Il ministro Nikos Dendias rispondeva all’interrogazione di un deputato di SYRIZA, che richiedeva dati documentati sui suicidi, come pure la conferma del rapporto dell’UNICEF che segnalava che 439.000 bambini soffrivano di malnutrizione. Finora, su quest’ultimo punto, Dendias ha tergiversato. I dati sui sucidi si snodano lugubremente in questi termini: 2009: 677; 2010; 830; 2011: 297; 2012: 690 fino al 23 agosto. I gesti di disperazione più numerosi riguardano Atene (335) e Salonicco (319). Il ministro, noto anche per le sue vigorose battaglie contro i/le migranti, nella sua dichiarazione ha distinto questi gesti disperati dal contesto sociale, ponendo l’accento su motivazioni “individuali”. Queste cosiddette “motivazioni individuali”, tuttavia, si combinano in un quadro che le trasforma in passaggio all’attuazione.
I malati cronici costretti di fatto all’eutanasia
Avevamo, tra l’altro, messo in rilievo la miserevole soglia del salario minimo per chi ha meno di 25 anni (come del resto per quelli che li superano). Il 18 novembre, in un dibattito su web TV e-Nikos.gr, uno studente di ragioneria, Vasilis Themistoklis, manda all’aria gli esponenti politici della coalizione governativa: ha semplicemente sommato le spese obbligate, poi a quella cifra ha sottratto il salario minimo di 450 euro, come stabilito dal governo e dalla Trojka in nome del “rilancio della competitività” e del pagamento del debito. Ed ecco il suo calcolo, tenendo conto del fatto che la sua compagna è disoccupata (lo è il 58% dei giovani sotto i 25 anni) e che alcune spese elementari vanno perciò raddoppiate: “Mi servirebbero 200 euro mensili per un alloggio di 20-30 mq; 50 euro per l’elettricità; 5 euro per l’acqua; 0,5 euro per due panini al giorno; 10 euro al mese per il telefono; 28 euro mensili per il trasporto. A questo si deve aggiungere 1 euro al giorno per mangiare e una volta a settimana due caffè al bar. Il tutto ammonta a 432 euro. Mi restano perciò 18 euro. Avrei bisogno di 100 litri di gasolio per scaldarmi, al costo di 1,40 euro al litro. Quanti ne posso acquistare per 18 euro?”. In modo semplicissimo, Vasilis ha dato la dimostrazione di come fosse impossibile vivere con 450 euro. E di come con 600-700 euro si sarebbero potute coprire le spese elementari di sopravvivenza. Gli esponenti dei partiti della coalizione hanno risposto solo bisbigliando. Vasilis li aveva messi in scacco, loro che volevano incentrare il dibattito sul dilemma euro o dracma. Illustrava in quei termini la parola d’ordine che ha sempre portato avanti la sinistra di SYRYZA e che è stata assunta fino ad ora: “Non un solo sacrificio imposto in nome della difesa dell’euro”.
Il 22 novembre 2012, la stampa pubblicava il risultato di un’inchiesta sul reddito delle famiglie realizzata dall’Ellenic Statistical Authority (ELSTAT). Al di là dell’aspetto mediato dai mezzi di comunicazione, l’indagine segnala un calo del 15% del reddito familiare tra il II trimestre 2012 e lo stesso trimestre dell’anno precedente. I sussidi sociali, nello stesso periodo, sono diminuiti del 9,5%, mentre le famiglie hanno conosciuto un aumento delle tasse del 37%, sempre tra le due date. L’ELSTAT stima che la perdita del reddito disponibile delle famiglie ammonti a 5,4 miliardi di euro. Dati, questi, che spiegano come mai 852.282 persone si siano registrate presso vari enti ufficiali, incluso della Chiesa, per avere accesso a un sostegno alimentare quotidiano (6 Meres, 21 novembre 2012). E le misure del terzo Memorandum, adottato il 7 novembre, non hanno ancora dispiegato tutti i loro effetti perversi.
