L’8 giugno a Varsavia con l’incontro Polonia-Grecia si sono aperti gli europei 2012, organizzati in tandem da Polonia e Ucraina. La finale è fissata per il 1° di luglio a Kiev.
L’Ucraina ha messo a disposizione gli stadi di Kiev, Leopoli, Donetsk (stadio dello Shaktar) e Kharkiv (stadio del Metalist). Favoriti d’obbligo spagnoli e tedeschi, mentre i gialloblu di casa, nel gruppo con Svezia, Francia e Inghilterra, potrebbero anche andare avanti dato che si tratta di avversari che in questo momento non appaiono irresistibili.
Ma al di là delle soddisfazioni che potrà dare il campo, se gli Europei 2012 dovevano costituire per l’Ucraina un’operazione d’immagine si può già dire che il primo obiettivo è già fallito. Mai come questa volta il Paese organizzatore di un grande evento sportivo è stato bersagliato da tante polemiche e ipotesi di boicottaggio.
Bisogna premettere che qui da noi certe polemiche sono state amplificate ad arte perché il mondo dei media, dello sport e della politica non ha digerito lo smacco del 2007, quando la UEFA ha preferito i due Paesi dell’Est all’Italia che aveva presentato la sua candidatura. C’è poco da lamentarsi: dopo Moggiopoli la credibilità del calcio italiano era sotto zero, e a dire la verità, forse oggi è ancora più in basso.
Lo sterminio dei randagi
Il fattaccio più noto legato ai prossimi Europei è senz’altro lo sterminio degli animali randagi in Ucraina. La UEFA aveva invitato le autorità di Kiev a risolvere il problema del randagismo prima del 2012, e -detto fatto- queste hanno messo in atto un vero e proprio massacro di decine di migliaia di cani e gatti che sono stati eliminati nelle maniere più atroci: avvelenamenti, bastonate, colpi di fucile, soffocamento, con l’uso di forni crematori mobili in cui pare che talvolta gli animali vengano gettati ancora vivi. La denuncia partita da un reporter animalista italiano che vive a Kiev ha sollevato un’ondata di indignazione (pienamente giustificata) e l’ipotesi di un boicottaggio del torneo.
La UEFA ha preso posizione contro lo sterminio ma resta da capire come pensava che il problema fosse risolto, senza suggerire o incentivare soluzioni come la costruzione di canili o il contenimento delle nascite, in un Paese dove i diritti degli animali non sono certo al primo posto dell’agenda.
Polemiche dei prezzi
In vista delll’arrivo di tifosi da tutta Europa, il governo ucraino ha lasciato mano libera alla speculazione: ci sono alberghi che hanno triplicato i prezzi, altri che li hanno addirittura decuplicati. Sembra che perfino gli studenti universitari siano stati invitati a sloggiare dai campus per poterci ospitare i turisti a 80 euro a notte. I tour operator sono imbestialiti.
Cattedrali nel deserto
La notizia che la mafia ucraina avrebbe messo le mani sugli appalti dell’Europeo, riportata dal Fatto Quotidiano, non è certo sorprendente dal momento che non c’è grande evento o grande opera pubblica dove questo non accade (vogliamo parlare di Italia ’90?). Il costo dei lavori, a causa soprattutto della corruzione e del malaffare, sono lievitati e molti non saranno neanche terminati. Le stime più ottimistiche prevedono un guadagno di circa 1 miliardo di euro per Euro2012, a frontedi un investimento che è già di 4 miliardi di euro. Lo spettro della Grecia, dove sono state proprio le Olimpiadi del 2004 a trascinare il Paese nel baratro del debito, aleggia sinistro.
Turismo sessuale e prostituzione
L’Ucraina, si sa, è una delle principali mete del turismo sessuale. E secondo dati del governo di Kiev, le donne ucraine vittime della tratta dalla metà degli anni ’90 al 2003 sarebbero state ben 420mila, dirette verso la Turchia, il Medio Oriente, l’Europa e il Nord America e provenienti soprattutto dalle zone più povere del paese, dove impera la criminalità organizzata. Alcune organizzazioni studentesche e femministe avevano sollevato il caso già nel 2009 con lo slogan “Noi non siamo in vendita” e “L’Ucraina non è un bordello”, cercando di evitare che con gli Europei questo problema potesse diventare ancora più esplosivo.
Alla testa di queste proteste il gruppo Femen, le cui attiviste si sono fatte notare per le loro manifestazioni in topless. Nei giorni scorsi un’attivista di Femen ha cercato per protesta di rubare la coppa esposta al pubblico in attesa dell’inizio del torneo.
