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In tre giorni si sono svolte le riunioni del Comitato centrale della Fiom e del Direttivo della Cgil, che hanno visto una sostanziale convergenza di posizioni tra la Segretaria generale della Cgil e il Segretario generale della Fiom. Con questa convergenza di posizioni abbiamo nettamente dissentito.

 

 

Vediamo allora quali sono i punti principali del nostro disaccordo.

 

1. Il giudizio e i comportamenti rispetto al governo Monti. Sia Landini sia Camusso non nascondono giudizi critici verso il governo, ma non intendono farli diventare un giudizio complessivo da utilizzare nella pratica sindacale delle organizzazioni. Nella sostanza si continua a giudicare il governo per i suoi singoli provvedimenti, e non per la linea liberista e distruttiva dei diritti sociali che lo ispira. Si continua a considerare questo governo come altri governi di unità nazionale, verso i quali essere criticamente interlocutori, e non si vuole invece affermare che questo governo è espressione di un drammatico disegno di restaurazione sociale guidato dai poteri economici e finanziari europei e mondiali. Nella sostanza si rinuncia a un ruolo di opposizione sociale a questo governo e si assume un orientamento contrattuale ed emendativo nei confronti delle sue scelte. Su questo punto abbiamo espresso il nostro disaccordo sia in Fiom che in Cgil, proprio perché a nostro parere ciò di cui c’è l’esigenza oggi è di trasformare l’enorme malessere sociale, la rabbia verso i singoli provvedimenti del governo, in un’opposizione e un alternativa ad esso. Pena la marginalizzazione totale del movimento sindacale e la frantumazione del conflitto. Per queste ragioni abbiamo chiesto, in Cgil assieme alla minoranza congressuale, una posizione radicalmente diversa da quella adottata dalla confederazione nella trattativa con il governo. Non si può saltare la drammatica sconfitta sulle pensioni e bisogna riaprire la partita ora al tavolo del governo, così come bisogna considerare pregiudiziale la questione dell’articolo 18, che può solo essere esteso. Senza queste precondizioni si deve andare alla rottura e non alla trattativa con il governo.

2. L’accordo del 28 giugno. Pur mantenendo diversità di giudizio sul passato, Landini e Camusso sostengono oggi che bisogna utilizzare l’accordo del 28 giugno per fermare l’aggressione della Fiat al contratto nazionale e ai diritti dei lavoratori e dei sindacati, e per difendere la contrattazione nazionale. Non siamo d’accordo su questo, in quanto il 28 giugno non ha chiuso ma ha aperto la via alla devastazione delle deroghe e anche a una nuova stagione di accordi separati. Esso non è stato un freno alle politiche Fiat per la semplice ragione che gli stessi firmatari di quell’intesa hanno poi sottoscritto l’accordo con Fiat che usciva dalla Confindustria. Nella sostanza quell’accordo non è uno strumento utilizzabile per fermare l’attacco, mentre viene tranquillamente utilizzato dalle controparti per ottenere deroghe ai contratti nazionali senza nessuna affermazione reale di pratica democratica con i lavoratori. Come dimostrano gli accordi recentemente siglati nelle cooperative sociali e con la Lega delle Cooperative. La derogabilità ai contratti è la via che ha aperto la strada a Marchionne. Non può essere l’obiettivo del minor danno quello che ancora una volta ci guida, vista la drammaticità dell’attacco ai lavoratori.

3. Il giudizio sulla Fiat. Il Direttivo Cgil non ha affrontato, anzi ha sostanzialmente respinto, la questione della portata della vicenda Fiat. Nessuno naturalmente nega la gravità di quanto è avvenuto, ma resta una minimizzazione della vicenda rispetto a tutto il mondo del lavoro. Nella sostanza si continua a sostenere che Marchionne è un estremista e il resto del padronato va in un’altra direzione. Invece continuiamo a ritenere che il problema Fiat sia un problema di tutto il movimento sindacale e di tutta la Cgil, non per ragioni di solidarietà, ma perché quello partito a Pomigliano con l’attacco ai diritti dei lavoratori è un contagio che non può essere fermato senza sconfiggere l’opera di chi l’ha lanciato e continua a lanciarlo. Nella sostanza occorre far diventare la vertenza Fiat una vertenza confederale, di lotta di tutti i lavoratori italiani, costruendo le mobilitazioni, le iniziative, le solidarietà, i boicottaggi necessari a far sì che la Fiat sia sconfitta. Se questa scelta così netta non viene presa, e non è stata presa, l’accordo Fiat si consolida e con esso il contagio in tutto il mondo del lavoro.

