La stangata
È inutile negarlo, le elezioni cantonali del 10 aprile sono state una vera e propria stangata per quella che, per comodità, chiameremo la “sinistra”.
Migliaia di cittadini e cittadine hanno pensato bene di votare per altre forze politiche, in particolare per una forza che veicola idee care alla destra liberale (la Lega), o per forze che proprio nel ripudio della loro configurazione tradizionale quali forze “di sinistra” hanno costruito, almeno in parte, la propria identità. Ci riferiamo ovviamente ai Verdi.
Nelle altre pagine del giornale ritorniamo sui sucessi dell’uno e sulle sconfitte degli altri, non tralasciando, evidentemente, un giudizio critico sui risultati della lista MPS-PC.
Qui vorremmo invece riflettere sul futuro, esercizio al quale, speriamo, si dedichino anche quelle forze della sinistra, a cominciare dal PS, che, oggettivamente, sono costrette a denunciare un forte arretramento elettorale.
Le discussioni cominciano già a svilupparsi e toccano, almeno per il momento, una questione, ritenuta importante per spiegare il mancato successo, vedi l’insuccesso elettorale.
Si tratterebbe dello scarso, insufficiente, radicamento sociale. In altre parole una scarsa presenza nei movimenti sociali (quando ci sono), nelle poche lotte e mobilitazioni che si sviluppano, in particolare una scarsa presenza tra i giovani.
Tutto questo è sicuramente vero. Ma il peggiore errore che si potrebbe fare è quello di impostare un discussione nel seguente modo: che cosa si potrebbe fare in questo ambito per poter poi essere ripagati a livello elettorale?
Già, perché questo collegamento automatico non esiste. Quante volte ci siamo sentiti dire, proprio dalle forze maggiori della sinistra, che tutto quel lavoro che noi svolgiamo nei movimenti sociali, tra i giovani, nel tentare di costruire delle piccole mobilitazioni, non viene poi “ripagato” a livello elettorale, visti i nostri modesti risultati?
Proprio qui pensiamo stia il punto di fondo. Senza una ripresa dell’azione dei salariati, senza la costruzione di ampi movimenti sociali, che coinvolgano una parte cospicua della nostra società, non vi saranno svolte politiche fondamentali. Potranno certo esserci cambiamenti elettorali; ma sono cosa ben diversa i mutamenti sociali di fondo che cambiano il quadro politico sulla base di un cambiamento radicale dei rapporti di forza sociali.
Costruire questo mutamento sociale è un lavoro lungo, in parte anche indipendente dalla nostra azione e volontà, difficile ed assolutamente non redditizio in termini elettorali sul breve-medio termine. Ma, lo ripetiamo, è l’unica via per modificare sul serio i rapporti di forza.
Noi continueremo in questa direzione e cercheremo di utilizzare anche la nostra presenza istituzionale per dare voce, per far conoscere questa nostra azione e questa nostra prospettiva.
Non certo con l’obiettivo di tradurre questo lavoro in una maggiore presenza istituzionale la prossima volta; ma con l’obiettivo di mettere al servizio della nostra politica concreta anche, nella misura in cui può essere utile, la nostra presenza istituzionale.
È a questa prospettiva che dovrebbe lavorare chi, nel PS ad esempio, vuole seriamente voltar pagina partendo dalle lezioni di questa dura sconfitta.