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Seguire le notizie di questi ultimi giorni è un po’ come assistere ad una sfilata dell’orrore. Appena ci si sta riprendendo da un preoccupante evento di violenza razzista, un altro si manifesta.

 

Ogni giorno giungono nuovi dettagli circa l’omicidio di Trayvon Martin, l’adolescente nero ucciso dal miliziano razzista George Zimmerman [1]. Dopo aver verificato se il suo corpo contenesse tracce di droga, la polizia di Sanford, Florida, ha classificato il suo corpo come “John Doe” [2], mentre i suoi genitori erano alla disperata ricerca del loro figlio scomparso. Ed è poi lo stesso dipartimento di polizia che ha permesso a Zimmerman di continuare le proprie attività quotidiane senza essere arrestato [3].

 

Il 14 marzo, una settimana dopo l’assassinio di Trayvon, la polizia di Del City, Oklahoma, ha ucciso Dane Scott J.-R, un ragazzo di colore di 18 anni, dopo averlo arrestato per la violazione di un segnale di stop sulla strada. Scott – che gli sbirri hanno detto essere armato nel momento in cui gli hanno sparato nonostante nessun arma sia stata ritrovata – è stato colpito alla schiena dalla polizia. È tra gli ultimi Afro-Americani ucciso dalla polizia quest’anno, una lunga lista che include Ramarley Graham a New York City e Stephon Watts e Boyd Rekia a Chicago.

Poi vi è stato l’assassinio di Shaima Alawadi il 21 marzo, una settimana dopo la morte di Dane Scott J.-R.

Questa madre di cinque figli è stata brutalmente picchiata fino alla perdita di coscienza con un cric nella sua casa di El Cajon, California. È morta cinque giorni dopo  che i dispositivi medici che la mantenevano in vita sono stati staccati. Secondo la figlia di Shaima, che ha scoperto il corpo di sua madre, l’assassino ha lasciato un biglietto vicino a Shaima (una musulmana irachena che indossava il velo) sul quale vi era scritto tra l’altro: “Torna al tuo paese, terrorista.”.

Tuttavia, la polizia ha dichiarato in un comunicato: “Tutti gli indizi e le prove ci portano a credere che questo sia un incidente isolato.”.

Nel ricordare l’assassinio di Trayvon Martin, il presidente Barack Obama ha detto che tutti noi dovremmo fare un lavoro di introspezione per cercare di scoprire come un tale omicidio sia potuto accadere. Ma guardando onestamente il razzismo negli Stati Uniti, è chiaro che questi omicidi non sono né isolati, né complicati, né sorprendenti.

 

Trayvon, Shaima e gli altri sono le ultime vittime di una società profondamente intollerante. I loro assassini sono i frutti amari delle ultime tendenze del razzismo istituzionale.

 

La violenza razzista è una componente della società statunitense fin dalla fondazione del paese. Prima e molto dopo il 1776 [4], la costruzione degli Stati Uniti ha comportato la colonizzazione delle terre che avevano già degli abitanti: i nativi americani sono stati vittima di un genocidio razzista. La popolazione nera resa schiava ha resistito ad una violenza colossale. Ed una dopo l’altra, le ondate migratorie verso gli Stati Uniti, sono state accolte con una brutalità razzista.

In altre parole, la violenza razzista negli Stati Uniti è vecchia quanto il paese stesso.

Una forma particolare che ha assunto recentemente il razzismo è la criminalizzazione dei Neri e dei Musulmani.

Gli ultimi 40 anni hanno visto l’incarcerazione di massa dei neri ad un livello senza precedenti, sia negli Stati Uniti che ovunque nel mondo. Secondo Michelle Alexander, esperta universitaria di diritto ed autrice di The New Jim Crow: Mass incarceration in the Age of Colorblindness (Ndt, Le nuove Jim Crow: l’incarcerazione di massa nell’era del daltonismo; Jim Crow era il nome dell’insieme delle leggi segregazioniste nel sud degli USA; daltonismo inteso come la teorica non discriminazione in funzione del colore della pelle), ci sono più neri incarcerati negli Stati Uniti oggi di quanti ce ne siano mai stati in Sud Africa al culmine dell’apartheid.

Una parte centrale dello sforzo di rinchiudere tanti Neri è di natura ideologica. Attraverso le politiche del governo, il lavoro della polizia e dei media, “Neri” è diventato sinonimo di “gentaglia”.

Le stesse istituzioni sono responsabili, in particolare dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre e lo scoppio della “guerra al terrorismo” (“Global War on Terror” da parte dell’amministrazione Bush), d’aver reso “Musulmano” sinonimo di “Terrorista”. Un gran numero – ma la cifra esatta non è nota [5] – di Musulmani e di Arabi sono stati arrestati, interrogati ed espulsi dal 2001.

