adatta a svolgere un lavoro pesante. Se è vero che ci sono delle differenze biologiche tra donna e uomo, è anche vero che durante i primi decenni della Rivoluzione Industriale le donne svolgevano i turni di lavoro più pesanti nelle fabbriche, lavorando anche 14 ore in notturna. Inoltre, bisogna tener conto del doppio ruolo che svolge la donna nella nostra società. Molte donne devono conciliare il lavoro con la vita famigliare. Spesso sono quindi costrette a lavorare a tempo parziale, svolgendo i lavori più precari (il 75%  delle persone assunte a tempo parziale sono donne). Dunque la donna svolge un doppio lavoro, il primo non remunerato e il secondo sottopagato! A 40 anni dal suffragio universale e a oltre dieci anni dall’approvazione della legge sulla parità le discriminazioni verso le donne non sono di certo scomparse. Per porre fine a queste discriminazioni ribadiamo l’importanza della concreta applicazione della legge sulla parità e la costituzione di un ufficio cantonale in materia di parità tra uomo e donna con strutture e personale adeguato, in grado di vigilare e di monitorare la condizione femminile nel mercato del lavoro evitando ogni tipo di discriminazione. Inoltre, chiediamo il potenziamento dei posti disponibili negli asili nido e chiediamo al cantone che prenda a carico la gestione di questi servizi, sottraendola al settore privato.

C’è ancora molto lavoro da fare, per questo noi donne dobbiamo agire!

 

* Candidata MPS per il Gran Consiglio