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Nella discussione attorno al Preventivo 2013 ha assunto un ruolo centrale il taglio previsto ai salari dei dipendenti cantonali del 2%. Governo, partiti di governo e stampa hanno, a più riprese, messo l’accento sulla “insegneresti” dei dipendenti pubblici che, in un momento difficile per tutti come quello che stiamo vivendo, non comprenderebbero quanto sia minimo il contributo che si richiede loro, in particolare a fronte dei “privilegi” salariali dei quali godrebbero.

 

Questo discorso, tuttavia, non si rivolge in  genere a tutti i dipendenti cantonali, ma sta in particolare investendo, in queste settimane, gli insegnanti, colpevoli non solo di essere quelli che in modo più deciso si stanno mobilitando contro il Preventivo 2013 (ma non solo), ma di vivere una situazione di privilegio anche per quel che riguarda le condizioni di lavoro (poche ore di lavoro e molte settimane di vacanza).

Questa messa in croce dei docenti passa attraverso un discorso che, grazie a disinvolti passaggi logici, costruisce un modello di docente materialmente privilegiato. A contribuire alla costruzione di questo modello concorrono un po’ tutti: il governo (presente e passato), diversi partiti politici e tutti coloro che, persino nei ranghi sindacali, un po’ hanno ceduto a questa offensiva e vivono la condizione degli insegnanti tutto sommato come una condizione di privilegio.

 

130’000 franchi per tutti?

 

La propaganda leghista, ma anche quella degli altri partiti, tende a costruire l’immagine del docente come qualcuno che guadagna 130’000 franchi all’anno senza lavorare granché. Il meccanismo è semplice: prendere un dato reale e costruire, attorno ad esso, una realtà immaginaria. Perché, se è vero che 130’155 franchi è il salario massimo della classe 33 (nella quale sono inseriti gli insegnanti delle Scuole medie superiori – SMS – cantonali), è anche vero che a questa categoria appartiene una minoranza dei docenti cantonali e comunali: 540   in tutto su  un totale di 5102 docenti attivi nelle scuole pubbliche cantonali (come attesta il censimento docenti 2010/2011). Tocchiamo qui con mano il primo meccanismo di questa “grande manipolazione” della quale abbiamo parlato: le condizioni di un gruppo che rappresenta poco più del 10%  di tutti gli insegnanti (al di là del fatto che queste possano comunque essere considerate condizioni di eccezionale privilegio) vengono elevate a condizioni generali di tutti gli insegnanti.

Le cose in realtà stanno assai diversamente. Il nucleo quantitativamente più rilevante  degli insegnanti è formato da due categorie, i docenti delle scuole comunali (Scuole dell’infanzia -SI e Scuole elementari  – SE che, assieme, rappresentano – con  quasi 2000 addetti circa il 40% di tutto il corpo insegnante. Se a questo aggiungiamo i 1462  docenti di Scuola Media (SM) arriviamo ad un totale complessivo pari a circa il 66,7 del totale dei docenti.

Basterebbe questo ad affermare che qualsiasi discorso serio  sulla reale natura della     situazione dei docenti ticinesi, intesa come categoria complessiva, deve prendere in considerazione la situazione di questi due settori che (unitamente ad altri che gravitano nella stessa area – pensiamo, ad esempio, ai docenti di sostegno pedagogico o a quelli di scuola speciale) rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione docente cantonale. Ed allora vediamo quale è la loro reale condizionale salariale.

 

SI e SE: pagati come un muratore!

 

Fare confronti tra le varie categorie professionali è sempre pericoloso. Soprattutto perché, nei confronti, è implicito un giudizio di valore. Un confronto che qui viene fatto, evidentemente, non perché reputiamo che questa o quella categoria (in questo caso le professioni dell’edilizia) siano meno nobili dell’insegnamento. Ma perché mostrano come i salari degli insegnanti possano essere assimilati, dal punto di vista della loro entità, a quella di settori che, nella coscienza generale, non sono considerate professioni “privilegiate”.

