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Come e perché le autorità dell’UE hanno deciso di sollecitare e poi organizzare l’intervento del FMI nei “loro affari” – quelli degli Stati membri in difficoltà? La risposta in tre punti: la crisi ha salvato dal fallimento il Fondo Monetario Internazionale; l’FMI permette all’UE di salvaguardare i trattati; ed infine, grazie al “più Stato” (indebitato sui mercati), rilanciano congiuntamente una nuova offensiva neo liberale sulle spalle dei lavoratori.

 

Questo scenario merita tutta la nostra attenzione. In particolare da quando Dominique Strauss-Kahn (DSK), dichiarando di essere un candidato “di sinistra” alla prossime presidenziale francesi, si vanta di avere in qualche modo socialdemocratizzato l’FMI…che, quando DSK  diventa direttore generale nel novembre 2007, era sull’orlo del fallimento. Fallimento morale, causato dal crescente discredito delle calamità politiche che condizionano i suoi crediti. Crollati da 103 a 16 miliardi di euro tra il 2003 e il 2008: molti paesi – tra cui il Brasile, l’Argentina ecc. – hanno approfittato dei prezzi favorevoli delle loro esportazioni per rimborsare anticipatamente i loro debiti; mentre altri preferiscono rivolgersi alla Cina o all’India. Di fatto, i paesi del Sud cercano di sfuggire alla sua influenza, tanto disastrosa quanto umiliante….

La crisi dei crediti immobiliari del 2007-2008 si presenta alla cassa (del FMI  di DSK). Dal 2008, a Davos, DSK propone di lasciar perdere i deficit pubblici – un atteggiamento controverso adottato oggi da tutti i governi “liberali”, e cioè da quando  il sistema è a  rischio. Ma sono gli appelli d’aiuto provenienti dall’Europa dell’ Est (Ucraina, Ungheria, nel 2008) che lo rimettono in sella. Dal momento che l’FMI  si occupa solo dei casi dei paesi non membri dell’UE, quest’ultima deve (perlomeno) cooperare quando vengono trattati casi di paesi membri.

I trattati distinguono due situazioni: su  pressione della Germania è stato proibito ogni tipo di trattato Unione-Stati per quanto concerne i deficit degli Stati membri della zona euro (articoli 123 e 125) – disposizione ancor più aggravata dal divieto per la BCE di sanarli. Ma resta  possibile un aiuto finanziario per gli Stati non membri della zona euro (e in caso di …catastrofi naturali). Le banche dell’Europa occidentale erano implicate per più dell’80, vedi 90%, nei capitali delle banche est-europee; bisogna  dunque affrontare i rischi che si manifestano all’Est ….ma senza rimettere in causa il tetto imposto dal budget europeo (1% del PIL dell’Unione).

Il Consiglio europeo del marzo 2009 aumenta  da 25 a 50 miliardi l’ammontare dell’aiuto finanziario permesso al di fuori della zona euro …(20 miliardi sono stati concessi alla sola Ungheria…). La “soluzione” dell’FMI è vincente: lo stesso mese, il G20 decide di triplicare le risorse dell’FMI che riceve 500 miliardi di dollari supplementari e ne esce rimpinguato…

 

“L’aiuto” visto dalla periferia Est dell’Unione….

 

Dopo una crescita forte dovuta all’indebitamento dei nuclei familiari, i nuovi Stati membri (NSM) dell’Europa del Est, alla fine del 2008 e del 2009, subiscono la peggiore recessione di tutta Europa. Molti di loro sono confrontati con una variante della crisi dei crediti ipotecari (accordati alle famiglie in modo massiccio ed a tassi inizialmente ridotti, e in valuta straniera)(1).

In Ungheria questa crisi si aggiunge all’aumento del deficit e del suo debito pubblico (72,9% del PIL) che si esprimono sia con scelte di fiscalità liberale, sia con maggiori resistenze sociali contro la privatizzazione, in particolare dei servizi per la salute.

I piani di aiuto che tra il 2008 e i 2009 associano l’FMI, l’UE e diverse  banche che concedono crediti all’Ungheria, alla Lettonia e poi alla Romania, comprendono compensazioni di cui DSK non può certo vantarsi…

Ungheria: privatizzazioni, diminuzione delle spese pubbliche di 2,5% del PIL, blocco dei salari e diminuzione del 30%  dei salari dei funzionari. Lettonia: abbassamento del 20% del salario minimo, del 10% delle pensioni, del 50% del salario degli insegnanti e di un terzo delle spese sanitarie.

Romania: impegno ad abbassare la massa salariale di un terzo entro cinque anni,  sopprimere 100’000 posti di funzionario,  diminuire le pensioni e le indennità…Tra il marzo 2009 e 2010, in Lettonia il tasso di disoccupazione passa dal 14,3 al 22,3% ed il PIL diminuisce più del 20% sui due anni…

 

….e nella periferia a Sud della zona euro

 

Il coinvolgimento massiccio delle banche (in particolare tedesche e francesi) nel debito greco e la dipendenza dai mercati obbligazionari (e dai titoli speculativi derivati dal debito) hanno spinto all’”azione” coloro che decidono in Europa. Pressati dall’urgenza, hanno cercato di far quadrare il cerchio: diminuire la pressione dei mercati con il contributo di altre risorse, cambiando e riducendo al minimo l’architettura dei trattati….

Come? Ampliando l’interpretazione del concetto di “catastrofe” per rendere legittimi gli aiuti bilaterali; considerando provvisori gli aiuti “non convenzionali” (della BCE o dell’UE). Ma poiché il provvisorio rafforza la speculazione (che è proibito proibire), ci si incammina verso un meccanismo perenne (a scadenza nel 2013) che tende a minimizzare la logica dell’aiuto europeo agli Stati in difficoltà, in due modi(2): con i contributi dell’ FMI… e con il rilancio radicale delle politiche di austerità, rafforzando le logiche neoliberali a scapito delle popolazioni.

 

 

* articolo apparso sul  settimanale Tout est à nous! dello scorso 7 aprile. La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di Solidarietà.

 

 

Note:

1. www.contretemps.eu/interventions/vers-tsunami-bancaire-social-estouest-europeen

2. Vi si aggiunge una terza proposta, prevista dalla Germania nei confronti del debito Irlandese, ma sulla quale i vertici europei non riescono a mettersi d’accordo: la ristrutturazione (per non dire l’ annullamento), almeno parziale, dei debiti. Ma gli speculatori che esigono tassi proibitivi in nome dei rischi di insolvenza non ne vogliono sapere.  Enumerare  i rischi li autorizza ad esigere tassi ancor meno sostenibili, contando sull’assenza di decisioni coercitive nei loro confronti da parte dell’UE….

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