Pubblichiamo qui una versione riassunta di un editoriale scritto per il settimanale Ergatiki Aristera (Sinistra dei lavoratori) del gruppo socialista greco della Sinistra internazionalista dei lavoratori (Dea nella sigla greca) che analizza la nuova situazione in Grecia e le principali opzioni per una sinistra socialista. (Red)
L’incredibile pagliacciata di quattro giorni che ha preceduto la formazione (il 16 novembre) di un cosiddetto governo di “salvezza nazionale” è l’esempio più impressionante della profondità della crisi politica greca. La classe dominante è confrontata con questa crisi nel peggior momento possibile: mentre la crisi finanziaria si sviluppa in una spirale incontrollabile non solo nelle sue conseguenze, ma anche nella sua intensità.
Il trasferimento del potere di governo a Lucas Papademos, un ex-quadro della Banca centrale europea (BCE), è un simbolo che mostra a qual punto il potere di decisione è stato consegnato direttamente nelle mani dei banchieri, cioè di un gruppo di usurai nazionali e internazionali.
L’accordo finale concernente Papademos, dopo numerosi negoziati e tira e molla tra la direzione del PASOK e quella di Nuova Democrazia (ND), mostra in modo eloquente la totale sottomissione della cosiddetta classe politica alla volontà di ristrette cerchie delle classi dominanti.
Dopo quattro giorni di schermaglie, i membri di questa classe politica sono stati “obbligati” ad accettare la posizione presentata dai partiti politici più apertamente zelanti a favore della protezione degli interessi dei capitalisti. Il dirigente di estrema destra Georgios Karatzaferis, la notoria conservatrice Dora Bakoyannis (già membro di Nuova Democrazia, sindaco di Atene durante i giochi olimpici del 2004) e il “guru” del neoliberalismo più estremo, Stefano Manos (uno dei più ardenti partigiani delle privatizzazioni dall’inizio degli anni 1990), sono stati i sostenitori più attivi di un governo di “salvezza nazionale” e i sostenitori più leali di Papademos quale Primo ministro. E hanno finito per spuntarla.
E` così che si è creato ufficialmente un nuovo fronte politico composto da un largo spettro di forze che va dai socialdemocratici (PASOK) fino all’estrema destra (Laos). Il loro principale elemento unificatore è la sottomissione al programma di austerità allestito con il preteso obiettivo di conseguire il salvataggio finanziario della Grecia da parte della “troïka” (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) e dalla fedeltà agli interessi dei creditori della Grecia.
Il governo di Papademos è il prodotto di compromessi, di negoziati e di ricatti tra il PASOK e ND. A questo proposito vale la pena menzionare che nessuno ha conferito a questi due partiti una legittimità qualsiasi per condurre questi mercanteggiamenti e per decidere la formazione di un nuovo governo.
I conflitti paralizzanti tra le differenti fazioni e gruppi all’interno dei due principali partiti sono la prova migliore delle fluttuazioni delle direzioni del PASOK e di ND. E sono anche la dimostrazione dell’enorme distanza tra i politici che guidano queste formazioni partitiche e la volontà popolare, comprese quelle delle loro basi elettorali tradizionali.
Il governo di Papademos è anche il prodotto di un’estorsione antidemocratica effettuata dalla dirigenza dell’Unione europea. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno operato il loro ricatto nel modo più crudele. Ricordiamo di nuovo che nessuno ha conferito loro una qualsiasi legittimità per contribuire a formare governi e per prendere decisioni politiche cruciali per i paesi membri dell’Unione europea.
A prima vista, il governo Papademos sembra essere forte, poiché si tratta di un governo di coalizione che può contare sul sostegno di un ampio ventaglio di partiti, tra cui in particolare i due partiti più forti del paese.
Ma in realtà sarà un governo molto debole, persino più debole di quello del PASOK che lo ha preceduto. Infatti, malgrado la crisi con la quale era confrontato e la sua incapacità a dirigere il paese, il PASOK aveva comunque conquistato il potere a seguito di un’importante vittoria politica ed elettorale. Conservava un’influenza reale e legami di organizzazione con i sindacati.
Il nuovo governo non è stato eletto; manca di un sostegno popolare serio e accede al potere dopo una sceneggiata di quattro giorni che ha coperto di ridicolo l’etablishment politico, persino agli occhi di gente moderata che aveva ancora un poco di fiducia nei “leader della nostra nazione”.
