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Pubblichiamo qui di seguito l’editoriale del numero 6 di Solidarietà del 22 marzo 2012.

 

Si può certo essere soddisfatti del fatto che il Gran Consiglio abbia rifiutato la proposta di amnistia fiscale presentata circa due anni fa dal Governo, dando seguito a diverse proposte provenienti da diverse forze politiche presenti in Parlamento.

Ma questa soddisfazione non deve impedire di vedere in modo realistico quale sia la reale situazione e quali siano i rapporti di forza all’interno del Parlamento. Non vi sono infatti dubbi che siamo di fronte ad una nuova offensiva fiscale che la destra (in tutte le sue colorazioni) vuole lanciare come risposta alla crisi sociale e reddituale che vivono i salariati-cittadini.

Non è certo una novità. Già in passato abbiamo assistito ad offensive di questo genere, tra la metà degli anni ’90 e la metà degli anni 2000, che poggiavano sull’idea che una minore pressione fiscale avrebbe aiutato i cittadini a consumare meglio e di più e le imprese a investire, dando il via ad un ciclo virtuoso fatto di maggiori profitti, maggiori investimenti e maggiore occupazione.

Di tutti questi proclami è rimasto solo l’enorme beneficio per alti redditi e imprese: per il Cantone il tutto si è risolto con minori entrate fiscali dell’ordine di diverse centinaia di milioni di franchi che, in gran parte, spiegano l’attuale difficile situazione delle finanze cantonali.

Quali sono le ragioni che ci inducono a pensare che siamo di fronte a questa nuova offensiva fiscale, malgrado il risultato della scorsa settimana?

Per almeno tre ragioni. La prima è legata ai rapporti di forza parlamentari e alle posizioni delle forze politiche. Ora è chiaro che in Parlamento vi è un netta e forte maggioranza favorevole a mettere al centro dell’azione politica la leva fiscale. L’affossamento del progetto di amnistia (tra l’altro avvenuto per pochi voti) è stato, più che altro, un incidente di percorso, dovuto soprattutto alla incapacità tattica di una forza politica come la Lega, per altro grande paladina di amnistia e sgravi fiscali.

La seconda ragione è legata proprio alla “sorpresa” creata dalla bocciatura della proposta di amnistia. Non vi sono dubbi che tutti vorranno ora “recuperare” dopo questo passaggio a vuoto. E le, numerose, proposte di sgravi fiscali pendenti non faranno altro che beneficiare di questo incidente di percorso.

Infine vi è una ragione di ordine più generale, legata al modo in cui la classe politica (e qui sono coinvolti tutti i maggiori partiti di governo) affrontano le questioni  politiche, siano esse di carattere economico, sociale o ambientale. La tendenza sempre più dominante è quella di dare risposte di ordine fiscale, ricorrendo cioè allo strumento degli sgravi fiscali (nella forma di diminuzione delle aliquote o aumento delle deduzioni) per  sostenere tutta una serie di politiche. In un certo senso la leva fiscale ha ormai invaso tutti i territori della politica. Non è una specialità cantonale o federale: tutto il mondo capitalista ha sviluppato e sta sviluppando questa dimensione.

Significativo in questo senso proprio quanto approvato, ancora dal Parlamento cantonale nella sua ultima seduta (in ossequio ad indicazioni federali), in materia di asili nido. E cioè una robusta deduzione fiscale (fino a 10’000 franchi per redditi imponibili inferiori agli 80’000, 5’000 per i redditi superiori) per tutti coloro che devono ricorrere a strutture (asili nido) o persone private (mamme diurne, ecc.) per la cura dei figli quando entrambi i genitori lavorano.

Una logica esattamente opposta a quella  oggi necessaria: che è quella dello sviluppo di strutture pubbliche e gratuite di accoglienza, finanziate dallo Stato attraverso la fiscalità generale. Una logica che vorrebbe che i mezzi a disposizione dello Stato aumentassero e non diminuissero.