Negli ultimi anni, dai Mondiali in Germania nel 2006 e in Sudafrica nel 2010, alle Olimpiadi invernali di Vancouver 2010, si è assistito ad una vera e propria industrializzazione della prostituzione al servizio degli sportivi presenti. Per i Mondiali tedeschi si era parlato di giganteschi bordelli dove erano state fatte arrivare ragazze dai Paesi dell’Est. Sarebbe l’ora di finirla.
C’è da dire che il turismo sessuale e il narcotraffico hanno già regalato all’Ucraina un triste risultato: si prevede che entro il 2014 nel Paese ci saranno più di 800mila persone sieropositive, anche a causa del crollo del sistema socio-sanitario.
Perfino gli attentati
Il 27 aprile quattro esplosioni hanno scosso il centro di Dnipropetrovsk. Le bombe sono esplose in luoghi affollati, come un parco e una stazione di autobus, provocando 29 feriti. Come da copione, il governo parla di provocazione e assicura la massima severità, mentre l’opposizione accusa il governo. Una cosa è certa: qualcuno voleva tenere lontani i turisti per danneggiare il Paese.
Il caso Timoshenko, la “rivoluzione arancione” e il gas russo
L’altra ipotesi di boicottaggio di Euro 2012, partita dalla Merkel, ha come pretesto la carcerazione di Yulia Timoshenko, forse il politico ucraino più noto al grande pubblico europeo. La sua popolarità risale al 2004, quando un’attenta campagna mediatica creò a tavolino il personaggio della “Giovanna D’Arco ucraina”, senza tralasciare dettagli mediaticamente importanti come le treccione e l’abbigliamento da madonna cinquecentesca.
Proveniente da una famiglia di burocrati del periodo sovietico, dopo l’indipendenza divenne una delle donne più ricche del Paese guadagnandosi il soprannome di “principessa del gas”. Già nel 1999 entrò nella compagine ministeriale, ma nel 2001 venne silurata con l’accusa di falsificazione di documenti e contrabbando di gas naturale russo.
Nel 2004 la Timoshenko e l’altro leader dell’opposizione, Yushenko, denunciarono brogli elettorali ad opera del presidente Yanukovic dando l’avvio alla “rivoluzione arancione”, una delle cosiddette rivoluzioni colorate che sono state organizzate in diversi Paesi del Medio Oriente e dell’ex blocco socialista. Il “format” funziona così: si prende un candidato che garantisce una totale subalternità a USA e UE, lo si sponsorizza con robuste donazioni, si comincia a parlare di brogli e violazioni di diritti umani da parte del presidente in carica, si inventano manifestazioni di massa (meglio se di giovani) a sostegno del candidato prescelto e si cerca di far ripetere le elezioni finché non vince lui.
L’Ucraina ha un’importanza geopolitica notevole perché passa da qui il 90% del gas russo che importa l’Unione Europea. Guarda caso, rivoluzioni colorate sono state organizzate anche in altri Paesi, come la Georgia o il Kirghizistan, interessati al progetto di un gasdotto che avrebbe potuto far arrivare il gas ai Paesi occidentali direttamente dal Mar Caspio riducendo la dipendenza energetica da Mosca. La Timoshenko e Yushenko riuscirono nell’intento, ma dopo cinque anni di neoliberismo sfrenato con un impoverimento generalizzato della popolazione, Yanukovic (etichettato come “filo-russo) è tornato al potere.
Le accuse per cui “Giovanna d’Arco” è finita in carcere nel 2011 riguardano l’accordo sul gas stipulato con Mosca nel 2009, troppo vantaggioso per i russi e troppo poco per l’Ucraina per non destare sospetti. Ma perché la Timoshenko avrebbe fatto un favore ai russi che sostengono i suoi avversari interni? Probabilmente perché anche l’UE era interessata a una rapida risoluzione della crisi del gas, temendo di rimanere a secco.
La Timoshenko parla di una vendetta di Yanukovic, ma il fatto è che la dissoluzione dell’Unione Sovietica, qui come altrove, ha scatenato un capitalismo selvaggio dove ex-burocrati riciclatisi in falsi manager, mafiosi e politici corrotti si sono gettati a capofitto nel Far West con l’obiettivo di arricchirsi, mentre l’Occidente e la Russia se ne contendono i favori.
Tra i classici “due litiganti” il terzo (cioè gli ucraini) non gode: il 40% è considerato indigente, è scesa perfino l’aspettativa di vita (68 anni), mentre ogni anno la popolazione diminuisce di 400mila persone, a causa del calo delle nascite e dell’emigrazione.
* tratto da Senza Soste n.71 (maggio 2012)