4. Unità sindacale e democrazia. Nelle conclusioni al Direttivo della Cgil, Susanna Camusso ha sottolineato la necessità dell’unità sindacale, sia a livello confederale, sia nei metalmeccanici, per poter reggere la fase. Non siamo d’accordo e non perché non riteniamo necessaria l’unità sindacale, ma perché l’unità che si vuole realizzare qui ed ora è su un piano e con sindacati in continuità con le politiche del recente passato. Non basta dire di no assieme all’articolo 18, per reggere la portata di un attacco che, nella sostanza, vede Marchionne e Monti sullo stesso fronte, anche se ovviamente con accentuazioni e ruoli diversi. L’unità confederale che si vuole costruire, così come la richiesta alla Fiom di arrivare rapidamente a una piattaforma unitaria con Fim e Uilm per il rinnovo del contratto, o è un’ipotesi irrealizzabile o, se la si persegue a breve, comporta inevitabilmente compromessi rilevanti e per noi inaccettabili proprio sui contenuti di fondo che hanno visto la Fiom e la Cgil lottare in questi anni. Anche sul piano della chiarezza e del rapporto con i lavoratori un puro ritorno all’unità con Cisl e Uil per reggere, rischia di essere controproducente. Basta vedere i risultati delle mobilitazioni. Il 6 settembre, lo sciopero Cgil è stato fatto anche da tanti iscritti Cisl e Uil, mentre lo sciopero unitario del 12 dicembre non è stato fatto anche da tanti iscritti alla Cgil. Non è con il ritorno a una linea moderata, unitaria e concertativa, che si supera l’attacco che abbiamo di fronte. Questo è ancora più vero sul terreno della democrazia sindacale, sul quale non c’è alcun passo avanti e – anzi – si registra il totale fallimento dei buoni propositi dell’accordo del 28 giugno. I lavoratori continuano a non votare e si riduce la libertà di scelta dei sindacati. Per questo la risposta alla Fiat non può essere la modifica dell’articolo 19 per tornare al puro concetto della rappresentatività confederale. Occorre invece una legge sulla democrazia sindacale che garantisca la libertà di scelta per tutti i lavoratori rispetto alla rappresentanza sindacale.

5. Il referendum in Fiat. Per quanto riguarda la gestione della vertenza Fiat, abbiamo riconfermato il nostro disaccordo con la scelta di fare propria la richiesta del referendum, assolutamente legittima come richiesto dai lavoratori, da parte di Fiom e Cgil. E’ evidente, infatti che, come ha detto Susanna Camusso nelle conclusioni, se un’organizzazione fa proprio un referendum deve inevitabilmente accettarne i risultati. Mentre, per quanto ci riguarda la decisione di non firmare in ogni caso gli accordi Fiat non è modificabile in nessun modo. Considerato che il referendum molto probabilmente verrà rifiutato, questa scelta rischia di non portare da nessuna parte e di indebolire la nettezza del nostro no all’accordo.

Quanto è avvenuto in questi tre giorni di discussione ha chiaramente segnato cambiamenti nel confronto politico nella Cgil e nella Fiom. Riteniamo che sia necessario affrontarli serenamente, ma con rigore. In particolare è evidente che la dialettica congressuale è stata chiaramente messa in discussione e che nella stessa area “La Cgil che vogliamo”, da lungo tempo in evidente crisi, ci sono scelte non più rinviabili da compiere.

Per tutte queste ragioni, fermo restando il nostro impegno militante a sostegno dei lavoratori Fiat e del rientro della Fiom in fabbrica e di tutte le mobilitazioni in atto, riteniamo necessario che si apra una discussione di fondo su come fronteggiare il più grave attacco ai diritti e alle libertà dei lavoratori dal ’45 ad oggi.

Per questo nei prossimi giorni produrremo un documento da confrontare con altre prese di posizione che sono state annunciate.

