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In seguito alla decisione della Cargo SA di diminuire i volumi di lavoro per il 2012, i lavoratori delle Officine di Bellinzona si preparano all’imminente tavolta rotonda (venerdì 16 dicembre) con una sola parola d’ordine: nessuna soppressione di posti di lavoro! (Red.)

 

Venerdì  16 dicembre vi sarà la prevista tavola rotonda delle Officine. Prevista da tempo (e designata come ultima riunione di questo strumento nato con lo sciopero del 2008 per dare un canale istituzionale alla forza operaia) questa tornata cade in un momento difficile, segnato dall’offensiva delle FFS, in particolare  attraverso l’annuncio della controllata Cargo di voler diminuire (di quasi l’80%) il volume di lavoro richiesto alla Officina di Bellinzona. In pericolo, se le cose dovessero restare tali, più di 100 posti di lavoro che andrebbero a toccare tutti i settori e tutte le figure professionali, non solo gli “interinali” come una propaganda interna interessata ha lasciato credere…

Ma anche in questa occasione, in questa difficile vertenza, il comitato di sciopero mostra di avere la bussola per orientarsi nel modo più appropriato.

 

Tutti uniti, nessun licenziamento

 

È stato proprio questo il punto di partenza dell’atteggiamento e dell’azione del comitato di sciopero. Memore della forza di questa unità nel 2008, certo sempre più difficile con il sopravanzare della crisi, il comitato di sciopero ha cercato di evitare le soluzioni “facili” (ma tese ad indebolire il fronte interno dei salariati dell’Officina) che qualcuno suggeriva. Appena appresa la notizia della diminuzione della domanda da parte di Cargo ha chiesto che, in attesa di una definizione della situazione, qualsiasi misura di soppressione di posti di lavoro (fissi o interinali) venisse immediatamente sospesa. È stato così  possibile, addirittura verrebbe  spontaneo dire, revocare alcuni licenziamenti già intimati tra i lavoratori interinali. Un risultato eccezionale, e non esageriamo, in un contesto economico e sociale nel quale negli ultimi mesi migliaia di posti di lavoro sono stati soppressi senza che alcun sindacato, nemmeno quelli che riescono ad organizzare manifestazioni, sia riuscito ad opporvisi.

Un segnale chiaro che l’occupazione, i posti di lavoro vanno difesi. Perché nella testa del comitato di sciopero i posti di lavoro interinali sono dei posti di lavoro che sarebbe possibile e necessario trasformare in posti fissi. Essi fanno ormai parte strutturalmente dell’attività produttiva dell’Officina e per questo vanno difesi. Se si sopprime il posto di lavoro di un lavoratore interinale in realtà è un posto di lavoro ad essere soppresso, un passo in più verso il declino produttivo della struttura dell’Officina. È un passo da evitare, in ogni caso; è un passo da evitare per mantenere un quadro unitario, il solo che può garantire un rapporto di forza.

 

Scaldare i motori

 

Inutile dire che la preoccupazione di informare, allertare e mobilitare i lavoratori è stata fin da subito  la preoccupazione principale. Lo comprovano le assemblea plenarie tenute (tra l’altro quella che hanno votato la risoluzione e la lettera al consiglio di Stato pubblicato sull’ultimo numero di questo giornale), le varie attività di informazione nei reparti, le riunioni con i delegati di reparto, le attività pubbliche (conferenza stampa, assemblee pubbliche, ecc.).

Si è trattato di un vera e propria messa in moto, necessari a per avviare qualsiasi mobilitazione, qualsiasi azione si voglia o si debba intraprendere. Ed allo stesso tempo si è trattato già della prima fase di una mobilitazione che non può esistere senza un lavoro capillare, ripetuto e approfondito (nei contenuti) di informazione dei lavoratori sulla situazione reale.

È sulla base di questo lavoro che il comitato di sciopero potrà presentarsi alla tavola rotonda con un mandato chiaro (fissato nelle risoluzioni) che chiede, prima di tutto, che le FFS rispettino i patti e garantiscono (sono affari loro come) i volumi di lavoro promessi negli accordi conclusi negli anni scorsi.

 

A tutto campo

 

E come già nel 2008 i lavoratori della Officina non hanno dimenticato la necessità di giocare a tutto campo, fuori e dentro lo stabilimento. Così , oltre alla mobilitazione interna, è stato avviato un lavoro di pressing pubblico sull’autorità politica cantonale. Con il risultato di poter contare sul sostegno del governo cantonale alle rivendicazioni dei lavoratori dell’Officina in occasione della tavola rotonda del prossimo 16 dicembre. Un sostegno conquistato con un paziente lavoro di spiegazione, di analisi approfondita della situazione, con la convinzione trasmessa che solo i lavoratori sono in grado di esprimere un progetto per il futuro dell’Officina.

Un ‘azione che ha poi saputo investire anche l’opinione pubblica: in questi ultimi giorni i destini dell’Officina sono di nuovo diventati tema di dibattito pubblico e privato in Ticino, seppur in un contesto economico ed  occupazionale diverso, e ben più difficile, di quello del 2008.

 

Far rivivere lo spirito della pittureria

 

Nel momento in cui scriviamo queste riflessioni non sappiamo quale sarà l’esito della tavola rotonda. Vi sono buone ragioni per pensare che il lavoro fatto porterà dei risultati. Ma il lavoro deve continuare sia nelle forme che nei contenuti.

Per prima cosa ci pare importante che i lavoratori delle Officine diano un segnale in un contesto difficile come quello che stiamo vivendo. Un segnale che ricordi e riproponga la necessità e la possibilità di lottare e vincere. Per questo ci pare possibile riproporre questo messaggio attraverso lo spirito di solidarietà sociale che aleggiava in pittureria, dove confluivano esperienze, aspirazioni, provenienze diverse. Sarebbe interessante tentare di riaprirla nel prossimo periodo, attorno ad un evento che sia anche un’occasione di riflessione sulla crisi sociale e su modi e forme di costruire una resistenza. I tempi ci sembrano maturi per tentare di farlo.

In un secondo tempo, superata l’emergenza di queste settimane (anche se questa situazione avrà sicuramente delle code…) appare necessario rilanciare un ruolo nazionale per i lavoratori delle Officine, magari mettendo al centro la questione, tuttora aperta e critica, del nuovo modello salariale che tanto male sta facendo ai ferrovieri di tutto il paese.

 

È con queste riflessioni che rinnoviamo il nostro sostegno ai lavoratori dell’Officina, in questo momento difficile. Cercando, come sempre, di dare con le nostre proposte un modesto contributo a far avanzare concretamente la mobilitazione e la lotta. Consapevoli che, alla fine, saranno ancora una volta, nella loro totale sovranità, i lavoratori dell’Officina a decidere quale strada intraprendere. Quelli dell’Officina sono proprio fatti cosi: ed è proprio una gran bella cosa!