Asfaltopoli, il crimine paga…

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Nella metà degli anni 50 del secolo scorso le maggiori imprese di costruzione si sono riunite nello studio del vecchio avvocato Viscardi per stipulare un patto di non belligeranza. A partire da quel momento, ogni pubblica gara sarebbe stata «organizzata». Le ditte avrebbero gabbato l’ente pubblico designando a tavolino il vincitore, che fingendo di essere il migliore offerente, in realtà avrebbe aumentato i prezzi del 30%.

Per meglio truffare lo Stato anche le ditte che sapevano di perdere partecipavano ai sopralluoghi fingendo un grande interesse.
L’unica ditta che si è chiamata fuori, la ditta Lombardini, è stata oggetto di boicotto e strozzinaggio da parte delle altre ditte che tuttavia, per non lasciarla morire di fame, le concedevano di tanto in tanto qualche briciola di appalto.
Questo cartello funzionava secondo le regole mafiose più consolidate. Lo statuto dell’associazione (a delinquere?) redatto dall’Avv. Viscardi non era stato firmato da nessuno, ma veniva osservato da tutti. Le riunioni di controllo venivano protocollate in regolari verbali che mettevano nero su bianco il ladro che avrebbe vinto l’appalto di turno, ma questi verbali non portavano nessuna firma.
I membri dell’associazione si riunivano prima all’Uovo di Manno, successivamente alla Perla di Agno. Terminata la riunione segreta di fine d’anno, cominciava quella ufficiale alla presenza del Consigliere di Stato Marco Borradori che elencava le cifre degli appalti già pagati e mostrava i progetti futuri.
Questa associazione (a delinquere?) è minuziosamente descritta in un rapporto della Commissione federale della Concorrenza (ComCom), partito dalla testimonianza dell’Avv. Pagani, titolare dell’omonima ditta che non a caso è fallita.
I protagonisti dell’associazione hanno parlato di lui come di un “delatore” a conferma del linguaggio mafioso che ha permeato il cartello. Ovviamente ogni ditta foraggiava gli esponenti di vertice dei partiti storici (PLR PPD ma anche PS) e le loro riviste.
In più di 50 anni, le ditte del cartello hanno rubato allo Stato centinaia di milioni. In qualsiasi parte del mondo, i protagonisti di questa mega-truffa sarebbero in galera.
In Ticino i Procuratori generali Balestra prima e Noseda poi non hanno ravvisato segni di reato e hanno emesso un bel non luogo a procedere. Il Cantone e la città di Lugano si sono accontentati di 5 milioni simbolici spalmati su 5 anni, che non verranno neppure pagati perché molte ditte si sono messe in fallimento.
Il coraggioso Matteo Caratti sulla coraggiosa Regione ha firmato un editoriale scandalizzato, ma non ha avuto il coraggio di ripetere i nomi dei politici ancora in attività che si sono arricchiti con i soldi rubati allo Stato. Segno che la mafia in Ticino prospera ancora, più forte che in Sicilia, dove ogni tanto spunta qualche magistrato indipendente e coraggioso.
Insomma, se di solito i crimini si pagano, in Ticino alcuni se li comperano.
I protagonisti dello scandalo di Asfaltopoli si sono presentati alla sbarra come se fossero davanti al banco del salumiere.

Ecco come deve essere andata:

 

Dialogo tra gli impresari corrotti e un Procuratore generale

 