 

* presidente del Comitato centrale della FIOM CGIL

 

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Appendice

La differenziazione nel comitato centrale della FIOM

Roma, 10 gennaio 2012 – Al termine dei lavori del Comitato centrale sono stati presentati due documenti che sono stati votati in contrapposizione. Il documento presentato Maurizio Landini, Segretario generale Fiom-Cgil, è stato approvato con 91 voti a favore, quello presentato da Sergio Bellavita, Segretario nazionale Fiom-Cgil, ha raccolto 18 voti a favore. 35 voti sono stati di astensione. (leggi qui di seguito per vedere i testi dei documenti) (…)

 

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Documento presentato da Maurizio Landini, Segretario generale Fiom-Cgil (APPROVATO)

Il Comitato centrale della Fiom-Cgil, a partire dalle valutazioni e dalle decisioni assunte lo scorso 28 novembre 2011, conferma la propria contrarietà alla scelta della Fiat di cancellare il Ccnl, la contrattazione collettiva, peggiorare le condizioni di lavoro e ledere le libertà sindacali attraverso il tentativo illegittimo di escludere dai propri stabilimenti la Fiom-Cgil.

Tutto ciò viola princìpi di eguaglianza e di libertà sindacale stabiliti dalla nostra Costituzione, dal nostro ordinamento legislativo e dai Contratti nazionali. Vengono inoltre violate le convenzioni internazionali sulla libertà sindacale e il diritto di organizzazione (nn. 87 e 98). Pertanto la Fiom ritiene opportuno presentare un ricorso in tal senso all’Organizzazione internazionale del Lavoro.

Inoltre tale intesa, firmata anche da Fim-Cisl e Uilm-Uil, si pone al di fuori e in contrasto con l’accordo unitario del 28 giugno 2011, soprattutto con l’impegno comune di garantire la funzioni del Ccnl e di definire in tutti i luoghi di lavoro le regole minime di democrazia, rappresentanza e contrattazione.

Il Comitato centrale della Fiom esprime il proprio sostegno e la propria vicinanza alle delegate e ai delegati, alle iscritte e agli iscritti alla Fiom-Cgil e alle lavoratrici e ai lavoratori della Fiat sottoposti a un attacco ai loro diritti e alla loro dignità senza precedenti nella storia r epubblicana e democratica del nostro paese.

Il Comitato centrale della Fiom-Cgil assume e fa propria la richiesta, già sottoscritta da migliaia di lavoratori e lavoratrici del Gruppo, avanzata nel rispetto degli accordi sindacali del 1993 in materia di Rsu e Rappresentanza, a Fim e Uilm e alla Azienda di indire un libero referendum a carattere abrogativo dell’accordo che estende il modello di Pomigliano a tutto il Gruppo.

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Il Comitato centrale della Fiom chiede che il Governo convochi un tavolo di confronto sul piano industriale e di investimenti del Gruppo Fiat nel nostro paese e considera necessario un intervento che, a garanzia dei diritti costituzionali in materia di pluralismo e libertà sindacale, determini un’opportuna modifica dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori, fermo restando la necessità di un complessivo intervento legislativo che garantisca il diritto democratico di validazione dei Contatti collettivi e di elezione delle rappresentanze sindacali unitarie.

Il Comitato centrale della Fiom considera grave, inaccettabile e illegittima la scelta di Federmeccanica di non considerare dal 1° gennaio 2012 la nostra organizzazione sindacale firmataria del Ccnl.

Il Comitato centrale giudica illegittimo, inoltre, l’ennesimo accordo separato ultimamente realizzato tra Fim, Uilm e Federmeccanica per una disciplina specifica per l’auto in deroga al Ccnl in cui si aumenta l’orario di lavoro individuale a danno dell’occupazione.

Con la presentazione della nostra piattaforma si è attivata la regola dell’ultrattività prevista dal Ccnl ultimo del 2008 e con il mese di gennaio la Fiom è impegnata a praticare azienda per azienda un’azione di contrattazione che riaffermi i contenuti della piattaforma i diritti e le libertà sindacali e definisca le condizioni per la riconquista di un unico e condiviso Ccnl e, se necessarie, le più opportune azioni legali e giuridiche.

Contemporaneamente la Segreteria nazionale della Fiom proseguirà sul mandato ricevuto dal Comitato centrale per verificare con Fim, Uilm e le associazioni imprenditoriali le condizioni per un’intesa sulle regole, la rappresentazione democratica e la validazione democratica della contrattazione collettiva, unica strada capace di poter ricomporre le rilevanti divergenze in essere e propedeutica alla riconquista di un Ccnl unitario e condiviso.

