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La convergenza del movimento dei salariati e del movimento delle piazze

Pubblichiamo un articolo di Panos Petrou, attivista di piazza Syntagma (piazza della Costituzione) ad Atene e membro della Sinistra operaia internazionalista (DEA).

Nella notte tra Martedì 21 e Mercoledì 22 giugno il governo Papandreou ha ottenuto la fiducia in Parlamento. Tutti i membri del PASOK (il movimento socialista panellenico) hanno sostenuto il governo. Così, la strada è spianata per l’adozione di un nuovo piano di austerità. Il governo greco dovrà adottare, entro Martedì 28 giugno, una serie di misure  cosiddette di risparmio per 28 miliardi di euro. La normativa di attuazione (tagli sociali, aumento di imposte, privatizzazioni) dovrebbero essere adottate prima del 3 luglio, in concomitanza con la riunione straordinaria dell’Eurogruppo. Lo scontro sociale e politico in Grecia è tutt’altro che finito. Per usare le parole di uno scrittore uruguayano, Eduardo Galeano, la battaglia degli indignati contro gli indegni potrebbe permettere la nascita in Grecia di un blocco sociale  in grado – anche sotto forma di una “assemblea popolare” che unisca le diverse varie assemblee delle città – per dare vita ad un potere “contro-egemonico”. (Red)

 

 

Lo scorso 25 maggio, decine di migliaia di persone hanno risposto a un appello, lanciato sui social network, che invitata a riunirsi in Piazza della Costituzione (Syntagma Square), una delle piazze  centrali di Atene, di fronte al Parlamento. È stato un evento abbastanza spontane, ispirato dal movimento spagnolo degli “indignati” che ha occupato la pizza di  Puerta del Sol a Madrid.

 

Sono passate diverse settimane e Piazza Syntagma è tuttora occupato da migliaia di persone; “accampamenti” simili si manifestano in molte altre piazze di città e villaggi in tutta la Grecia. Un nuovo movimento di protesta – noto come il “Aganaktismenoi” (gli “indignati” in greco) o “movimento delle piazze” – è emerso ed è ora una forza sociale che destabilizza ulteriormente  il sistema politico greco già scosso.

I giorni precedenti il 25 maggio, e subito dopo, i mass media hanno cercato di lusingare le persone scese in piazza al fine di canalizzare  la loro azione. La stampa ha evidenziato la debolezza del movimento e lo ha presentato come un “regalo”. I commentatori politici, gli stessi che in passato avevano attaccato ogni forma di protesta sociale, fossero essi scioperi, occupazioni o qualsiasi altra cosa hanno glorificato questo “movimento non politico di tutti i Greci opposti a tutti i partiti”.

 

Hanno  messo in evidenza i tratti di un movimento con l’obiettivo di presentarlo tale a come avrebbero voluto che fosse o diventasse, cioè l’espressione “silenziosa” di un’indignazione contro “i politici, un movimento che non rappresentasse alcun pericolo per la classe dei capitalisti.

 

Per loro sfortuna il processo in atto è ben diverso dall’approdo che avevano immaginato. Mentre non vi è una rabbia diffusa contro i “politici” in Grecia, le radici profonde della rabbia popolare si trovano nell’azione contro i salariali sviluppata dal governo. Questa situazione è il risultato di durissime misure di austerità e del programma antisociale contemplato dal famigerato “memorandum” firmato dal governo e dalla cosiddetta “troika” (l’Unione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale). Un programma di interventi che ha effetti devastanti sulla vita concreta dei salariati, dei giovani, dei poveri, dei pensionati e dei  disoccupati.

 

Sono queste le persone che occupano le piazze, la cosiddetta gente comune che  forma la società greca. E lungi, questo movimento, dall’essere “non politico”: queste persone stanno scoprendo le dimensioni della politica della piazza.

 

Fin dai primi giorni del movimento, uno dei  degli aspetti più impegnativi nell’ambito della occupazione delle piazze è stata l’apparizione di un bisogno febbrile di discussioni politiche da parte di questa “gente comune”. Persone che, incontratesi per la prima volta nella loro vita hanno sentito il bisogno di discutere del sistema politico, della crisi del debito, di come affrontare, e  di capire, tra le altre cose, come funziona l’economia in una società capitalista.

 

Si tratta in sostanza di un movimento giovane. Un movimento che l’OCSE ha definito “generazione X”: laureati disoccupati, lavoratori precari, persone non organizzate a livello sindacale poiché la burocrazia sindacale non fa proprio nulla per organizzarli.

