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Il discorso programmatico che il professor Monti ha tenuto in Parlamento non lascia molti dubbi riguardo al suo punto di vista, che possiamo con tranquillità definire punto di vista di classe – la sua e quella del capitale e della finanza che si ripromette di tutelare.

 

È giustamente stato scritto su queste pagine che bisogna considerare il governo Monti-Napolitano come governo politico, prodotto della scelta della maggioranza dei partiti istituzionali di provare a uscire dalla loro crisi e rispondere alle esigenze del capitale europeo attraverso un “temporaneo” affidamento delle responsabilità di governo a “tecnici” che siano abbastanza autorevoli da applicare i provvedimenti richiesti dalla Bce e dai governi europei.

 

L’intervento di Monti ha delineato un coerente programma politico-economico – non ha praticamente toccato altre questioni, a parte un vergognoso omaggio ai militari italiani in guerra e al loro rappresentante promosso ministro della difesa sul campo, l’ammiraglio Di Paola – con l’obiettivo di sostenere le imprese italiane in Europa attraverso il rigore di bilancio, politiche di contenimento della spesa pubblica, il rilancio delle infrastrutture, una politica fiscale più leggera per le imprese stesse e la riforma del mercato del lavoro. Un programma liberista – nel senso di salvaguardia del primato del privato sul pubblico – condito dall’abituale sostegno pubblico del mercato e delle imprese.

 

Un programma che possa guadagnare il favore dei mercati internazionali e che sia considerato credibile dagli investitori esteri, affinché il debito possa essere gradualmente ripagato senza rotture: “Gli investitori internazionali detengono quasi metà del nostro debito pubblico. Dobbiamo convincerli che abbiamo imboccato la strada di una riduzione graduale ma durevole del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo”.

 
Le parole d’ordine di Monti sono allora rigore di bilancio, crescita ed equità: il rigore di bilancio come forma di compressione e controllo della spesa pubblica; la “crescita” come fattore di rilancio della credibilità internazionale e di sostegno dei profitti; l’equità come specchietto per le allodole e ideologia del “siamo tutti sulla stessa barca”, chiamando ancora una volta chi ha già pagato a fare nuovi sacrifici (questa volta però “equi”). Chiedere a chi è stato derubato di contribuire al risarcimento insieme a chi lo ha derubato non è equità, è un truffa!

 

Quali sono i punti principali esposti dal professor Monti? Ci sembra possa essere utile farne un sommario elenco – citando le sue stesse parole:

1. “È in discussione in Parlamento una proposta di legge costituzionale per introdurre un vincolo di bilancio in pareggio per le amministrazioni pubbliche, in coerenza con gli impegni presi nell’ambito dell’Eurogruppo. L’adozione di una regola di questo tipo può contribuire a mantenere nel tempo il pareggio di bilancio programmato per il 2013… “
La “costituzionalizzazione” del pareggio di bilancio rappresenta una forma di tutela delle maggioranze di governo che verranno, che saranno costrette a ridurre le spese pubbliche e non potranno più usare il debito per lo sviluppo di politiche sociali e investimenti di interesse comune.

 

2. “Di fronte ai sacrifici che sono stati e che dovranno essere richiesti ai cittadini, sono ineludibili interventi volti a contenere i costi di funzionamento degli organi elettivi…”
È la risposta dovuta alla rivolta contro la “casta”, ma insistere con gli “organi elettivi” rischia di risolversi in una riduzione degli spazi di democrazia e partecipazione. La riduzione dei privilegi dei rappresentanti eletti deve secondo noi accompagnarsi ad una restituzione di responsabilità e competenze agli organi elettivi rispetto a quelli escuti. Evidentemente il contrario di quanto avvenuto in questi anni e della stessa logica di un governo tecnico…

 

3.“Negli scorsi anni la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi, che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali shock negativi. Già adesso l’età di pensionamento nel caso di vecchiaia, tenendo conto delle cosiddette finestre, è superiore a quella dei lavoratori tedeschi e francesi. Ma il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento fra diverse generazioni e categorie di lavoratori, nonché da aree ingiustificate di privilegio..”

È il riconoscimento che non servono altri interventi sulle pensioni, che porta con sé anche il progetto di un completo e rapido passaggio di tutto il sistema verso il “contributivo”, che ridurrà di fatto l’ammontare delle pensioni per donne e uomini.

