Nel dibattito sul problema del dumping salariale, da più parti, viene presentata come soluzione miracolo quella del potenziamento dei controlli.
Una vecchia rivendicazione
Avevamo già sollevato molte critiche su questo aspetto, segnalando l’insufficiente enorme del numero dei controllori, proprio in occasione della nostra prima campagna contro gli accordi bilaterali.
Il numero di ispettori previsti ed incaricati di effettuare i controlli delle condizioni di lavoro era minimo e sicuramente insufficiente per poter costituire un deterrente efficace contro i rischi (poi diventati realtà) di dumping salariale. Di conseguenza avevamo chiesto un numero di ispettori ben più importante. Affermando, allo stesso tempo, che anche questo potenziamento non era per nulla sufficiente e non risolveva per nulla i problemi fondamentali legati al dumping salariale.
L’oscuro oggetto del controllo
In Svizzera, su oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori attivi in posizione subordinata e con un’attività superiore al 50%, solo poco più di 500 mila sono sottoposti ad un contratto collettivo di lavoro che prevede un salario minimo e che è decretato di obbligatorietà generale (cioè vale per tutti i lavoratori del settore in questione). In altre parole, per circa il 70-80% dei lavoratori attivi in questo paese non esiste alcuna disposizione vincolante relativa a un salario minimo. Questo significa semplicemente che c’è ben poco da controllare !
È un po’ come se ogni dieci chilometri sull’autostrada ci fosse un radar per controllare la velocità…ma fossero stati aboliti i limiti di velocità. Radar (controlli) inutili in assenza di limiti di velocità (salari minimi da rispettare)…
Dei contratti collettivi con dei salari minimi dignitosi
Come abbiamo poco sopra evidenziato i lavoratori sottoposti a regole relative ai salari minimi sono di gran lunga una minoranza (attorno al 20-30%). Per tutti gli altri questo significa che non vi è nessun parametro di riferimento che abbia un valore normativo e che quindi possa essere oggetto di “controllo” e sanzione. Tra questi possiamo segnalare praticamente tutto il settore impiegatizio non pubblico, l’industria metallurgica, gran parte della vendita, solo per citarne alcuni. In tutti questi settori non vi è un salario minimo e la definizione del salario del lavoratore è lasciata alla contrattazione individuale; una situazione già difficile per il salariato in periodo normale, figuriamoci in periodo di crisi.
Quindi, prima di parlare di controlli, o assieme ai controlli e al loro potenziamento, bisognerebbe rendere obbligatori dei contratti collettivi e dei salari minimi dignitosi in tutti i settori professionali.
La necessità di un salario minimo legale
Ancora meglio sarebbe definire una soglia minima al di sotto della quale non si può andare. Abbiamo già fatto questa proposta, come MPS, con la nostra iniziativa per un salario minimo legale di fr. 4000.–. Questo avrebbe, dal punto di vista dell’efficacia un grandissimo pregio: oltre alla facilità di controllo per gli ispettori anche la possibilità di estendere indirettamente questo compito a tutti gli enti pubblici e assicurativi, che potrebbero così segnalare facilmente delle anomalie ai preposti al controllo del rispetto di questa norma.
Una questione di volontà politica
La conclusione è quindi chiara, tutti in questo periodo propongono delle soluzioni o francamente xenofobe o volontariamente inefficaci al problema del dumping salariale, per il semplice fatto che non vogliono affrontare di petto il problema, perché questo significherebbe una cosa sola : dover dire ai padroni che non possono più decidere loro, in tutta impunità, di versare ai lavoratori e lavoratrici che assumo dei salari che non permettono loro di vivere dignitosamente.
* Candidato al Gran Consiglio per la lista MPS-PC