Il prossimo 14 giugno cadrà il 20° anniversario dello sciopero delle donne del 1991. Per l’occasione sono previste attività, azioni e manifestazioni un po’ dappertutto in Svizzera. In Ticino il punto di ritrovo è fissato a partire dalle ore 14 a Lugano in Piazza Dante. Per mettere a fuoco il significato di questa giornata e ricordare la ricorrenza riprendiamo questa intervista con Carola Togni, militante del sindacato SSP e ricercatrice. (Red)
Che senso ha per te la giornata di mobilitazione del prossimo 14 giugno?
È l’occasione per dire “basta”, e per dimostrare che non ne possiamo più dei discorsi sull’uguaglianza, mentre la situazione nella vita reale non migliora. Significa reagire contro gli attacchi ai diritti fondamentali delle donne, come il diritto di disporre liberamente del proprio corpo, di scegliere altre vie che non quelle tradizionali che vogliono imporci. Significa poi rivendicare migliori condizioni di lavoro e di salario, ma anche lavorare meno e condividere di più! Ed infine è anche l’occasione per dire che vogliamo più “potere”: poter decidere della nostra vita, poter influenzare l’evoluzione della nostra società, poter costruire un altro tipo di relazioni familiari ed di rapporti di lavoro, poter scegliere…..
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Lo sciopero delle donne del 1991 ha cambiato qualcosa?
Le mobilitazioni sono sempre momenti molto importanti, perché mettono le donne in contatto tra di loro, permettono di uscire dalla lotta individuale per sviluppare azioni collettive e rivendicazioni comuni. I collettivi e i contatti che sono nati nel 1991 hanno permesso alle donne di portare avanti le loro rivendicazioni.
La legge sull’uguaglianza è entrata in vigore cinque anni dopo il 1991; poi vi è stata la depenalizzazione dell’aborto e l’introduzione di un congedo maternità federale, anche se è ancora molto scarso. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza un lungo lavoro di mobilitazione delle donne, di cui lo sciopero del 1991 è stato un episodio importante. La nostra mobilitazione si è rivelata decisiva anche nel 2004 quando ci siamo opposte all’aumento dell’età di pensionamento; una lotta che è di nuovo attuale….
Le donne sono sempre più inserite nel mondo del lavoro. Lo schema tradizionale uomo in casa/donna al focolare si è trasformato. Ma le disuguaglianze ci sono sempre ancora….
È uno “schema” che per la maggioranza delle donne che ha sempre lavorato, non si è mai tramutato in realtà. Ciò che è relativamente una novità, è che le donne riprendono più rapidamente il lavoro dopo la nascita dei figli. Di fatto, si tratta di un nuovo condizionamento fondato sulla necessità di essere più efficienti in tutti i campi: essere una buona madre, riuscire nella carriera professionale, continuare una formazione ed impegnarsi per la comunità….
Ci viene decantato il tempo parziale come soluzione miracolosa, che permetterebbe di “conciliare” il tutto. Ma occorrerebbe piuttosto parlare di “gioco quotidiano di abilità”, reso ancora più difficile dalla mancanza di strutture di sostegno per i bambini e le persone non autonome, dall’assenza di congedi per aiutare i famigliari malati; tempi di lavoro tra i più lunghi in Europa, ecc. Per molte donne il tempo è il problema centrale. Ci occorre più tempo: per stare con i nostri famigliari, per lavorare in buone condizioni, ma anche per noi!
Chi approfitta di queste disparità?
Il sistema sociale ed economico non potrebbe funzionare senza il lavoro gratuito delle donne. Prendere realmente in considerazione questo lavoro implicherebbe un cambiamento radicale della società. I datori di lavoro approfittano delle disparità salariali poiché possono beneficiare di una mano d’opera a buon mercato ed hanno a disposizione salariate sempre più formate e competenti. Anche il tempo parziale, e tutte le altre forme di flessibilità, favoriscono il padronato. Anche gli uomini traggono benefici dal lavoro delle donne nella sfera domestica. Penso che una società più paritaria converrebbe anche a loro.
Di fronte alla disoccupazione uomini e donne sono diseguali?
Sì, le donne sono più toccate dalla mancanza di lavoro e dalla sottoccupazione. Lo dimostra il fatto che il tempo parziale è imposto più sovente alle donne! Permette di imporre una maggiore flessibilità, di esigere più lavoro e giustifica una progressione più lenta della carriera (e del salario). Se le donne sono più presenti tra i senza lavoro, beneficiano meno degli uomini dei contributi di disoccupazione Una disoccupata viene spesso sospettata di non essere sufficientemente disponibile per lavorare, soprattutto se ha bambini in tenera età. È infatti alle madri, e non ai padri, che il personale degli Uffici regionali di collocamento domanda di dimostrate di aver trovato una soluzioni per la cura dei loro bambini. L’ultima revisione di questa assicurazione aumenterà le discriminazioni.
Ultimamente, sono state lanciate iniziative contro alcune conquiste della lotta femminista. Come quella dell’UDC che chiede che l’assicurazione di base non rimborsi più l’aborto…
Sì, bisogna fare attenzione a parlare di “conquiste”, perché questi diritti sono stati conquistati, ma non per sempre. Bisogna difenderli. Bisogna soprattutto porre grande attenzione alle nuove forme di discriminazione nei confronti delle donne. Un fenomeno inquietante è il recupero da parte della destra di un argomento pseudo-paritario per discriminare gli immigrati e le donne che vivono in altri paesi. Con il pretesto di preoccuparsi della loro sorte, portano avanti una politica razzista che peggiora la situazione di queste donne e delle loro famiglie.
Cosa vuoi dire alle donne per motivarle a mobilitarsi il 14 giugno?
Che il 14 giugno sarà una bella occasione, per alcune di continuare e per altre di cominciare a mobilitarsi! Perché se le donne incrociano le braccia, tutto il mondo si ferma!