Il Comitato centrale della Fiom giudica in modo negativo la manovra varata dal governo Monti per il suo carattere recessivo, l’allungamento dell’età pensionistica, per l’inaccettabile cancellazione delle pensioni di anzianità, per un aumento dei prezzi e delle tariffe che riduce al limite il potere di acquisto dei salari e delle pensioni.

E’ necessario un reale cambiamento delle politiche economiche e sociali del Governo che intervenga per superare quelle disuguaglianze sociali che hanno determinato la forte crisi che stiamo attraversando.

L’istituzione di una vera patrimoniale, una lotta contro l’evasione fiscale, la corruzione e l’illegalità sono le vere discontinuità da realizzare insieme ad una azione affinché in Europa si affermi una nuova politica sociale ed economica non vincolata alle indicazioni della Bce, improntata allo sviluppo economico internazionale, con particolare attenzione ai settori industriali, e mirata a un riequilibrio nella distribuzione del reddito.

Un piano straordinario di investimenti pubblici e privati sono poi la condizione per ridefinire un necessario nuovo sistema di produzione e mobilità ambientalmente sostenibile e un necessario piano per il lavoro stabile e per una piena occupazione, per il rilancio del paese e del Mezzogiorno.

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In materia di riforma del mercato del lavoro il Comitato centrale della Fiom-Cgil considera necessario che le lavoratrici e i lavoratori, i giovani e i pensionati discutano le proposte con cui il sindacato, e per quanto ci riguarda la Cgil, avanzerà nel confronto con il Governo avendo ferma l’indisponibilità a manomettere l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, per aprire la strada ai licenziamenti senza giusta causa.

Il Comitato centrale a tal fine ritiene necessario perseguire l’obiettivo del superamento della precarietà e della riunificazione dei diritti nel lavoro attraverso precise proposte:

. • Estensione della cassa integrazione a tutte le imprese, a tutti i settori e a tutte le forme di lavoro attraverso la contribuzione di tutti i soggetti coinvolti.

. • Il lavoro dipendente è a tempo pieno e indeterminato riconducendo il lavoro atipico a 4/5 forme.

. • L’istituzione di un reddito di cittadinanza anche avendo a riferimento la risoluzione del Parlamento europeo del 20/10/2010.

. • Affermare con il Ccnl la parità di retribuzione oraria e di diritti nei luoghi di lavoro a parità di mansione per tutte le forme di lavoro e un costo maggiore del lavoro atipico rispetto al Contratto a tempo indeterminato.

. • Affermare la redistribuzione del lavoro e la tutela dell’occupazione a partire dalle aziende in crisi con i contratti di solidarietà e a fronte di un maggiore utilizzo degli impianti e per i lavori più pesanti, affermando la riduzione degli orari di lavoro anche attraverso una sua incentivazione sul piano fiscale.

 

Sull’insieme di queste posizioni il Comitato centrale impegna tutta l’organizzazione a realizzare a partire dal mese di gennaio 2012 una diffusa e capillare campagna di assemblee nei luoghi di lavoro, di effettuare nelle forme articolate decise da ogni territorio 4 ore di sciopero fino alla realizzazione sabato 11 febbraio 2012 a Roma di una grande manifestazione nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici: per il lavoro, la democrazia, il contratto nazionale, il superamento della precarietà, un nuovo modello di sviluppo e una nuova politica economica e sociale.

Il Comitato centrale dà mandato alla Segreteria di riconvocare dopo l’11 febbraio un ampio momento di discussione per praticare la piattaforma di Cervia al fine di riconquistare il Contratto nazionale.

 

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Documento presentato da Sergio Bellavita, Segretario nazionale Fiom-Cgil (RESPINTO)

 

Il Comitato centrale della Fiom chiama tutti i lavoratori e le lavoratrici metalmeccanici/che alla massima mobilitazione con una giornata di sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma per la riconquista del Contratto nazionale, contro il Governo Monti, contro le politiche d’austerità imposte dalla Bce e dall’Unione europea, contro il disegno Fiat e a sostegno delle lotte per l’occupazione a partire da Fincantieri, Alcoa, Jabil.

