Aria nuova al Ministero pubblico con l’arrivo di John Noseda? Certo, il nuovo procuratore qualche buon colpo l’ha assestato. Pensiamo in particolare agli interventi tesi a colpire forme di caporalato sui cantieri. Ma, detto questo, quando ci si addentra in vicende che toccano la classe politica (della quale il buon Noseda ha fatto parte, tessendo legami ed amicizie) si stenta a mostrare la stessa determinazione.
Non siamo quindi stati sorpresi nel leggere alcuni giorni fa sui giornali del nostro cantone che per la vicenda Asfaltopoli si andrà verso un non luogo a procedere. In altre parole i dirigenti delle ditte coinvolte non verranno rinviati a giudizio per truffa e falsità in documenti.
Era già arrivato a questa stessa conclusione (cioè sulla mancanza di rilevanza penale nel comportamento delle aziende e dei loro amministratori) il predecessore di Noseda, Bruno Balestra. Questi anzi, come si ricorderà, aveva fatto ancora di più assolvendo praticamente alcuni protagonisti della vicenda (a cominciare dall’allora deputato in Gran Consiglio Thomas Arn direttore della Costra) ancora prima di aver terminato l’inchiesta. L’allora procuratore generale aveva inviato ad Arn, in piena campagna elettorale ed alla vigilia del congresso liberale, una lettera nella quale si affermava che non vi erano procedimenti penali nei suo confronti e che non era perseguito per alcun reato. Naturalmente quella lettera, nei passaggi interessanti per Arn, venne letta ed utilizzata al congresso liberale, contribuendo non poco a “sgonfiare” la vicenda e permettendo così ad Arn di fare il gran gesto della rinuncia a ricandidarsi, ma con una sorta di “assoluzione preventiva” proprio grazie alla lettera di Balestra.
Solo noi allora abbiamo avuto il coraggio di contestare lo scandaloso comportamento di Balestra, investendo il Consiglio della Magistratura. Il quale, naturalmente, assolse Balestra ma con considerazioni tutt’altro che lusinghiere sul suo operato e che, implicitamente, confermavano in qualche modo la nostra censura: “… il PG avrebbe potuto decidere di non rispondere e prendere semplicemente atto della dichiarata disponibilità di Arn ad essere sentito. Oppure, ancora, il PG avrebbe potuto decidere di dargli una risposta più laconica, evitando, in particolare, espressioni quali “ipotesi di reato neppure fondate” nella misura in cui l’inchiesta – pur nella forma delle informazioni preliminari – non era ancora conclusa”; e ancora: “In un contesto sociale e, soprattutto, politico in cui occorre sempre tenere conto della possibile strumentalizzazione di ogni dichiarazione – soprattutto nei periodi di campagna elettorale in cui gli animi sono, se possibile, ancora più accesi del solito e il rischio di interpretazione partigiana ancor più acuto – forse più opportuno sarebbe stato un atteggiamento maggiormente riservato”. Balestra assolto dal consiglio della magistratura, ma non certo onorevolmente…
Poi arrivò la decisione definitiva, comunicata in punta di piedi (solo un comunicato nel quale si affermava che non sarebbe più state rilasciate altre dichiarazioni), con l’abbandono di qualsiasi ipotesi di truffa.
Contro quella sentenza vi fu un ricorso che investì la Camera dei ricorsi penali (CRP) che annullò la decisione di Balestra e invitò la procura a effettuare una nuova istruttoria, più approfondita proprio per verificare la possibilità di reati d’ordine penale. Una seconda smentita, dopo quella – seppure indiretta – del Consiglio della magistratura, nei confronti dell’operato di Balestra.
Ora eccoci alla nuova inchiesta e alla nuova decisione di Noseda che, pare, confermi quella del suo predecessore. Vedremo, al momento della sua pubblicazione, se e come questa volta l’indagine è stata più approfondita ed accurata e sulla base di quali considerazioni i fatti accertati non sono stati ritenuti penalmente rilevanti.
Certo resta ora la procedura civile. A fronte di un danno di circa 25 milioni causato a Cantone e città di Lugano, le ditte coinvolte vorrebbero offrire circa 5 milioni di risarcimento. Un cifra ridicola che le autorità cantonali e comunale dovrebbero, per un minimo di decenza, rifiutare.
Ancora una volta i potenti, la casta, esce indenne da quello che è stato sicuramente uno degli scandali più grossi ai danni della pubblica amministrazione. E la decisione di Noseda, leggeremo gli atti, ci pare in parte anche ispirata da prudenza d’ordine politico.
Sicuramente una procedura per truffa non avrebbe investito solo i direttori delle aziende, ma avrebbe dovuto indagare anche le responsabilità degli amministratori e quindi di figure eccellenti della classe politica, della casta.
Qualcosa che appare assai difficile oggi in Ticino.