I media dominanti e l’élite politica sono stati e sono tuttora partner entusiasti nel far crescere una frenesia razzista nei confronti di una presunta minaccia terrorista musulmana. Sono loro che dovrebbero seguire le parole di Obama a proposito dell’introspezione – gli architetti della politica dell’amministrazione Obama (e di quella di Bush e di tutte le amministrazioni che l’hanno preceduto) ed i dirigenti dei media i cui canali televisivi informativi ogni sera ritraggono i Neri come criminali ed i cui giornali diffondono la paura degli Arabi e dei Musulmani e celebrano le invasioni dei loro paesi d’origine.

Un altro fattore che contribuisce a questo attuale clima razzista è il comportamento della destra durante e dopo la campagna elettorale del 2008.

Quando è apparso chiaro che i loro progetti presidenziali erano destinati al fallimento, il ticket repubblicano John McCain – Sarah Palin ha progressivamente  utilizzato il razzismo per attaccare Barak Obama e mobilitare il nocciolo duro della destra del partito.

Gli incontri a sostegno di McCain sono diventati notoriamente luoghi nei quali i nazisti erano i benvenuti e gli appelli ad assassinare Obama tollerati. Allo stesso tempo, alcune personalità mediatiche della destra come Glenn Beck [commentatore, tra l’altro, sulla catena di Fox News e conservatore libertario] e Sean Hannity [animatore di uno show radiofonico e commentatore della catena di Fox News] hanno previsto uno scenario apocalittico se un uomo Nero fosse diventato presidente. La notte dell’elezione di Obama, alcuni razzisti hanno bruciato una chiesa Nera a Springfield, Massachusetts – uno dei tanti crimini di odio che hanno coinciso con l’elezione di Obama.

Eppure l’amministrazione Obama è rimasta praticamente in silenzio a proposito dell’aumento dei crimini d’odio razziale ed il clima apertamente razzista resta di fatto tollerato nella politica statunitense. Tutti questi eventi costituiscono la scenografia nella quale si sono verificati gli ultimi omicidi razzisti.

È ironico vedere che gli Afro-Americani da una parte e gli Arabi ed i Musulmani dall’altra giocano il ruolo di minacce violente contro una società statunitense che altrimenti sarebbe pacifica. È evidente a chiunque abbia prestato un minimo di attenzione che questi gruppi sono oggetto di violenza.

Tra gli aspetti tragici dell’assassinio di Shaima, questo mese, vi è il fatto che lei e la sua famiglia sono emigrati negli Stati Uniti dall’Iraq, un paese reso appena vivibile da due- contate bene, due – invasioni da parte degli Stati Uniti nel corso dell’ultimo quarto di secolo e da una occupazione che entra nella lista dei crimini contro l’umanità nella storia mondiale.

Insieme, questi omicidi rivelano un società da incubo, con una violenza razzista quale componente della vita quotidiana.

Questo razzismo deve essere estirpato. Nonostante l’attulità allarmante di queste ultime settimane, la solidarietà anti-razzista, in risposta a questi crimini, sta crescendo e questo riscaldail cuore. Ci sono state  manifestazioni e cortei attraverso tutto il paese che domandavano giustizia per Trayvon Martin. Ovunque, le persone utilizzano i social media per comunicare a proposito delle uccisioni e mostrare solidarietà alle vittime del razzismo.

Non c’è nulla di nuovo a proposito degli omicidi di Neri commessi dalla polizia o dei crimini di odio contro i Neri, gli Arabi o i Musulmani. Ciò che oggi è incoraggiante è che molte persone sono stanche di questi recenti episodi. Hanno deciso che ne hanno abbastanza, che si deve reagire.

La giustizia per Trayvon e Shaima domanda molto di più dell’arresto e del perseguimento dei loro assassini. Abbiamo un insieme completo di istituzioni razziste da prendere d’assalto e distruggere. In quanto antirazzisti, abbiamo bisogno di trattare questi omicidi come appelli ad agire e questa situazione come un’opportunità per far rivivere una tradizione di lotta senza tregua contro le oppressioni e le  discriminazioni.

Se il razzismo è una componente centrale della storia statunitense, la lotta contro il razzismo ne è analogamente un’altra. Noi dobbiamo ricostruire, approfondire e rafforzare questa lotta.

 

 

* Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2012 sul sito socialistworker.org. La traduzione in italiano è stata curata dalla redazione di Solidarietà.

 

[1] In Florida, esistono dei comitati di vigilanza o milizie civili che pattugliano certi quartieri. George Zimmerman è il “capitano” di uno di questi comitati.

[2] John Doe è un termine utilizzato nell’amministrazione dei paesi anglo-sassoni per designare una persona non identificata (Ndt equivalente al latino usato in italiano N.N. o Nomen nescio).

[3] Zimmerman utilizza per la sua difesa una legge in vigore in Florida dal titolo “Stand Your Ground Law”, che permette l’uso (Ndt letale) di un’arma per autodifesa. Questa legge, in vigore in altri Stati, è ora oggetto di molte critiche.

[4] Il 4 luglio 1776, gli Stati Uniti proclamarono la loro indipendenza dalla Gran Bretagna.

[5] L’autore punta il dito sull’assenza di cifre a seguito delle disposizioni legislative adottata dopo l’11 settembre, in particolare il Patriot Act.