 

Ma non è solo un movimento giovane. Le piazze delle città della Grecia sono diventate  il simbolo della resistenza per centinaia di migliaia di lavoratori, pensionati e per ampi settori della società. Secondo un sondaggio, più di 2,5 milioni di persone in Grecia – un paese di 10 milioni di persone – hanno partecipato a questi eventi nelle ultime settimane. Lo stesso sondaggio offre un ulteriore dato  sorprendente: l’ 87% degli intervistati  dichiara di sostenere queste manifestazioni, l’81% ritiene che continueranno  e il 52% crede che  “portare a qualcosa.”

 

Piazza Syntagma e un certo risveglio

 

Piazza Syntagma  è l’espressione concreta di come, sull’onda del movimento in atto, le persone evolvano, cioè come un’azione di massa possa cambiare le menti e le idee delle persone coinvolte.

 

La maggior parte delle persone coinvolte in queste azioni di massa vi prende parte  per la prima volta nella propria vita. Ci sono persone che hanno votato per i due partiti dominanti ( il Pasok – partito socialista formalmente costituito alla fine del 1974 – e il partito Nuova Democrazia): ora affermano di volersi svegliare!. C’è anche una intera generazione di giovani che non hanno legami organici con l’attività politica, con le idee di sinistra o con le lotte sociali, ma che ora si trova nelle piazze.

 

Nel corso dei primi giorni era possibile cogliere queste contraddizioni sul terreno. Si sono moltiplicati gli  slogan come “Ladri, ladri”, indirizzati  ai membri del Parlamento e le principali forme di espressione si sono limitate a  gesti “insulto”verso l’edificio del Parlamento (uova lancio, yogurt, ecc .). Più movimento si è sviluppato, più sono apparsi slogan dal contenuto politico, con uno sovrastante tutti gli altri “Eh eh, oh oh, prendere il memorandum e andatevene!”.

 

Inoltre, l’occupazione  di piazza della Costituzione ha assunto una vita propria, organizzandosi. Ogni sera c’è una “assemblea popolare” durante il quale migliaia di persone si riuniscono, discutono e votano le rivendicazioni.  Inoltre si discutono i prossimi passi del movimento. Si tratta di una forma di democrazia di gran lunga superiore a quella esercitata sui  banchi del Parlamento.

 

Oltre alla principale “assemblea popolare” ci sono tutta una serie di gruppi di lavoro focalizzati su temi specifici: una commissione sulle questioni politiche, una per l’economia, una per la situazione dei lavoratori e dei disoccupati…

 

Una delle iniziative di maggior successo è stata quella denominata “Giornata della discussione popolare sul debito”. Economisti che si erano espressi contro il memorandum sono stati invitati a discutere delle possibili alternative e più di 4’000 persone hanno partecipato alla discussione. Gli argomenti trattati spaziavano dal futuro della zona euro, alla possibilità di default [mancato pagamento, in varie forme, di debito], al ruolo delle banche, e così via. Piazza Syntagma è stata trasformata in un centro di resistenza. La maggior parte delle  manifestazioni sindacali finisce in questa piazza. Il 9 giugno, i lavoratori dell’azienda di prodotti lattiero-caseari Dodoni, che organizza la maggior parte delle cooperative nel nord-ovest della Grecia, sono arrivati in piazza per protestare contro la proposta di vendita dell’azienda da parte della Banca agricola della Grecia(banca pubblica). I lavoratori hanno distribuito tonnellate di latte ai  manifestanti. Il 4 giugno, una manifestazione del movimento LGBT (lesbiche, gay, bi e trans), in occasione del Pride Atene, ha sfidato le minacce della polizia e dei teppisti di estrema destra che volevano impedirgli di raggiungere  Piazza Syntagma. Sono riusciti tuttavia a raggiungere la piazza dove sono stati accolti.

 

Le manifestazioni della domenica sulla pizza danno  la possibilità di tanti sostenitori del movimento di partecipare attivamente alla protesta. Da questo punto di vista, queste domeniche sono simili ai “Venerdì di collera” [giorno festivo] nel mondo arabo.

 

Decine di migliaia di persone ogni domenica, paralizzano il centro di Atene. Il 5 giugno, più di 200’000 persone hanno partecipato alla più grande manifestazione dalla caduta della dittatura nel 1974. Era quasi impossibile trovare posto in piazza.

