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È un momento cruciale per il futuro delle Officine; in particolare per il progetto di centro di competenze e per il rapporto tra questa prospettiva e l’attuale politica delle FFS. Ancora una volta sarà decisiva la pressione popolare. Di tutto questo abbiamo parlato con Gianni Frizzo a pochi giorni dall’appuntamento del 9 aprile.

 

 

Sono passati tre anni da quel 9 aprile 2008 nel quale, dopo più 30 giorni di sciopero, siete rientrati al lavoro. Un rientro “vittorioso”: le FFS avevano ritirato il loro piano di smantellamento e si inaugurava la tavola rotonda sulla base di solide garanzie per alcuni. Eppure in questi anni la battaglia per “salvare” l’Officina non si è mai fermata e sembra anzi diventare una battaglia quotidiana…

 

Certo, è un lavoro che non abbiamo mai smesso di condurre perché abbiamo sempre creduto, non solo alla difesa, ma anche e soprattutto alle potenzialità di sviluppo delle Officine in Ticino. Prova ne sia che, proprio in quegli stessi mesi del 2008, abbiamo lanciato l’iniziativa popolare per la costituzione di un polo tecnologico nel settore dei trasporti. Un’iniziativa che abbiamo sostenuto in questi anni, attorno alla quale abbiamo cercato di catalizzare l’attenzione di tutte le forze politiche. L’iniziativa non è ancora stata affrontata in un voto popolare: ma ha già fatto passi avanti concreti. Pensiamo allo studio elaborato dalla SUPSI sul futuro delle Officine. Uno studio che ha confermato la nostra ipotesi. L’Officina FFS di Bellinzona può essere il punto centrale di un progetto più ampio (lo scenario del cosiddetto centro di competenze policentrico presentato nello studio SUPSI) attorno al quale il Ticino tutto può crescere. E sappiamo quanto oggi ci sia bisogno di proposte concrete, che creino sviluppo ed occupazione di qualità, di fronte ad una crisi economica sempre più profonda. I lavoratori delle Officine, con la loro lotta e con la loro iniziativa, non si sono dunque limitati a battersi per difendere i “loro” posti di lavoro; ma hanno anche saputo fare una proposta che creasse occupazione in tutto il Cantone…

 

A che punto siamo con questo progetto. Nelle ultime settimane sembra che esso si sia un po’, diciamo così, arenato…

 

Prima di tutto va detto che, nella variante del centro di competenze, almeno da un punto di vista formale, tutti lo condividono. Noi, come lavoratori delle Officine, abbiamo sostenuto questa variante della SUPSI dopo averla attentamente analizzata e discussa. Così hanno fatto il governo cantonale e le FFS.

Ora si tratta di passare ad una nuova fase e di concretizzare un progetto di fattibilità, cioè realizzare uno studio che mostri come concretamente si può dar corpo a questo progetto: quanti investimenti sono necessari, come finanziarli, ecc.

È questa nuova e decisiva fase che, almeno per il momento, ci preoccupa maggiormente perché, da qualche tempo, non vediamo la necessaria determinazione da parte di tutte le componenti che, almeno sulla carta, si sono dichiarate, fin da subito, favorevoli al progetto. Già da settimane un mandato di fattibilità, per questo progetto, avrebbe dovuto essere affidato alla SUPSI (cosa più che logica visto il grande lavoro svolto per il primo studio che ha permesso di accumulare grandi conoscenze). Ma tutto, da settimane, appare bloccato. Diciamo che siamo seriamente preoccupati. Non vorremmo che qualcuno ci avesse, in un modo o nell’altro, ripensato.

 

Avete pure detto, a più riprese ed anche pubblicamente, che vi preoccupa quello che sta succedendo all’interno delle Officine. Nel senso che la politica condotta dalle FFS va in un certo senso nella direzione opposta a quella che invece voi intravvedete nel progetto del centro di competenze…

 

Le cose sono in effetti abbastanza difficili. Diciamo che viviamo una palese contraddizione tra le grandi opportunità che il settore ci offre (è noto che vi è una grandissima domanda di manutenzione in tutta Europa) e le scarse capacità produttive interne che ci impediscono di cogliere e concretizzare appieno queste enormi possibilità occupazionali e di guadagno. Faccio un solo esempio. Oggi vi sarebbero le possibilità di assumere nuovi ordini, lavoro interessante e di grande prospettiva. Ma ci troviamo al massimo delle nostre capacità perché “bloccati” con commesse di clienti interni (ad esempio il lavoro per Cargo, tra l’altro offerto a prezzi talvolta inferiori ai costi che esso genera). Eppure la stessa Cargo vuole “sbarazzarsi” dell’Officina di Chiasso: che invece sarebbe ideale, per capacità e conoscenze, per integrarsi al fabbisogno e ai progetti delle Officine di Bellinzona permettendoci già ora d’assumere nuovo lavoro.

È una contraddizione che spesso ci fa pensare che per finire le FFS non siano proprio così convinte sostenitrici del progetto del centro di competenze: perlomeno sviluppano una politica concreta che, in prospettiva, contraddice questa ipotesi. Sono tutte cose che vogliamo e dobbiamo chiarire nelle prossime settimane.

 

Con che spirito inviti tutti a partecipare alla festa popolare del prossimo 9 aprile?

 

Proprio con la prospettiva a cui accennavo qui sopra. Noi vogliamo informare di quanto sta succedendo. Siamo in un passaggio delicatissimo per il futuro delle Officine e non solo. Non possiamo permetterci di veder vanificata una concreta possibilità di sviluppo occupazionale. Una prospettiva che va difesa e come sempre i lavoratori non mancheranno di fare la loro parte, mobilitandosi se sarà necessario, pur consapevoli delle difficoltà che dovranno superare; ma non mancherà di certo il sostegno dei cittadini e delle cittadine, degli amici e delle amiche delle Officine. Perché una cosa è ormai chiara a tutti: la lotta delle Officine è stata e sarà sempre una lotta di tutti e tutte coloro a cui sta a cuore lo sviluppo di un Ticino che garantisca opportunità di lavoro e giustizia sociale.