La legge sulle reti di cure integrate ha per effetto di accrescere la parte delle spese di salute direttamente a carico degli assicurati che non aderiscono a una rete di cure : la loro quota parte passerà dal 10% al 15% di costi, con un tetto che passerà da 700 a 1000 franchi all’anno.
Questo cambiamento rinforzerà due tendenze regressive del sistema di assicurazioni malattia in Svizzera : il fatto, in primo luogo, che le spese di salute direttamente a carico delle economie domestiche sono molto importanti e, in secondo luogo, il fatto che questo carico è socialmente distribuito in modo regressivo : è molto più pesante per le persone con redditi medi e bassi, che per quelle con redditi molto alti. Ma un dispositivo del genere, generatore di ineguaglianze sociali, ha anche un effetto sulla salute della popolazione ? Un recente studio apparso in Francia porta proprio su questa questione.
L’Istituto di ricerca e documentazione in economia della salute (IRDES) ha pubblicato in aprile 2012 uno studio intitolato « Pagare può nuocere alla vostra salute : uno studio sull’impatto della rinuncia finanziaria alle cure sulle stato di salute » (Documento di lavoro n° 47). Lo studio valuta due questioni : l’ampiezza e la distribuzione della rinuncia alle cure per delle ragioni finanziarie da un lato e, d’altro canto, l’impatto di questa rinuncia sulla salute. I dati sono quelli rilevati in Francia attraverso l’Inchiesta salute e protezione sociale (ESPS), durante gli anni 2000.
In Francia, il 15.9% delle persone interrogate dichiarano di aver rinunciato durante gli ultimi dodici mesi ad alcune cure per delle ragioni finanziarie. Senza sorpresa, le cure dentistiche (9.9%), oftalmologiche (4.3%) e le visite presso un generalista o specialista (3.5%) sono le più frequentemente citate. La rinuncia alle cure per ragioni finanziarie sono caratterizzate da un forte gradiente sociale : solo il 4.7% delle persone che non ha dichiarato nessuna dimensione di precariato ha rinunciato a delle cure per ragioni finanziarie, contro il 40% le persone che hanno dichiarato almeno sei dimensioni di precariato. Allo stesso modo, più la qualità della copertura complementare privata è buona e prende a carico in modo completo le cure non coperte dalla sicurezza sociale, meno c’è rinuncia alle cure. Il tipo di copertura di un’assicurazione privata dipende evidentemente, anche lui, dalla situazione sociale e finanziaria delle persone interessate.
L’inchiesta ESPS interroga nuovamente le stesse persone a un intervallo di quattro anni. Permette di capire se la rinuncia a delle cure per delle questioni finanziarie è associata a un rischio importante di vedere la propria salute degradarsi. La risposta è positiva : il 42.3% delle persone che ha dichiarato di aver rinunciato a delle cure per ragioni di salute ha visto il proprio stato di salute degradarsi durante quel periodo, contro il 37.8% di quelle che non ha rinunciato a delle cure. Lo scarto è statisticamente significativo. Questa differenza rimane invariata anche quando si tiene conto di altri fattori suscettibili di spiegare una deteriorazione più rapida dello stato di salute come l’età, lo stato di salute all’inizio dell’inchiesta, la situazione sociale o il tipo di occupazione.
L’interesse di questo studio è che mostra che la rinuncia a delle cure per ragioni finanziarie corrisponde chiaramente a un sotto-consumo di cure, che ha un impatto negativo sulla salute. La quota parte nella LAMal, come il ticket moderatore francese, è inteso come un « meccanismo di regolazione della domanda attraverso una suddivisione dei costi tra assicuratore e paziente », il cui effetto dovrebbe essere di ridurre il consumo « superfluo » di cure, senza rischio per la popolazione. Ebbene, per gli autori dello studio dell’IRDES, questo studio ha « dimostrato che questo meccanismo è medicalmente cieco, cioè che la costrizione finanziaria che genera si applica a tutti i beni medici, essenziali o no. » (p. 16). Non è invece socialmente cieco : colpisce i più fragili.
Questi risultati costituisco un’ulteriore ragione per votare No il 16 giugno alla legge sulle cure integrate, che accrescerà il carico finanziario sugli assicurati. Confermano che il sistema attuale di assicurazione malattia, con un quarto delle spese di salute finanziate direttamente dagli assicurati, combina ingiustizia sociale ed effetti negativi sulla salute per delle fasce intere della popolazione con delle difficoltà a far fronte a dei carichi finanziari sempre più importanti. Un cambiamento di sistema –che combini cassa unica, premi proporzionali al reddito e un’ampia presa a carico delle cure da parte dell’assicurazione, senza partecipazione dell’assicurato- corrisponde a un’esigenza sociale di base.
* segnaliamo su questo tema l’ampio dossier apparso sull’ultimo numero di Solidarietà e scaricabile dal nostro sito (http://www.mps-solidarieta.ch/index.php?option=com_content&view=article&id=525:domande-e-risposte-sulle-reti-di-cure-integrate&catid=75:politica-nazionale&Itemid=57)