La nuova, ennesima iniziativa popolare lanciata dal movimento di Bignasca a favore di sgravi fiscali, consegnata con il corredo di oltre 11’000 firme, sicuramente sarà al centro del dibattito politico in un futuro ravvicinato (su queste cose, chissà perché, i tempi istituzionali sono sempre veloci e rispettosi dei termini legalmente fissati…).
Ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, Bignasca e i dirigenti della Lega confermano per chi batte il loro cuore: per i detentori di redditi medio-alti e per il grande capitale. Le proposte contenute nell’iniziativa fiscale depositata lo mostrano in modo inequivocabile.
E se sulla entità degli sgravi proposti, come noto, vi è già battaglia delle cifre (il Dipartimento delle finanze sostiene che il totale degli sgravi proposti, per il Cantone, supera i 200 milioni e non i 115 come annuncia la Lega), la suddivisione (prendendo per buone le cifre della Lega) appare chiara.
A far la parte del leone sono le persone giuridiche che vedrebbero abolita l’imposta sul capitale e diminuire del 3% (uno ogni anno) l’aliquota sugli utili delle persone giuridiche (che passerebbe dal 9 al 6%). Il che significa (complessivamente e tenendo conto della modifica “graduale” della modifica dell’utile sulle persone giuridiche) circa 60 milioni nel primo anno: praticamente più della metà del totale cifrato dalla Lega.
Un’ulteriore considerazione va poi fatta: ad usufruire maggiormente di questi sgravi non saranno, come cercheranno di farci credere Bignasca e soci, i piccoli imprenditori, quelli con le “salopette”, quei “padroni che lavorano tutto il giorno fianco a fianco dei propri operai”; nulla di tutto questo, poiché queste aziende hanno, come noto, piccole capitalizzazioni. Saranno invece, ancora un volta, le grandi aziende del settore bancario e finanziario con sede in Ticino a risparmiare decine e decine di milioni dall’abolizione dell’imposta sul capitale. E sempre loro, quelle che comunque ottengono profitti milionari, saranno le maggiori beneficiarie della diminuzione dell’imposta sull’utile.
Ma Bignasca non vuole difendere solo le aziende dei padroni e dei grandi direttori di banca; vuole aiutarli anche come singoli contribuenti, come persone fisiche che pagano le imposte sui redditi personali che conseguono. Così dobbiamo anche ricordare che l’iniziativa leghista propone di “dedicare” ben 24 milioni di sgravi fiscali per gli “alti” redditi e 29 milioni per i redditi “medi” .
Ma, a questo punto, i leghisti ci farebbero notare che hanno pensato anche a chi ha redditi “bassi” proponendo ben 15 milioni di sgravi a loro favore, in particolare attraverso l’aumento del limite di reddito sotto il quale non si pagano imposte. Per i coniugati questo limite viene portato da 19’300 a 22’500 franchi e per le persone sole da 11’800 franchi imponibili a 14’000). In soldoni questo vuole dire un risparmio di circa 150 franchi l’anno, circa 13 franchi al mese, l’equivalente (per i fumatori) di un paio di pacchetti di sigarette (in un mese) o, per i bevitori, l’equivalente di cinque o sei caffè al mese (dipende dove lo bevono…).
Non male per chi vuole stare dalla parte della “gente”. Parecchie decine di migliaia di persone che, sicuramente, saranno riconoscenti a Bignasca per queste briciole che, generosamente, concede loro con un mano, mentre, con l’altra, serve portate abbondanti di sgravi fiscali a tutti i suoi amici, padroni e banchieri in testa.