 

Uno dei momenti più vivaci si è avuto quando un gruppo di egiziani che vive in Grecia è apparso con bandiere e con un grande striscione che diceva: “Dalla piazza Tahrir a Piazza Syntagma”. Un’apparizione che ha elettrizzato l’atmosfera.

 

Bandiere egiziane, tunisine, spagnole  vengono distribuite in occasione delle manifestazioni, quale concreta espressione di internazionalismo. Allo stesso modo, vediamo le bandiere argentine e la gente battere su pentole e padelle, come è avvenuto al momento dell’Argentinazo del 2001, un riferimento molto popolare tra i manifestanti. C’è uno slogan ispirato dalla rivolta in Argentina, che aveva costretto il presidente Fernandez de la Rua ad abbandonare il palazzo presidenziale in elicottero, “In una notte magica, come in Argentina, vedremo chi sarà il primo a salire sull’elicottero…”

 

Il dibattito politico sulla politica

 

Nel movimento delle diverse piazza si sviluppa un dibattito politico permanente. Diversi manifestanti  mostrano ostilità verso sinistra con affermazioni del tipo: “Tutti i politici sono uguali” compresi i sindacati. In realtà si tratta di una critica di sinistra che investe il “realismo” dei maggiori partiti della sinistra tradizionale e la priorità data alla politica parlamentare ed elettorale;  questo porta logicamente la gente a considerarli  come una parte del sistema. Vi è anche una rabbia diffusa contro i tradimenti della burocrazia sindacale.

 

Elementi della destra e dell’estrema destra, che si presentano camuffati da “patrioti apolitici” cercano di coltivare queste idee nella loro dimensione antipolitica. Essi cercano di dare a questi eventi un orientamento conservatore con l’obiettivo di  escludere la sinistra ed il movimento operaio organizzato dalle piazze.

 

E perciò molto importante  che la sinistra radicale sia presente a tutte le manifestazioni per spiegare la differenza tra gli apparati sindacali è il sindacato in quanto tale ed i suoi membri. In questo dibattito possiamo dimostrare che la sinistra radicale non è in alcun modo una parte del sistema, ma una forza che si batte contro di esso. Inoltre, dobbiamo sottolineare che i veri nemici non sono i “politici corrotti”, ma quelli che stanno dietro di loro, i banchieri, gli industriali e tutta la classe dirigente capitalista.

 

Questo tipo di impegno della sinistra radicale, fin dall’inizio, è stato di grande aiuto. Le decisioni e le prese di posizione dell’Assemblea popolare di piazza Syntagma si sono chiaramente sviluppate a sinistra, con gli appello allo sciopero, con le dichiarazioni che invitavano  tutti i lavoratori in sciopero a raggiungere la piazza poiché “sono i benvenuti sulla piazza” e altre esigenze tradizionali sviluppati dalla sinistra. Lo slogan della sinistra radicale – “Non dobbiamo nulla, non vendiamo nulla,  non pagheremo nulla” – è diventato oggi unanimemente il grido di battaglia più polare sulle piazze contro il debito e le politiche di austerità.

 

Il movimento ha raggiunto il suo picco il 15 giugno, quando allo sciopero generale di 24 ore si sono aggiunte le mobilitazioni nelle piazze. Ad Atene, migliaia e migliaia di lavoratori in sciopero hanno raggiunto migliaia di indignati che circondavano gli edifici del Parlamento.

 

Si poteva sentire la paura del governo fin dal primo mattino. Recinzioni sono state erette per proteggere la sede del Parlamento. Migliaia di poliziotti sono stati mobilitati per consentire ai membri di accedervi, anche se una parte significativa ha deciso di starsene a casa quel giorno.

Più tardi nel corso della giornata, la polizia antisommossa ha attaccato la manifestazione. Tonnellate di gas lacrimogeni sono stati diffusi nelle strade intorno a Piazza Syntagma, mentre la polizia ha ripetutamente cercato di disperdere i manifestanti. Ha anche tentato di lanciare un attacco diretto contro l’accampamento situato sulla piazza. Ma con una impressionante  reazione di sfida, la gente ha mantenuto la posizione, indossando caschi, formando catene e mettendosi a danzare al centro del terreno di  “battaglia” per dimostrare di non aver paura.

 

Durante tutta la giornata, la gente un po’ si ritirava, per poi, subito dopo, ritornare sulla piazza. Il sentimento dominante era chiaro: “Non devono passare”, “Non vogliamo perdere la piazza”. Pensionati, casalinghe, lavoratori, giovani, tutti  si sono opposti alla brutalità della polizia – molti dei quali per la prima volta nella loro vita – e sono rimasti fino in fondo per mantenere l’occupazione della piazza.