Un insegnante di scuola dell’infanzia  a inizio carriera percepisce un salario lordo mensile di 5’300 franchi. Uno di scuola elementare, poco di più 5’566. Se raffrenati questi salari con categorie di lavoratori non certo tra le meglio pagate del cantone (ricordiamo che il salario mediano cantonale – cioè quello che divide esattamente in due la popolazione, cioè metà sopra e metà sotto questo limite si situa a 5’076 franchi) vediamo come la loro posizione sia tutt’altro che privilegiata. Ad esempio, un muratore qualificato guadagna 5’429 franchi al mese. Potremmo qui moltiplicare i casi portando salari medi di bancari, falegnami, impiegati di vario genere.

 

Una situazione complessivamente deludente

 

Che le cose stiano proprio così e che, complessivamente la stragrande maggioranza dei docenti ticinesi vivano una condizione tutt’altro che privilegiata, ce lo confermano gli studi ufficiali. La pubblicazione Scuola a tutto campo 2010 così sintetizza la situazione: “Nel 2006, il salario medio di un docente delle scuole comunali nominato nei primi quattro anni di lavoro risulta inferiore a quanto percepito da un salariato di pari livello formativo (formazione professionale superiore) impiegato nei settori secondario e terziario dell’economia privata ticinese” (pag. 383). Ci pare un’affermazione che presenta un dato di fatto chiaro e indiscutibile. Per i docenti delle scuole medie la situazione è leggermente migliore, ma non tale da costituire una situazione di “privilegio” come viene descritta. Sostiene infatti la stessa ricerca: “i docenti delle scuole cantonali a inizio carriera  possono invece contare su retribuzioni sostanzialmente equivalenti (scuole medie e professionali)… a quelle in vigore nel resto dell’economia” (pag. 383).

Naturalmente, ci si dirà, i docenti, se proprio non hanno salari privilegiati, possono contare su altri privilegi, quali ad esempio, un contratto di lavoro che garantisce una certa sicurezza, soprattutto se confrontato con la precarietà del settore privato. Un’associazione sempre meno valida, dato l’aumento della precarietà nel settore pubblico. Ancora una volta lasciamo parlare le pubblicazioni ufficiali. Il censimento degli insegnanti 2010/2011 ci dice che complessivamente gli  insegnanti nominati erano pari al 60%.  Resta quindi un  40% di docenti precari. Una percentuale influenzata certamente dal alcuni segmenti dell’insegnamento (pensiamo ad una parte dei docenti del settore professionale), ma che conferma queste percentuali di precarietà anche in alcuni segmenti fondamentali quali, ad esempio, il settore medio (con il 38%) e quelle delle scuole elementari con il 39%. Una situazione dunque tutt’altro che tranquillizzante e che conferma la progressione dei fenomeni di precarietà nella scuola.

 

E i salari effettivi?

 

Quelli di cui abbiamo finora discusso sono i salari “contrattuali”, cioè quelli fissati nelle scale salariali. Altra cosa ancora quel che succede con i salari reali, quelli che subiscono concretamente le decisioni, ad esempio, di procedere a congelamento degli scatti salariali, ad inserimenti in scale salariali più basse di quelle previste (le due classi che anno penalizzato i dipendenti pubblici negli ultimi 15 anni), oppure a compensazioni solo parziali del rincaro, o, ancora, ad aumenti degli orari di lavoro (come avvenuto nel 2005 per i docenti delle scuole cantonali). A questi vanno aggiunti anche aumenti delle deduzioni direttamente legale al salario, come è avvenuto a più riprese negli ultimi anni per i contributi della cassa pensione.

È difficile fare un calcolo complessivo, talmente tanti sono stati gli interventi che in questi ultimi quindici-vent’anni, dipendenti pubblici e docenti hanno subito. Possiamo dire, sicuramente approssimando per difetto, che oggi il salario reale di un docente o di un funzionario cantonale vale almeno il 15-20% in meno di quanto valeva una quindicina di anni fa.

Alla luce di tutto questo non ci pare così insensato protestare. Per denunciare una condizione salariale certo non miserevole, ma sicuramente non qualificabile come “privilegiata”.