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All’apparenza tutto bene: ma è chiaro, anche ad un osservatore esterno, che la partita delle Officine è ancora tutta da giocare. Le conclusioni della tavola rotonda (che si concluderà a fine anno con l’ultima riunione) sembrano incoraggiare un certo ottimismo, laddove appare, da parte delle FFS, la volontà di continuare l’attività di dialogo sulla base di una struttura di consultazione. 

 

 

Obiettivi raggiunti?

 

La interpretazione che le FFS danno degli obiettivi fissati dalla tavola rotonda sono chiari: “Tutte la parti al tavolo si sono poste gli obiettivi di dare un nuovo indirizzo allo Stabilimento industriale di Bellinzona, di integrare l’ex officina FFS Cargo nella Divisione Viaggiatori, di conseguire risparmi dell’ordine di 10 milioni di franchi all’anno e di migliorare la propria efficienza. La Tavola Rotonda ha raggiunto ampiamente questi obiettivi.”(comunicato FFS, 27 maggio 2011).

In realtà di questi obiettivi enunciati sono quelli relativi ai risparmi sono stati raggiunti (e forse anche superati). Non si può certo affermare che la “efficienza” sia stata migliorata, e non ci riferiamo a quella dei lavoratori, ma a quella delle scelte aziendali, né tantomeno è possibile affermare che sia stato conseguito l’obiettivo di “dare un nuovo indirizzo allo Stabilimento industriale di Bellinzona”.

Soprattutto questo ultimo obiettivo, che era – vale la pena ricordarlo – uno degli obiettivi centrali attorno ai quali è stata creata la tavola rotonda, è tutt’altro che conseguito. Le vicende, recenti, legate al concorso per uno studio di fattibilità del progetto di centro di competenze nel settore dei trasporti, mostrano come le FFS siano tutt’altro che acquisite ad un progetto che rimettesse in discussione la loro strategia aziendale ed il ruolo che le Officine di Bellinzona sono chiamate a svolgere all’interno di questa strategia; un ruolo, a nostro avviso, incompatibile con la strategia delle FFS ed in particolare della divisione viaggiatori.

 

Collaborare, in che quadro?

 

Il tema fondamentale del prossimo periodo sarà proprio quello del cambiamento del quadro all’interno del quale continuerà la “collaborazione” tra le FFS e i lavoratori delle Officine.

Un quadro, quello attuale, che esce dall’ambito normale e tradizionale, fissato dalle regole contrattuali e fortemente tributario della struttura di pace del lavoro, oltre che di una struttura (quella che ha al centro le commissioni aziendali) fortemente gerarchizzato, tendenzialmente integratore e privato di un reale ruolo di rappresentanza delle esigenze dei lavoratori. Le commissioni del personale, previste dal contratto collettivo di lavoro, sono diventati veri e propri strumenti di gestione del personale, di canalizzazione delle esigenze dei lavoratori verso…vicoli ciechi, strutture totalmente integrate nel buon funzionamento dell’azienda.

La commissione del personale allargata (è questo il nome assunto dal comitato di sciopero dopo la fine della lotta) ha rappresentato finora qualcosa di ben diverso. E si è posto in una prospettiva di totale indipendenza nei confronti della direzione aziendale e di quella delle FFS, preoccupata prima di tutto (e fondamentalmente) di rappresentare al meglio le esigenze dei lavoratori.

E siccome tra queste esigenze vi è, evidentemente, anche la difesa del posto di lavoro, non poteva non impegnarsi, come ha fatto con coerenza, costanza e determinazione, nella prospettiva di garantire un futuro solido alla Officina di Bellinzona.

Ma il destino di questa rappresentanza entra ora  in una fase nuova e diversa, estremamente delicata. Cosa può significare, infatti, questa nuova “piattaforma di collaborazione” che dovrebbe seguire la tavola rotonda?

È evidente che l’obiettivo delle FFS è quello di ritornare ad una normale “dialettica” tra lavoratori e azienda, prevista dalle strutture contrattuali e dai numerosi accordi conclusi dalle FFS con le direzioni sindacali.

Ma rientrare in questa logica non solo vorrebbe dire rinunciare ad una parte di quella forza accumulata dall’attuale commissione del personale grazie alla lotta di tre anni fa; ma significa di fatto rinunciare ad esercitare una reale pressione sulle FFS a sostegno delle rivendicazioni dei salariati. Vorrebbe dire rinunciare ad una vera rappresentanza dei lavoratori.

Di tutto questo, e non è, come si vede, un aspetto marginale, si dovrà discutere nel prossimo periodo.

E trovare strategie e forme di mobilitazione che facciano fare passi indietro alle FFS e ai suoi alleati.

Un compito non certo facile.