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Venerdì 9 marzo impresari costruttori e sindacati (Unia e Syna) hanno trovato un accordo che, di fatto, rimette in vigore il precedente contratto nazionale mantello del settore edile.

 

Una decisione poco «democratica»

 

Al momento attuale è ancora difficile potersi esprimersi in modo dettagliato nel merito dell’accordo sottoscritto, finora avvolto nella più totale segretezza. Neppure i delegati edili del sindacato Unia, chiamati a ratificare l’accordo sabato 10 marzo, hanno potuto preventivamente leggere quanto sottoscritto dovendosi accontentare di una moderna presentazione in Powerpoint, assai riassuntiva.

Un esito difficile da capire, soprattutto in un contesto nel quale questo sindacato continua ad insistere, almeno a parole, sulla necessità che i lavoratori siano coinvolti nelle scelte e nelle decisioni: vero e proprio fulcro di un sindacalismo democratico e combattivo.

Così i delegati del sindacato  sono stati chiamati a ratificare un accordo contrattuale, sottoscritto meno di 12 ore prima, a scatola chiusa. Senza che vi fosse stata una discussione preventiva nei comitati sezionali e regionali del settore edile, né tantomento che l’accordo fosse oggetto di un referendum tra tutti i lavoratori edili. Ciò appare alquanto strano considerato che nel corso della fase di mobilitazione del rinnovo contrattuale i lavoratori edili, tramite consultazioni generali erano stati consultati ben due volte. Una grave incoerenza che dimostra tutti i limiti della reale volontà  delle direzioni sindacali d’imprimere un nuovo corso sindacale basato sulla democraticizzazione e partecipazione della base sindacale. Discorsi buoni in occasioni di congressi e manifestazioni; nella pratica anche nel settore edile si continua a praticare un sindacalismo verticistico dove le decisioni sono prese dall’apparato.

 

Qualche punto positivo…

 

Stando a quanto indicato per sommi capi vi sarebbero in questo rinnovo (il condizionale è d’obbligo senza aver visto concretamente il tenore degli accordi).

Il nuovo CNM prevederebbe un miglioramento dell’indennità salariale in caso di malattia, che passerebbe a partire dal secondo giorno dall’80% al 90% del salario ed  un raddoppio dei termini di disdetta per i lavoratori con più di 55 anni; infine vi sarebbe un divieto di licenziamento per ragioni sindacali.

Un aumento dell’indennità di malattia ed un raddoppio dei termini di disdetta sono sicuramente da salutare positivamente. Si tratta indubbiamente di un miglioramento della situazione attuale. Viceversa il divieto di licenziamento per ragioni sindacali ci sembra alquanto fumoso. Di per sé è la legge (il Codice delle Obbligazioni) che vieta un licenziamento per ragioni sindacali. Ogni licenziamento per ragioni sindacali è legalmente un licenziamento abusivo con un indennizzo fino a 2 mesi di salario. Il problema non è tanto il divieto ma semmai il diritto al reintegro in azienda. Da quanto abbiamo potuto capire non si è ottenuto nulla di tutto questo.

 

…e importanti concessioni al padronato

 

Dall’altra parte le concessioni fatte dai sindacati avranno conseguenze pesanti a medio lungo termine. Fino ad ora il contratto nazionale permetteva solo in casi eccezionali una riduzione del salario per i lavoratori al termine del tirocinio. Di regola, con la conclusione del tirocinio, un lavoratore aveva diritto al salario quale lavoratore qualificato. Con il nuovo contratto per ben tre anni il salario verrà ridotto del 15% nel primo anno (pari a 800 franchi mensili) , del 10% nel secondo anno (pari a 530 franchi mensili) e del 5% nel terzo anno (pari a 270 franchi mensili): sicuramente un forte elemento di  pressione sui salari. Si è inoltre ulteriormente ridotto il campo di validità del contratto collettivo, accettando che una parte dei lavori di trasporto ed il settore della preparazione della ghiaia e sabbia (una delle materie prime del settore) non siano più sottoposti al contratto collettivo e le sue regole. 

Si tratta concessioni su due aspetti centrali del dumping salariale: si attaccano i salari del settore edile sia dall’interno (riducendo contrattualmente per parte della manodopera e per un periodo di 3 anni  i salari minimi) che dall’esterno (dopo i carpentieri, i posa ponteggi, i costruttori di giardini, per un altro settore edile varranno condizioni salariali più basse).

 

Salari al palo

 

Rimanendo in ambito salariale deve essere qui ricordato  il ridicolo aumento concesso con il 1° aprile 2012, 0.5% d’aumento generale pari a circa 25 franchi. La rivendicazione sindacale, ribadita ancora con forza negli scorsi mesi, era di 150 franchi.

Il ritardo accumulato sui salari minimi, rimasti bloccati dal 2009, non verrà recuperato. Essi verranno aumentati di un misero 1% contribuendo anch’essi allo sviluppo del dumping salariale.

Infine, rivendicazioni importanti quali maggiore tutela della salute in caso d’intemperie, una migliore regolamentazione del tempo di lavoro (contenendo l’attuale eccessiva flessibilità), la responsabilità solidale nel caso di subappalti, sono state di fatto  accantonate e verosimilmente  fino al 2015 non se ne parlerà più.

Di fatto quest’accordo contrattuale, accettato con il determinante sostegno dei delegati ticinesi e ginevrini (vale a dire le realtà che in passato hanno saputo mettere in campo delle mobilitazioni importanti) segna di fatto la fine di una particolarità sindacale nel settore edile.

Nel passato il settore edile  era riuscito a sviluppare  una pratica sindacale che in parte rompeva con le logiche della pace del lavoro. Un processo nel quale l’impulso dato dalla precedente direzione di  Unia Ticino era stata determinante e decisiva. Così come nei fatti, al di là dei roboanti proclami verbali, la nuova direzione di Unia Ticino è stata decisiva per far rientrare nel solco della pace del lavoro il settore edile.

 

Appendice

Le rivendicazioni sindacali

Dopo aver presentato una lungo catalogo ci rivendicazioni nel febbraio 2011, il 20 settembre 2011, nel corso di una conferenza stampa a Zurigo, le organizzazioni sindacali avevano presentato le seguenti “richieste principali” rivolte alla Società Svizzera degli Impresari Costruttori (SSIC):

– 100 franchi di aumento dei salari reali e aumento del salari minimi contrattuali

– Versamento del salario al 100% in caso di malattia e infortunio

– Versamento del salario al 100% in caso di intemperie o lavoro ridotto

– introduzione del principio della responsabilità solidale (della impresa principale) nel caso di subappalto

– limitazione del lavoro interinale

– Protezione deai licenziamenti per i lavoratori anziani o i lavoratori con responsabilità sindacali