 

La solidarietà dei lavoratori degli  alberghi e delle mense situati nelle vicinanze di Piazza Syntagma è stata fantastica. Hanno aperto le porte, offerto protezione ai manifestanti, offerto loro acqua. I lavoratori della stazione della metropolitana di Piazza Syntagma, di propria iniziativa, hanno mantenuto la stazione aperta, offrendo così un rifugio per proteggere i manifestanti, permettendo l’afflusso di persone per andare  tornare dalla manifestazione, oltre ad allestire un ambulatorio di emergenza per  prendersi cura dei dimostranti feriti.

 

Alla fine della giornata, quando scontri attorno alla piazza hanno preso fine, la gente era riuscita a mantenere la posizione. E quella sera, migliaia di persone sono  ritornate a piazza Syntagma per partecipare all’assemblea popolare, la più grande dall’inizio del movimento. Il tentativo di spaventare la gente era fallito.

 

Il “voto di fiducia” e “l’azione di non-fiducia” per il 27 e 28 giugno

 

Lo stesso giorno  il governo era vicina al collasso. Il primo ministro George Papandreou aveva persino preso in considerazione le dimissioni per formare un nuovo governo, sia sotto forma di una coalizione con il principale partito di opposizione di destra (Nuova Democrazia), o con la creazione di un governo di “tecnocrati”, i rappresentanti diretta della classe capitalista.

 

Il fallimento di questi negoziati ha portato alla riorganizzazione del Governo, con il tentativo di Papandreou di  controllare meglio l’opposizione all’interno del suo stesso partito. Per fare questo, e per evitare che gli avversari votassero contro il nuovo pacchetto di austerità e di privatizzazioni, Papandreou ha chiesto un voto di fiducia per il 21 giugno.

 

Lo stesso giorno, il movimento delle  piazze ha organizzato tenuto un “voto di non fiducia in piazza”, con eventi importanti in ogni città. Questo è accaduto dopo la massiccia mobilitazione di domenica 19 Giugno che ha dimostrato come né la brutalità della polizia, né le macchinazioni del governo, possono impedire alle persone di protestare.

 

La battaglia è ben lungi dall’essere conclusa e, dato importante, sembra delinearsi una congiunzione tra il movimento operaio organizzato e il movimento degli indignati. Nella misura in cui il governo cerca di privatizzare le imprese pubbliche, i sindacati, fortemente rappresentate in questo settore (Confederazione ADEDY), cominciano a essere sul piede di guerra, sotto la pressione dal basso. Il 20 giugno ha iniziato uno sciopero a rotazione presso la compagnia elettrica nazionale, che è sulla lista di privatizzazione.

 

Le due principali confederazioni sindacali – ADEDY per il settore pubblico e GSEE per il  settore privato GSEE – sono state costrette ad accentuare il movimento di sciopero. Dopo anni di scioperi rituali di 24 ore, le due federazioni sindacali hanno proclamato 48 ore di sciopero per lunedì e martedì 27 e 28 giugno, quando nuovi tagli dovrebbero essere votati in Parlamento. Si tratta della prima azione unitaria di questi sindacati negli ultimi trenta anni.

 

La congiunzione tra l’entusiasmo e l’attivismo del movimento delle piazze  e la forza del movimento di classe dei salariati è la migliore prospettiva per fare passi avanti. Il movimento delle piazze  deve svolgere un ruolo di accentuazione degli  scioperi attivi e i luoghi di lavoro devono diventare luoghi di azione diretta, allo stesso modo in cui si sviluppa il movimento delle piazze.

 

Nei prossimi giorni, questa prospettiva sarà un compito cruciale per la sinistra radicale, per le persone attive che occupano le piazze e per il sindacalismo di base. I membri della DEA (la Sinistra operaia internazionalista), che fin dall’inizio ha partecipato al movimento delle  piazze [e che da tempo sono attivi nel movimento  sindacale  e nel movimento di difesa e di organizzazione dei migranti], lanciano nel dibattito il tema seguente attraverso lo slogan: “Portate tutti i sindacati nelle piazze, portare tutte le piazza sui luoghi di lavoro.”

 

* la traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di Solidarietà (www.mps-solidarieta.ch) sulla base della versione francese curata dalla redazione delle rivista alencontre  (www.alencontre.org).