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Tra i commenti successivi al risultato elettorale spiccano senza dubbio quelli giunti da parte padronale. La Regione del 13 aprile titolava significativamente “La Lega non spaventa l’economia” un articolo nel quale ci si intratteneva con alcuni esponenti delle associazioni padronali.

 

Luca Albertoni (liberale e presidente della Camera di Commercio) e Stefano Modenini (liberale e direttore dell’Associazione degli Industriali) esprimono la loro disponibilità a collaborare con il movimento di Bignasca. D’altronde, per quali ragioni la Lega dovrebbe  “spaventare” il padronato ticinese? Da sempre il programma leghista è un programma a favore del mercato e alcune prese di posizione in materia sociale, apparentemente problematiche per i difensori del mercato capitalista, servono unicamente ad accontentare il proprio elettorale, alimentando il mito di un movimento schierato con “il popolo”, con la “gente”. D’altronde, su questa linea, la Lega non è molto distante dall’UDC nazionale, apertamente filopadronale, ma capace di “sentire il vento” della contestazione popolare. Come non ricordare che la sconfitta della riforma della cassa pensione lo scorso mese di giugno fu vinta in modo clamoroso anche grazie alla opposizione, soprattutto in Svizzera tedesca, dell’UDC?

D’altronde Lega ed UDC sono, non caso, capitanate da due padroni come Blocher e Bignasca. La differenza di taglia e di cultura non cancella molti punti in comune. A cominciare dal fatto che entrambi hanno iniziato la propria fortuna grazie a chi è venuto prima di loro (Blocher ereditando la fortuna e l’azienda     del suocero, Bignasca  riprendendo l’attività paterna…), che entrambi non amano le regole nelle loro attività (le loro aziende vedono come il fumo la presenza sindacale e se possono aggirano qualsiasi norma legale o contrattuale), ecc. ecc.

Con queste premesse, ma non solo, era normale che il padronato non fosse spaventato dal decalogo di Bignasca…

 

Sgravi fiscali: avanti tutta!

 

Nelle interviste rilasciate dagli esponenti padronali ricorre lo stesso ragionamento: le sparate di Bignasca che più potrebbero metterci in difficoltà non riusciranno mai a concretizzarsi per mille ragioni (legali, politiche, ecc.):  a cominciare da quella di reintrodurre il contingentamento dei frontalieri e di diminuirne, manu militari, il numero a 35’000. Ma una parte  cospicua del programma di Bignasca, a cominciare da quello relativo agli sgravi fiscale (ma anche quella parte tesa a ridurre la spesa pubblica o, ancora, a diminuire quelle che vengono considerati degli “intralci burocratici”) ai padroni piace. D’altronde, detto en passant, quale altro partito aveva tra i candidati al Consiglio di Stato due padroni su cinque candidati se non la Lega?

Il programma economico della Lega è un programma apertamente liberale. Non meraviglia quindi che non solo il padronato lo trovi per buona parte accettabile, ma che i suoi ministri, seppur maggioritari, si fidino di Laura Sadis e le lasciano, tranquillamente, gestire le finanze del Cantone. In questo senso la “rinuncia” leghista non sorprende. E Laura Sadis ha ricambiato immediatamente la fiducia annunciando, quale primo atto politico della legislatura, la presentazione di un pacchetto di sgravi fiscali.

La Lega incassa e con essa il padronato che, alla fine, sarà il vero beneficiario di tutta l’operazione. E non sorprenderebbe che la Lega la sua iniziativa decidesse, alla fin fine, di ritirarla.