Per finire, il 20 novembre, le autorità scolastiche della prefettura di Trikala (Grecia centrale) segnalavano come la maggior parte delle scuole non potessero essere riscaldate, mente la temperatura era scesa a 10°. Alcuni insegnanti delle elementari e delle secondarie, con qualche conoscenza della storia, dicevano che si era tornati agli inizi degli anni Cinquanta (subito dopo la guerra civile), quando i bambini e gli adolescenti andavano a scuola cercando di proteggersi vestendosi a più strati. È questo che il governo di coalizione, complice della Trojka, considera come le condizioni “del salvataggio della Grecia”?
A tutto ciò andrebbe aggiunta la decisione annunciata dal segretario di Stato alla Sanità, Mario Salmas, indipendentemente dal III Memorandum: la partecipazione dal 10% al 25% per l’acquisto di farmaci per la cura di malattie croniche quali l’insufficienza renale, il Parkinson, vari tipi di diabete, l’epilessia, una malattia neurovegetativa (morbo di Charcot), ecc. Si tratta di una decisione “sofistica”: la partecipazione che spetta al paziente è del 10% per i medicinali direttamente connessi alla malattia e del 25% per quelli che si ritengono indirettamente connessi alla malattia considerata primaria.
La stampa fornisce esempi di famiglie a basso reddito, con un membro che ha bisogno di dialisi (che comporta una spesa di 500 euro mensili), che sarebbero costrette a decidere tra continuare le cure o soddisfare i propri bisogni alimentari. Alcuni giornalisti hanno chiesto, amaramente: “Non dovrebbe forse il ministero emanare una legge sull’eutanasia per le persone colpite da malattie croniche?”. Numerosi medici hanno reagito non solo contro una decisione del genere, ma anche contro la tassa di 25 euro da pagare per essere accolti in un ospedale per analisi o interventi. Questi medici hanno deciso di ricevere, il mercoledì, pazienti con redditi irrisori senza che versino un solo euro.
“Non si tratta di cose da regolamentare”
Lo slabbramento in corso della società greca non è il semplice frutto della crisi complessiva del capitalismo europeo (per limitarsi solo a questo continente), ma del cumulo dei piani di austerità (Memorandum) imposti nel maggio 2010, febbraio 2012 e ottobre 2012 dalla Trojka (BCE, UE, FMI), di concerto con i creditori privati (banche, fondi d’investimento, ecc.) che avevano trasformato la Grecia nell’ospite solatio dei loro traffici durante gli anni Novanta e Duemila.
Il contenuto dei Memorandum viene presentato come un complesso di misure strettamente tecniche, che mirano a “rimettere in sesto i conti pubblici”, “raggiungere un equilibrio ragionevole debito/PIL”, “aumentare la competitività dell’economia greca”, “fluidificare il mercato del lavoro”, “introdurre l’efficienza delle istanze amministrative e governative, per imporre una buona gouvernance”, in altri termini una gestione analoga a quella di un’azienda “lanciata nella concorrenza mondiale”, ecc. La società greca e la sua storia, le classi sociali che la strutturano, svaniscono. Tutte le componenti sociali sono rigorosamente reificate; si tratta solo di cose “da regolare”, con efficienza. Esse diventano dunque oggetto di un “intervento razionale” di esperti che non si può mettere in discussione. Essi deve anche sfuggire al funzionamento della democrazia borghese formale se le caratteristiche di questa sono di ostacolo alle “ragioni superiori” dell’“ordine economico” dell’eurozona e di una delle sue pedine, minori: la Grecia. In questo senso, i termini Memorandum, stato di eccezione e stato d’urgenza dialogano tra loro.
