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È sfuggita ai più, ma nel Preventivo 2013 vi è un’interessante indicazione che la dice lunga sulle conseguenze che, l’avanzare lento ma inesorabile del dumping salariale, comincia ad avere ed avrà sempre più sui vari aspetti della politica cantonale.

 

A pag. 44 e 45 del Preventivo si fa stato della evoluzione delle imposte alla fonte, un’imposta a carico, come noto, dei lavoratori frontalieri. Si tratta di un’entrata importante e sicura sulla quale, dice il messaggio governativo, assistiamo all'”inizio di un’inversione tendenza rispetto alle forti crescite constatate negli ultimi anni. Gli incassi netti  a fine agosto segnano infatti una flessione rispetto all’esercizio precedente”.

Ancora più interessanti sono le ragioni che, secondo il governo, starebbero alla base di questa contrazione. Di queste la principale è il fatto che “per la prima volta dopo diversi anni, nel 2011 si è assistito ad un’evoluzione negativa del salario medio del lavoratore frontaliere”. Una diminuzione importante visto che, sempre a mente del nostro governo, essa stata tale da “neutralizzare il rapporto di causa effetto tra la forte crescita del numero dei frontalieri impiegati in Ticino registrata nel corso del medesimo anno (+7,5% rispetto al 2010) il gettito fiscale risultante dall’imposizione dei loro proventi”.

Si tratta di riflessioni che, ancora una volta, ci confermano come un’analisi seria e totale della evoluzione dei salari (e le imposte alla fonte – proprio per la loro natura – coinvolgono tutti i salari realmente percepiti dai lavoratori frontalieri) arrivi alla conclusione che i salari offerti ai lavoratori frontalieri tendono sempre più a diminuire, dando così un contributo decisivo all’avanzata del dumping salariale.

Tutto questo anche alla luce del fatto che la diminuzione del salario medio del lavoratore frontaliere arriva in concomitanza con la crescita della presenza di questi lavoratori (confermata dai dati statistici degli ultimi tre anni) verso settori non tradizionalmente occupati da questi lavoratori. Pensiamo qui ad alcune professioni del terziario (come quelle legate al commercio) nelle quali non vi è alcuna regolamentazione contrattuale, né tantomeno legale, che fissi salari minimi ai quali fare riferimento.