“Buongiorno Procuratore pubblico”
“Buongiorno, desiderate?”
“Abbiamo commesso un crimine”
“Ah si bene. Di che crimine si tratta?”
“Abbiamo rubato per 35 anni alle casse dello Stato”
“Bene bene interessante! E come avete fatto?”
“Niente, quando il Dipartimento delle costruzioni o qualche Municipio pubblicavano una gara d’appalto per asfaltare una strada o erigere una scuola, ci riunivamo per decidere chi doveva vincere. Così a turno vincevamo tutti e guadagnavamo un sacco”
“Ma come facevano i funzionari dello Stato a non accorgersi di questo raggiro?
“Eh, eravamo furbi, mica glielo dicevamo! Quando lo Stato chiamava le ditte concorrenti a un sopralluogo sui cantieri, andavamo tutti anche se sapevamo già chi vinceva e chi perdeva. E i perdenti facevano finta di litigare, si sputavano in faccia tra di loro, cosicché i funzionari credevano che fossero in concorrenza. Facevamo come quelli di Pisa; di giorno bisticciavamo e di notte andavamo a rubare tutti assieme”.
“Magnifico, come Procuratore generale sono proprio orgoglioso di voi”
“Procuratore, non è finita qui. Senta un po’ se vuole ridere cosa capitava all’aperitivo di fine anno con il Consigliere di Stato Marco Borradori. Prima facevamo le nostre riunioni all’Uovo di Manno, poi visto che c’era grasso che cola, ci siamo trasferiti all’Hotel la Perla di Agno, cosicché tra champagne e pizzette potevamo consumare subito un po’ di quello che avevamo rubato. Prima c’era nostra riunione segreta dove ci ubriacavamo. Poi cominciava quella ufficiale con Marco Borradori. Ci spanciavamo dalle risa allorquando elencava gli appalti già assegnati e prometteva quelli per il nuovo anno. Ci spanciavamo dalle risa perché lui pensava che le ditte ticinesi erano le più sparagnine del mondo, mentre in realtà rubavamo come ladri. Cosa ne pensa signor Procuratore pubblico?”
“Eh, una truffa, una bella truffa, bravi, una truffa proprio astuta, bravi bravi”
“E quanto ci costa questa truffa signor Procuratore?”
“Mah, una così bella truffa, bella grossa e grave, ve la vendo per 2 o 3 milioni”
“Grazie, ma…dobbiamo pagare subito?”
“Ma nooo!. No di certo! A rate! Comode rate di 5 anni come quelle dell’Interdiscount o del leasing della vostra Mercedes, però senza interessi. A proposito, ci stavate tutti, eravate tutti d’accordo?”
“A dire il vero Procuratore una ditta recalcitrante c’era. La ditta Lombardini, una ditta di moralisti, di gente onesta, uno schifo! Loro nel cartello dell’asfalto non ci volevano proprio entrare. Non erano d’accordo di truccare le gare pubbliche. Dicevano che non era giusto rubare. Loro volevano partecipare onestamente.”
“Davvero? Che idioti. E voi allora che cosa avete fatto?”
“Niente. Li abbiamo minacciati, abbiamo fatto un po’ di strozzinaggio e li abbiamo obbligati a tacere. Cosa ne pensa Procuratore?”
“Molto bene, minaccia, estorsione coazione, tanti bei crimini: Li avete anche lasciati morire di fame?”
“No Procuratore, fin lì non siamo arrivati. Quando i signori Lombardini erano magri magri e piangevano, ci tiravamo tutti indietro e gli lasciavamo vincere qualche piccolo appalto. Ma appena i Lombardini tornavano un po’ in carne, li prendevamo di nuovo a calci nel culo. Che ne pensa Procuratore pubblico?”
“Peccato, peccato, avrei potuto vendervi anche un bel tentato omicidio.”
“Non sia troppo generoso Procuratore, l’omicidio ve lo compreremo un’altra volta?”
“Vabbè ve lo tengo in fresco. Ci ho un paio di omicidi freschi freschi che posso vendervi a quattro milioni, ma fate presto”
“Troppo generoso Procuratore, se ammazzeremo qualcuno verremo certamente da lei, Per ora quanto fa la truffa e l’estorsione?”
“5 milioni in tutto, buon prezzo. 5 milioni spalmati su 5 anni.”
“Per ognuna delle nostre ditte?”
“Ma nooo! Per tutte e 17 le ditte. Un milione all’anno diviso 17. Se calcoliamo che le ditte fallite non pagheranno mai, vi viene a costare circa 40 mila fr all’anno per ogni ditta. Siete contenti?”
“Certo Procuratore, lei è troppo generoso. I nostri prossimi crimini li compreremo sempre da lei. Grazie grazie ».

 

 

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