A cosa dovrebbe servire oggi la stipulazione di un nuovo contratto collettivo di lavoro? Sicuramente, risponderebbero tutti, ad evitare che le condizioni di lavoro e soprattutto i salari continuino a peggiorare.
La domanda cela siamo posta scorrendo velocemente (e soffermandoci sugli aspetti fondamentali) il nuovo contratto collettivo di lavoro per il lavoro temporaneo. Esso è stato stipulato qualche tempo fa dalle principali organizzazioni sindacali e dalle associazioni padronali rappresentanti le agenzie di lavoro temporaneo e si applica a tutti i lavoratori e le lavoratrici che lavorano sulla base di un contratto stabilito dalla intermediazione di un’agenzia di lavoro temporaneo.
Un interrogativo di fondo
Il primo importane interrogativo che ci si può porre è a nome di chi le organizzazioni sindacali abbiano concluso questo contratto. Se spesso appare difficile organizzare una procedura democratica per stabilire rivendicazioni e decisioni sui contratti aziendali e di settore, il tutto diventa praticamente impossibile per una categoria di lavoratori che hanno una situazione contrattuale individuale e che, di fatto, non fanno parte di un collettivo aziendale nel quale lavorano in modo fisso.
Ci spingiamo ancora più in là affermando che stipulare un CCL per i lavoratori temporanei è una vera e propria assurdità dal punto di vista sindacale. Infatti i lavoratori temporanei devono il loro statuto proprio al fatto che il datore di lavoro li vuole perché può offrire loro condizioni solitamente più basse rispetto ai lavoratori che lavorano in modo fisso presso di lui. Anzi, quasi sempre l’obiettivo è di utilizzare i temporanei per fare pressione sui lavoratori fissi, cercando di peggiorarne le condizioni di lavoro e di salari.
Da questo punto di vista le alternative sarebbero solo due: o l’integrazione del lavoratore temporaneo alle stesse condizioni esistenti nell’azienda oppure la fissazione di condizioni diverse e migliori attraverso la legge.
Ma al di là di queste considerazioni di fondo, resta il problema della rappresentanza: chi ha autorizzato le organizzazioni sindacali a concordare con il padronato determinati salari e determinate condizioni di lavoro? Un interrogativo al quale è facile rispondere: nessuno. Non ci risulta infatti che lavoratori e lavoratrici con questo statuto siano stati in qualche misura consultati, organizzati e coinvolti nella trattativa.
Lottare o favorire il dumping?
Ci si dice che saranno circa 300’000 i lavoratori e le lavoratrici a beneficiare delle condizioni previste da questo contratto. Ed allora la preoccupazione, concentrandosi sulla questione salariale – vero e proprio punto nevralgico di ogni regolamentazione contrattuale – non può essere che grande. A tal punto che non è esagerato affermare che questo contratto rischia di favorire il dumping salariale anziché frenarlo come, invece, ci promettono coloro che lo hanno stipulato.
I salari minimi infatti si situano, per una parte importante dei lavoratori, ben al di sotto dei 4’000 franchi, un limite certamente basso se si considera la cosa in una prospettiva nazionale (ricordiamo, solo per memoria, che il salario mediano in Svizzera si eleva a 5’979 franchi mensili, il che significa che la metà di coloro che lavorano in Svizzera percepiscono un salario superiore a 5’979 franchi).
Infatti solo un lavoratore classificato come lavoratore con formazione professionale riceverà almeno 4’000 franchi lordi al mese. Tutti gli altri dovranno accontentarsi di 3’000 franchi (3’200 nelle regioni di alti salari).
Da notare che l’articolo 19 di questo contratto affida espressamente al datore di lavoro il compito di assegnare il lavoratore alla classe salariale di coloro che si considerano con formazione professionale o senza. Inoltre è noto che molti dei lavoratori che passano dalle agenzie di lavoro temporaneo non esercitano nella professione nella quale hanno conseguito, quando l’hanno, una formazione.
La realtà è che dal punto di vista salariale questo contratto rischia di spingere verso il basso i livelli salariali e svolgere un ruolo assolutamente negativo.
Il caso Ticino: di male in peggio
Il caso di un cantone come il Ticino, dove il dumping si manifesta in modo particolare violento, è particolarmente significativo. Infatti questo contratto prevede clausole particolari, in materia salariale, per le cosiddette regioni frontaliere (sono designate al momento il Ticino e Giura) . Così ai già miseri 3’000 franchi mensili è possibile togliere, per un rapporto di lavoro inferiore ad un anno (assai ricorrente visto che parliamo di lavoro interinale), un altro 10% (se il rapporto di lavoro dura più di un anno la diminuzione è solo del 5%). In altre parole le agenzie di lavoro temporaneo potranno tranquillamente pagare 2’700 franchi al mese (che corrisponde ad un salario orario di Fr. 14.81) senza che nessuno possa dire nulla. Anzi potendo considerare tali salari come assolutamente legali, visto che questo contratto ha assunto forza di legge attraverso la decretazione di obbligatorietà generale.
Tutti capiscono che salari di questi livelli significano incentivare il lavoro interinale che diventa meno costoso e più produttivo di quello fisso. In particolare nei settori, pensiamo a tutto il settore impiegatizio e del commercio, nel quale non vigono contratti collettivi di lavoro di categoria.
Con questo contratto in realtà si introduce una sorta si salario minimo legale, ad un livello di vera e propria miseria. Un risultato del quale vi è poco da andare fieri.