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Anticipano i quotidiani ticinesi che la ormai mitica “commissione di controllo sul mandato pubblico di BancaStato” (la Bella addormentata che da anni dorme sonni profondi mentre la direzione e il consiglio di amministrazione di BancaStato fanno quello che vogliono) avrebbe presentato, in seno alla commissione della gestione, un rapporto molto critico su alcune delle opzioni di BancaStato negli ultimi anni.

In particolare, anticipa la Regione di qualche giorno fa, “l’acquisto di Axion Bank da parte di BancaStato – la ex filiale svizzera di Uni Credit, “non era necessaria”. Scrive ancora la Regione, riprendendo una notizia di Ticinonews che “Secondo tutti i rappresentanti dei gruppi parlamentari – tranne il PLR – l’acquisizione non sarebbe stata indispensabile in quanto la banca già disponeva dei mezzi per adempiere il suo mandato.”.
Apprendiamo pure che la commissione avrebbe raccomandato di “evitare in futuro l’esternalizzazione di alcune funzioni”. Infine la commissione si rende conto che si dovrebbe “rielaborare la legge” per permettere alla commissione di controllo di “meglio operare”…cioè di controllare.
Si tratta, come detto, di anticipazioni giornalistiche. Non abbiamo letto questo rapporto e quindi appare difficile pronunciarci. Ma se le cose dovessero stare così, il meno che si possa dire è che il Parlamento, la commissione per il controllo del mandato pubblico e il Consiglio di Stato cercano di trarsi d’impaccio a buon mercato, dimenticando le loro responsabilità come rappresentanti, a vario titolo, della proprietà di BancaStato, cioè i cittadini e le cittadine di questo cantone.

 

Era inutile: chi ha deciso?

 

La decisione di acquisire Uni-Credit Suisse, oggi Axion Bank, è stata presa dal Consiglio di amministrazione di BancaStato. Se spendere una sessantina di milioni per entrare in possesso dell’80% di questa banca è stata un’operazione “non necessaria”, inutile in un certo senso, ebbene la responsabilità spetta a chi questa decisione ha preso, forzando la mano di Consiglio di Stato e Gran Consiglio.
Varrà la pena ricordare che l’acquisto della Axion Bank è stato deciso dal Consiglio di amministrazione di BancaStato con un vero e proprio atto di forza nei confronti di governo e parlamento cantonali. L’acquisto di questa banca, in particolare in legame con le questioni di ordine giuridico circa la responsabilità dello Stato in caso di fallimento (visto che si tratta di una partecipata di BancaStato), aveva indotto il governo a proporre una modifica della Legge su BancaStato per chiarire questo punto. Governo che di per sé non era contrario all’operazione, ma che, anche sulla base di perizia giuridiche contraddittorie, aveva voluto chiarire le cose.
La proposta arriva in Gran Consiglio nel bel mezzo della crisi finanziaria e suscita parecchi ripensamenti. Se si escludono i liberali, tutti gli altri partiti dubitano della bontà e della necessità di questa operazione. La modifica di legge, che di fatto avrebbe rappresentato un sorta di tacito consenso all’operazione, viene bloccata ed il messaggio langue per mesi e mesi in commissione. Ma la smania dell’operazione è altissima: e così, sorpassando – come detto – governo e Parlamento, BancaStato conclude l’affare nel corso della seconda parte del 2010.
Governo e Parlamento, mostrando una sudditanza straordinaria, si limitano a varare le modifiche anche se, a quel punto, diventano ininfluenti sulle scelte di BancaStato che, come abbiamo visto, ha tirato dritta per la sua strada, strafottendosene apertamente del punto di vista della proprietà della Banca.

 

Ed ora?

 

Ora, quegli stessi partiti che hanno taciuto di fronte alla prova di forza di BancaStato, che non hanno fatto nulla – ed era ancora possibile farlo – per impedire quella operazione, se ne vengono candidamente ad affermare che si tratta di un investimento assolutamente non necessario per lo svolgimento del mandato pubblico da parte di BancaStato.
A questo punto è evidente che il consiglio di amministrazione ha commesso un errore, favorendo, forse, interessi privati e avviandosi verso strategia che nulla hanno a che vedere con il mandato che la proprietà ha affidato agli organi di amministrazione della banca.
Vedremo questo rapporto e come esso si svilupperà. Ma non vi sono dubbi che, se le cose dovessero confermarsi in questa direzione, ci troveremmo confrontati con un nuovo e pesante addebito nei confronti del Consiglio di amministrazione.
Dopo la vicenda Barbuscia, dopo le diverse poco brillanti ultime annate, dopo l’indebolimento della struttura della banca (in particolare anche attraverso una serie di esternalizzazioni sulle quali – alla buon ora – la commissione dormigliona chiede di mettere un freno) , dopo i diversi scandali, ecco un nuovo potente macigno che pesa sull’operato del consiglio di amministrazione.
Tutti aspetti che ci spingono, ancora una volta, a chiederne, come abbiamo fatto – unici – nei mesi scorsi, le dimissioni.