 

4. “… intendiamo riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare. Tra i principali Paesi europei, l’Italia è caratterizzata da un’imposizione sulla proprietà immobiliare che risulta al confronto particolarmente bassa. L’esenzione dall’ICI delle abitazioni principali costituisce, sempre nel confronto internazionale, una peculiarità – se non vogliamo chiamarla anomalia – del nostro ordinamento tributario”.
La reintroduzione dell’ICI sulla prima casa (tagliata da Berlusconi per motivi propagandistici) sarà un’altra forma di aumento della tassazione per lavoratrici e lavoratori.

 

5. “… sarà possibile programmare una graduale riduzione della pressione fiscale…. una riduzione del peso delle imposte e dei contributi che gravano sul lavoro e sull’attività produttiva, finanziata da un aumento del prelievo sui consumi e sulla proprietà, sosterrebbe la crescita senza incidere sul bilancio pubblico”
In questo modo si lascia aperta una porta a forme di patrimoniale, accompagnate però da un aumento delle imposte indirette – notoriamente le più inique perché non fondate sulla progressione in base ai redditi – e della riduzione delle imposte sulle imprese.

 

6. “Dal lato della spesa, un impulso all’attività economica potrà derivare da un aumento del coinvolgimento dei capitali privati nella realizzazione di infrastrutture… in modo da ridurre il rischio associato alle procedure amministrative”.
In questo modo si chiede ai capitali privati di sostenere i lavori pubblici (che interesseranno loro) mettendoli al riparo da rischi di impresa, che verranno accollati al pubblico – e che riprodurranno la militarizzazione dei territori interessati per evitare “blocchi” indesiderati.

 

7. “Con il consenso delle parti sociali dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro, per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione… In ogni caso, il nuovo ordinamento che andrà disegnato verrà applicato ai nuovi rapporti di lavoro per offrire loro una disciplina veramente universale, mentre non verranno modificati i rapporti di lavori regolari e stabili in essere…
Intendiamo perseguire lo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro, come ci viene chiesto dalle autorità europee e come già le parti sociali hanno iniziato a fare…”
È la sanzione del progetto Marchionne e della linea di Confindustria: riduzione del valore del contratto nazionale e “superamento della dualità di contratti”… legando le nuove assunzioni a contratti differenti da quelli già in essere. In questo modo se si “supera la dualità” è perché le imprese avranno interesse a sostituire lavoratori e lavoratrici tutelati dalla normativa vigente con nuovi assunti “tutelati” da una normativa più favorevole alle imprese e al capitale. In questo modo diventa legge il programma di Marchionne (dichiaratamente apprezzato da Monti già da tempo) e si colpisce la possibilità di organizzazione dei lavoratori (mascherandola dietro tutele per i più deboli, dichiarando che “Equità significa chiedersi quale sia l’effetto delle riforme non solo sulle componenti relativamente forti della società, quelle che hanno la forza di associarsi, ma anche sui giovani e sulle donne” – non in direzione di un rafforzamento della capacità di associarsi per tutti, naturalmente).

 

8. “L’Italia ha bisogno di una politica estera coerente con i nostri impegni e di una ripresa di iniziativa nelle aree dove vi siano significativi interessi nazionali”.
Giusto un omaggio per il “generoso” ammiraglio Di Paola – che invece di essere indagato per crimini di guerra in quanto diretto responsabile per la Nato degli interventi in Afghanistan e Libia, viene premiato…

 

Manca invece – nel discorso di Monti – un omaggio che sarebbe stato più importante, doveroso e che avrebbe potuto aprire una diversa prospettiva per gli obiettivi di “sviluppo e crescita”: un ricordo dei morti di Genova, delle Cinque terre e della Lunigiana avrebbe potuto accompagnarsi ad una diversa idea di sviluppo e crescita. Un’idea che vede nella tutela del territorio, nella sicurezza sociale, in un ampio programma di risanamento ecologico la via per una diversa economia – sostenibile dal punto di vista ambientale e capace di creare posti di lavoro e una nuova consapevolezza civile.

La strada di Monti e dei suoi ministri pare un’altra: infrastrutture, nucleare, inceneritori. Nulla di nuovo sotto il sole (che continuerà a non essere adeguatamente utilizzato).

 

* portavoce di Sinistra Critica