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Durante la campagna elettorale dell’anno scorso tutti i candidati, in primis quelli socialisti, si sono prodigati nel sostenere la necessità di investire maggiormente nel settore dell’educazione e della scuola in generale.

Da una parte si trattava di agire sulle condizioni di lavoro degli insegnanti e sulle condizioni in cui si svolge l’insegnamento, introducendo, ad esempio, una drastica riduzione del numero di allievi per classe, aumentando lo stipendio dei docenti o prevedendo l’introduzione figure di appoggio per i docenti confrontati con allievi problematici.
Dall’altra si trattava, invece, di potenziare i servizi parascolastici come mense, doposcuola e trasporti pubblici per permettere alle famiglie di conciliare meglio orari scolastici e orari di lavoro.

 

A un anno dall’entrata in carica del nuovo ministro dell’educazione è tempo di fare qualche primo bilancio.
Per quanto riguarda le condizioni di lavoro e di insegnamento siamo, almeno per il momento, ancora fermi al palo. Da una parte rimane tutt’ora aperta la questione della formazione e dell’aggiornamento dei docenti.
Le linee che il DECS intende seguire ricalcano quelle della gestione precedente e per il momento non sembrano riscontrare l’interesse e il sostegno del corpo docente. Docenti che a più riprese hanno espresso una posizione critica sulle proposte, in particolare sull’obbligo di certificare l’aggiornamento attraverso l’acquisizione di crediti ECTS, che nella realtà cantonale si traduce nell’obbligo a frequentare i corsi proposti dal DFA della SUPSI, sulla scarsità di tempo messa a disposizione per aggiornarsi e sul mancato riconoscimento dei costi di questo aggiornamento.
Non va di certo meglio sul fronte delle condizioni di insegnamento e quindi della riduzione del numero di allievi per classe. Attualmente tale rivendicazione ha trovato spazio nelle nuove linee direttive con l’ipotesi di introdurre un limite di 22 allievi per classe alle scuole elementari e nel primo ciclo di scuola media.
Prima di tutto è doveroso sottolineare che si tratta unicamente di una affermazione generica e che non esiste nessuna proposta di legge in tal senso. Secondariamente non si capisce perché ci si debba limitare solo ad alcuni ordini di scuola. Infine il tetto di 22 allievi risulterebbe essere comunque troppo basso per portare ad un reale cambiamento nelle condizioni di insegnamento. Attualmente infatti la media di allievi per classe si aggira attorno ai 22/23 allievi. Nei fatti quindi la norma, ammesso e non concesso che venga introdotta, non farebbe che fotografare lo status quo, permetterebbe forse di evitare alcune situazioni particolarmente esagerate, ma nei fatti non comporterebbe una radicale riduzione del numero di allievi e la creazione quindi di nuove sezioni e nuovi posti di lavoro, oltreché un miglioramento del quadro complessivo delle condizioni di insegnamento grazie ad una importante diminuzione del numero di allievi per classe.

Sul fronte dei servizi le cose vanno, forse, anche peggio. Sintomatica la vicenda della scuola media di Cadenazzo. Il DECS ha infatti annunciato di voler introdurre la mensa per tutti gli allievi della scuola media, ma al contempo di voler abolire il servizio di autobus da e per la scuola sul mezzogiorno.
Si tratta di una misura decisa e annunciata a genitori, docenti e comuni interessati senza che questi venissero precedentemente consultati e ascoltati. La decisione ha subito scatenato un malumore generalizzato. I docenti hanno evidenziato come ci sarebbero dei problemi a livello di organizzazione degli orari scolastici e del pranzo che andrebbero per lo meno discussi e valutati collettivamente. I genitori dal canto loro si sono mostrati scettici all’idea di dover lasciare tutti i giorni i figli a scuola sull’ora di pranzo anche in quelle situazioni dove non è strettamente necessario. I comuni interessati hanno mostrato una certa preoccupazione rispetto al possibile aumento dei traffico privato da e per la scuola che la soppressione degli autobus potrebbe comportare.
Il Dipartimento ha motivato la sua scelta con problemi di ordine finanziario: non si può spendere per la mensa e per il trasporto pubblico! Poi, viste le reazioni, ha deciso di indire una riunione con tutti gli interessati per discutere tutte queste problematiche (forse sarebbe stato meglio farlo anticipatamente). Non ha comunque ancora chiarito cosa intende fare in merito alla decisione annunciata.
Il problema però è a monte. Da questa ultima vicenda si capisce quale logica guidi la politica di investimento nella scuola che il DECS ha deciso di approntare.
Sostanzialmente l’idea è quella di fare si degli investimenti ma senza spendere di più, investire cioè quasi a costo zero. Un esercizio alquanto difficile, se non inutile e in fin dei conti pericoloso.
Come si fa infatti ad immaginare di investire senza spendere. L’unico modo per riuscirci è quello di spendere da una parte e risparmiare dall’altra oppure fingendo di promuovere politiche di investimento che però non hanno nessun impatto sulla realtà concreta.
Ed è in fondo quello che si propone di fare a Cadenazzo, aprendo la mensa ma tagliando sui trasporti. Ti offro quindi un servizio, ma ne levo un altro. E lo stesso si può dire con la questione del numero di allievi per classe: riduco il numero (senza in realtà ancora aver approvato una vera norma in tal senso) ma in modo che questa riduzione non abbia un impatto reale sul numero di allievi e quindi sul numero di classi e di insegnanti da impiegare.
Una politica che necessariamente non porta molto lontano e che in fin dei conti può generare solo malcontento e frustrazione sia nel corpo docente che nei genitori degli allievi.
Forse è un po’ presto per un giudizio complessivo sulla politica del nuovo ministro dell’educazione. Ma i primi passi, ed è ormai trascorso un anno, mostrano più elementi di continuità che di discontinuità con il passato. Sia nei contenuti che nelle forme.
E questo non è certo un segno incoraggiante !

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