È impressionante notare come i difensori dell’ordine costituito (qualsiasi sia il tema sul quale si discuta: economico, sociale, ambientale, ecc.) difendano sempre la stessa logica ed abbiamo sempre lo stesso modo per affrontare i temi e cercare di ottenere il consenso dei cittadini e delle cittadine.
La logica nella quale si muovono di fronte ad una proposta di riforma radicale è sempre quella del catastrofismo. Se la proposta venisse accettata saremmo confrontati ad un vero e proprio disastro, di carattere sociale, economico ed ambientale.
Il dibattito attorno all’iniziativa per un’AET senza carbone sta vivendo proprio attorno a questa contrapposizione illustrata dai sostenitori del carbone e del controprogetto: se l’iniziativa passasse sarebbe un disastro da tutti i punti di vista.
Un déjà vu per il Ticino e, in particolare in materia di elettricità. Chi non ricorda, ad esempio, le prospettive catastrofistiche che ci erano state illustrate quando avevamo, e ben due riprese, promosso il referendum contro la privatizzazione dell’azienda elettrica di Bellinzona?
La prospettiva che allora ci era stata illustrata era terribile: perdita dell’azienda e del suo valore, aumento massiccio delle tariffe per i cittadini, aumento della fiscalità generale.
I due referendum vennero vinti in scioltezza malgrado questa propaganda e l’azienda elettrica di Bellinzona continua ad essere un vero e proprio fiore all’occhiello per la città, ha continuato, negli anni successivi ai referendum, a versare alla città importanti utili, i cittadini e le cittadine di Bellinzona (e dei comuni convenzionati con l’azienda di Bellinzona) usufruiscono di tariffe tra le più basse della Svizzera.
Quanto sta capitando col carbone, come detto, è un déjà vu.
Ci si dice che se non dovessimo poter contare sulla produzione futura proveniente da Lünen il Ticino praticamente rischierebbe il black-out, quasi fossimo incapaci di procurarci energia in altro modo e altrove.
Ma certo, si aggiunge, è possibile recuperare altra energia elettrica: ma a prezzi talmente alti che avremo conseguenze per tutti i cittadini dal punto di vista delle tariffe elettriche.
Naturalmente chi racconta queste fregnacce è sicuro che le cose andranno, nei prossimi due decenni, esattamente nel modo contrario a quanto sono andate nei due decenni scorsi. Chi l’ha detto che i prezzi dei vettori energetici andranno, per forza, verso l’alto? Il prezzo del petrolio, ad esempio, ha subito aumenti e diminuzioni cospicui cicliche. Nessuno, anche perché impossibili da prevedere, può con onestà affermare che tra cinque o dieci anni i prezzi dell’energia saranno più alti o più bassi. Una propaganda che afferma l’ineluttabilità di questa dinamica è pura menzogna.
Qui sotto pubblichiamo un testo che illustra come debba essere fatto qualsiasi calcolo sui costi generati dalle varie fonti energetiche: a cominciare dai costi umani e sociali dei quali, anche in questa campagna, i sostenitori del carbone si dimenticano con grande tranquillità.