E questo governo dovrà riuscire laddove il governo Papandreu ha fallito. Dovrà portare a termine i compiti che hanno condotto Papandreu al tracollo, poi dovrà applicare il recente pacchetto di molteplici misure di austerità che è stato votato dal parlamento contro la volontà della maggioranza della popolazione, licenziare decine di migliaia di funzionari, introdurre un’ondata di privatizzazioni, prelevare una massa di imposte che molti si rifiutano di pagare (tra le altre quella sulle abitazioni, modulata sulla superficie e sulla posizione; il sindacato degli elettricisti ha occupato il 21 novembre la sede della società di elettricità che deve aggiungere alle fatture dell’elettricità l’imposta immobiliare, praticamente impossibile da pagare per decine di migliaia di economie domestiche; ora, senza questo pagamento supplementare, l’elettricità verrebbe tagliata); infine applicare misure ancora più dure richieste dal nuovo accordo sul prestito.
E questo nuovo governo dovrà fare tutto questo in un contesto ancora più difficile, in un momento in cui la crisi si approfondisce e si allarga, con l’Italia che diventerà la sua vittima più in vista, unitamente alla Spagna.
Ma il problema più serio che dovrà affrontare il nuovo governo è proprio quello che Papandreu non è riuscito a gestire: quello dell’opposizione dal basso, lo spirito combattivo del popolo, la sua volontà di difendere il proprio livello di vita e il suo rifiuto di pagare la crisi.
È la forza sociale che si è manifestata in quell’avvenimento storico che è stato lo sciopero generale di 48 ore il 19 e il 20 ottobre, il più importante dalla caduta della giunta militare nel 1974. È questa forza sociale che ha perturbato le parate militari del 28 ottobre 2011 e che ha trasformato questa giornata festiva patriottica, tradizionalmente rispettata, in una giornata di proteste e di manifestazioni. È questa forza sociale che minaccia una volta di più di apparire sulla scena e di demolire il nuovo governo.
È questa forza che crea così tanti problemi al leader dell’estrema destra, Antonis Samaras. Essa ha impedito ND di ottenere la maggioranza alle urne, malgrado la crisi disastrosa del PASOK. Ha obbligato Samaras a cercare invano qualche foglia di fico dietro la quale nascondere la partecipazione entusiasta del suo partito per creare un consenso a favore dell’austerità.
Ma gli sforzi del dirigente di questa destra estrema per nascondersi dietro divergenze di procedura non lo proteggeranno dalla collera popolare. D’altra parte la partecipazione di personaggi importanti di ND al nuovo governo gli toglie ormai ogni possibilità di farsi passare per un “populista”.
Il governo Papademos non è solo un governo con l’incarico di gestire una transizione (formula ufficiale). C’è un programma: l’applicazione del nuovo accordo sul debito durante un periodo molto importante per i capitalisti e il loro sistema. Questo governo deve assolutamente venir rovesciato – e questo è perfettamente possibile.
Non abbiamo alcun dubbio che il movimento di resistenza è capace di fare tutto quello che deve essere fatto per raggiungere questo obiettivo. Ma il risultato della battaglia che incombe potrebbe essere determinato dal ruolo che gioca la sinistra in seno al movimento.
Le due coalizioni elettorali dell’estrema sinistra, SYRIZA e ANTARSYA, si trovano, unitamente al Partito comunista (KKE), di fronte a importanti responsabilità. In particolare nella prospettiva di:
– formare una piattaforma che possa unire le diverse lotte e opporsi ai piani della classe dirigente. Sarà la realtà stessa che determinerà i principali punti di questa piattaforma: una sospensione immediata dei pagamenti agli usurai locali e internazionali; la nazionalizzazione, sotto il controllo sociale dei lavoratori, delle banche, in modo da poter controllare i mostri speculativi del settore privato e porre le basi di un rovesciamento generale delle privatizzazioni; non un solo sacrificio in nome del salvataggio dell’euro; una ridistribuzione immediata delle ricchezze attraverso un aumento dei salari, delle pensioni e delle spese sociali e tassando pesantemente i profitti dei ricchi, le vaste proprietà della Chiesa ed effettuando agli drastici nelle spese militari.
– arrivare ad un’unità di azione – un fronte unito di sinistra quale polo politico distinto che appoggia il movimento di resistenza e che può guadagnare la fiducia e il sostegno della gente.
– fornire un’alternativa credibile per quel che concerne le questioni di governo e potere. Questo implica contestare l’idea che il dominio dei capitalisti locali e internazionali è la sola via percorribile e mostrare che il socialismo può essere una prospettiva attrattiva e desiderabile per la grande maggioranza dei salariati e dei giovani.
In ogni caso, gli sviluppi che si produrranno saranno storici e la prossima tappa sarà la disfatta del governo sostenuto dal PASOK, ND e i loro alleati.
Questo governo che minaccia il nostro popolo è come Frankenstein, un mostro incontrollabile fatto di pezzi discordanti. Ma è anche un governo che potrebbe presto rivelarsi di breve durata.