Non è ancora partita la campagna, ma il primo colpo all’iniziativa per una cassa malati unica, proposta dal PSS e da altre organizzazioni, ha già subito un primo colpo. Non sorprende che a darglielo sia lo stesso consigliere federale PSS, Alain Berset.
Non sorprende perché, da sempre, la funzione dei consiglieri federali PSS in seno all’esecutivo è proprio quella di occuparsi del “lavoro sporco”, facendo fallire quelle iniziative (spesso provenienti dal loro stesso partito) che pongono la necessità di una riforma in profondità del sistema. Solo per ricordarne una: la sconfitta (quasi quarant’anni fa) dell’iniziativa popolare per delle vere pensioni popolari . A questa venne opposto il controprogetto (fu Hans-Peter Tschudi a sponsorizzarlo) con il quale veniva creato il famigerato sistema dei tre pilastri (con la creazione obbligatoria – partire da 1985 del secondo pilastro). Un sistema la cui inefficienza e logica economico-finanziaria tutta favorevole al capitale e poco o nulla agli assicurati ci appare oggi in tutta la sua drammaticità. Molti dimenticano che “il padre dell’AVS” fu anche il padre del secondo pilastro…
Sulle debolezze intrinseche dell’iniziativa sulla cassa malati unica abbiamo già detto; così come abbiamo sottolineato, in alcuni articoli, come oggi l’offensiva venga condotta attraverso l’uso di particolari strumenti come le DRG (in questo stesso numero Werner Carobbio ne sottolinea alcuni ulteriori aspetti negativi). Essa infatti lascia ampi spazi all’iniziativa privata (che resta fondamentalmente padrona del campo), escludendo una serie di prestazioni (quelle appannaggio delle assicurazioni complementari), tralasciando la questione del finanziamento solidale (il premio in rapporto al reddito e non per testa come ora), sia limitando la solidarietà territoriale (l’iniziativa propone in realtà 26 casse cantonali).
Ma l’iniziativa ha il merito di porre il problema di un’unica cassa pubblica che permetta di mettere un freno alla logica mercantile sviluppata in questi anni dalle casse, soprattutto a scapito delle prestazioni e delle finanze dei pazienti, chiamati sempre più spesso a pagare (sotto forma di diminuzione di prestazioni e di aumenti dei premi).
Ora il consiglio federale, a nome del quale – con convinzione – si è espresso il ministro social-liberale, ha già spiegato in un recente passato di essere contrario all’iniziativa. Ed ora vuole opporle un controprogetto indiretto con l’obiettivo di farla cadere e, magari, di convincere anche gli iniziativisti (temiamo che non ci vorrà molto) a ritirare l’iniziativa.
Il meccanismo fondamentale è costruire su due aspetti. Da un lato il Consiglio federale accoglie di fatto un’altra iniziativa (quella lanciata dai medici) che chiede una netta separazione tra l’assicurazione di base e l’assicurazione complementare. È questo il primo dei punti fondamentali del controprogetto. Ed è facile immaginare che la potente lobby dei medici, ottenuta soddisfazione su questo punto, diventerà molto più prudente (per non dire che si opporrà) rispetto all’iniziativa del PSS. D’altronde già al momento della sua presentazione avevamo ipotizzato che questa iniziativa potesse in qualche misura aprire la strada ad un controprogetto.
Il secondo punto fondamentale è la creazione di una sorta di fondo di rischio (alimentato dai contributi pagati dalle casse malati per ognuno dei propri assicurati) che assumerebbe il pagamento di tutti i casi con prestazioni che superano una certa soglia (ancora da definire). In questo modo, così la pensa Berset e con lui il Consiglio federale, si opererebbe una sorta di compensazione dei rischi più onerosi e quindi i premi, per tutti, potrebbero livellarsi verso il basso.
Naturalmente in questa visione l’elemento centrale resta la concorrenza tra la casse e tra i fornitori di prestazioni, partendo dall’idea che il mercato, alla fine, non può che consegnare la soluzione più efficiente e meno cara. In questo senso, anche con dei correttivi, l’impostazione di fondo della LAMal non viene assolutamente rimessa in discussione e la centralità della concorrenza resta fondamentale, seppur con qualche correzione.
L’iniziativa, seppur in forma assai moderata, pone il problema di una logica pubblica da contrapporre a quella mercantile attualmente dominante. Non supera il problema di fondo (lasciando agire, come detto, i meccanismi fondamentali), ma potrebbe rappresentare un buon punto di partenza attorno al quale approfondire la costruzione di una politica diversa.
Ora, il controprogetto rischia di bloccare questa iniziativa e di orientare la discussione in una direzione che nemmeno permette di far emergere i veri problemi (sembrerebbe, a sentire le argomentazioni di Berset, che il problema sia dato solo da quei pochi casi – il 4% – che comportano oneri di cura assai elevati, il 52% delle spese complessive).
Ed il fatto che i promotori dell’iniziativa si siano dichiarati “soddisfatti del segnale” non lascia presagire nulla di buono.
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