Federmeccanica nel dicembre scorso ha comunicato l’esclusione della Fiom dai diritti e dalle agibilità sindacali in quanto sindacato non firmatario dell’accordo separato che ha introdotto le deroghe nel Contratto nazionale.

Un atto di una gravità senza precedenti, figlio della stessa logica liberticida di Marchionne, a cui bisogna rispondere con una mobilitazione straordinaria di tutta la categoria. E’ in atto nel nostro paese una gigantesca operazione, dopo almeno un ventennio di salassi a lavoratori e pensionati, tesa a cancellare i diritti e le tutele residue del mondo del lavoro.

Il Governo Monti ha eliminato le pensioni di anzianità; operato l’ennesimo attacco ai redditi da lavoro dipendente e si appresta a manomettere, con la insostenibile ipocrisia dell’equità tra generazioni, un mercato del lavoro tra i più flessibili d’Europa con l’obiettivo di ledere i diritti sanciti dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. Il tavolo di confronto che si apre sulla cosiddetta “Riforma del mercato del lavoro” non ha altro obiettivo, non ha altro segno se non quello di rendere sempre più semplici i licenziamenti in ossequio alla lettera di Draghi e Trichet e alle pressioni di un padronato che si appresta ad una stagione di espulsioni di massa dai luoghi di lavoro.

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Un’operazione che, sommata alla cosiddetta manovra “salva Italia”, con il pretesto del debito, dello spread e dei conti pubblici sta compiendo la più ingiusta e la più violenta delle politiche classiste. Il Comitato centrale della Fiom ritiene a questo proposito che la Cgil non possa avviare alcun confronto su tale materia senza una proposta e senza un mandato costruito nel rapporto democratico con le lavoratrici e i lavoratori, che riaffermi la centralità della lotta alla precarietà e la totale indisponibilità a negoziare modifiche totali, parziali o ipocritamente sperimentali allo Statuto dei diritti dei Lavoratori e in particolare all’art. 18.

L’estensione dell’accordo Pomigliano a tutto il gruppo Fiat, con l’ennesimo sopruso di Fim e Uilm, rappresenta il tentativo di generalizzare la cancellazione delle libertà sindacali per i lavoratori e le lavoratrici e di costruire un sistema autoritario e repressivo di totale subordinazione degli uomini e delle donne ai dettami d’impresa.

Il Comitato centrale della Fiom, anche a fronte alla legittima e comprensibile richiesta dei lavoratori Fiat di votare l’intesa separata che estende Fabbrica Italia, dichiara che in ogni caso la Fiom non firmerà l’accordo per le stesse ragioni per le quali ha riconosciuto illegittimo il referendum di Pomigliano, Mirafiori e alla ex Bertone.

Il Comitato centrale della Fiom nel denunciare l’inaudita gravità di quanto accade in Fiat, ritiene necessario riprendere la battaglia a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sulla democrazia sindacale e sulla rappresentanza nei luoghi di lavoro depositata in Parlamento dopo essere stata sottoscritta da decine di migliaia di lavoratori. Per la Fiom deve essere preservato il diritto dei lavoratori a scegliere e ad eleggere la propria rappresentanza nei luoghi di lavoro e il proprio sindacato.

Il Comitato centrale considera gravissima la responsabilità che Fim e Uilm si sono assunte nel condividere un modello di rappresentanza che, escludendo i sindacati non firmatari, cancella il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a scegliere la propria rappresentanza. Un atto che rompe con la storia del sindacalismo confederale e, se non sanato, pregiudica qualsivoglia politica unitaria.

La lotta contro l’affermazione del modello Marchionne è un aspetto decisivo per la riconquista del Contratto nazionale di lavoro per tutti i lavoratori metalmeccanici. Coerentemente con la piattaforma Fiom per il rinnovo del Ccnl approvata nel referendum dai lavoratori metalmeccanici e con l’avvio del conflitto per la riconquista del Contratto il Comitato centrale chiede a Federmeccanica l’apertura del confronto.

Il Comitato centrale della Fiom propone alla Cgil la costruzione di una campagna di assemblee nei luoghi lavorativi per la definizione di una piattaforma generale del mondo del lavoro, a partire dal ritiro della legge Fornero sulle pensioni alla lotta al carovita, dal contrasto alla precarietà al blocco dei licenziamenti, adeguata alla portata dello scontro e in grado di rispondere ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.