I tratti specifici del sistema istituzionale e politico greco, oggi screditati dalla Trojka e dai suoi cani da guardia, non erano segreti quando la Grecia aderì nel 2001 all’eurozona. Le banche francesi (Société Générale, Crédit Agricole, PNB Paribas), le società tedesche, ad esempio la Siemens al centro di uno dei tanti scandali per corruzione (quindi di corruzione e corrotti), le banche svizzere o lussemburghesi che ricevevano centinaia di milioni dalle grandi famiglie greche, i trafficanti di ogni sorta che trasformarono le Olimpiadi del 2004 ad Atene in un vasto terreno di operazioni fraudolente e speculative; o, ancora, i venditori di armi francesi, tedeschi, olandesi, spagnoli, italiani ecc., che ancora nel 2010, hanno venduto materiale per oltre 1 miliardo di euro al governo greco, erano tutti complici attivi di un sistema di cui ora esigono – direttamente o indirettamente – la “riforma urgente”.
Lo stato d’urgenza, posto sotto sorveglianza della Trojka, ha fatto logicamente esplodere il sistema politico messo in piedi dopo i colonnelli, a parte l’eredità lasciata da questi. Clientelismo politico, corruzione, evasione fiscale costituiscono l’humus del sistema bipartisan, con la sua “economia parallela”. E non si tratta un’eccezione in Europa. L’applicazione delle misure contenute nei tre Memorandum si trova in primo luogo di fronte a una multiforme resistenza sociale, ma anche a numerosissimi meccanismi politico-sociali e istituzionali che costituivano e costituiscono i punti di appoggio dei partiti dominanti, come la Nuova Democrazia o il PASOK (Movimento socialista panellenico).
Dopo le elezioni del giugno 2012, l’arretramento di Nuova Democrazia (anche dopo l’ingresso in essa di piccole formazioni politiche, ad esempio parte del LAOS – Allerta popolare ortodossa, la destra dura – o Alleanza democratica, scissione di ND) e la discesa agli inferi del PASOK concretizzavano, nella forma politico-parlamentare, la crisi di direzione politico-istituzionale delle classi dominanti greche. Queste ultime sono lacerate e hanno lo statuto di complici posti sotto la sorveglianza degli “esperti della Trojka”, a loro volta invischiati nelle difficoltà che affrontano i loro padroni nell’elaborare un piano egemonico per “la loro uscita dalla crisi” del nocciolo duro dell’eurozona, per non parlare di quella della Grecia, della Spagna o del Portogallo.
Non c’è quindi da stupirsi se, a partire dal mese di settembre 2012, uno dei principali centri di preoccupazione dei vari rappresentanti delle classi dominanti sia la capacità di resistenza della coalizione che costituisce il governo (Nuova Democrazia, Pasok e Democrazia di sinistra) e la necessaria formazione di un “partito europeo pro-Memorandun”, di cui restano da definire i contorni.
Situazione politica: sei punti nodali
Si potrebbe condensare come segue la situazione politica greca:
1° I dominanti controllano il governo, le diverse amministrazioni centrali e comunali, l’esercito, la polizia, i mezzi di comunicazione di massa, la Chiesa, la Banca centrale, il vertice dei due apparati sindacali (ADEDY, pubblico, e GSEE, privato), il parlamento con pochi voti di margine.
2° Ma si stanno allargando delle faglie in questo controllo, per effetto congiunto, da un lato, della rimessa in discussione dei meccanismi politico-clientelari del passato e, dall’altro lato, delle molteplici resistenze sociali, sempre vive, nonché degli atteggiamenti di rifiuto politico da parte dei governanti, quand’anche tutto questo provenga da ogni angolo della società e delle diverse istituzioni (comuni, ospedali, scuole, università, aziende pubbliche), con la dispersione fisiologica che ne deriva. Il persistere della coalizione di governo è direttamente interrogato da questa fisionomia politico-istituzionale e sociale.
3° In un quadro del genere, una coalizione politica cosiddetta anticapitalista, SYRIZA, si è trasformata in una forza di contestazione del vecchio sistema bipartisan (ND-PASOK) in meno di tre anni. Nell’ottobre 2009, SYRIZA otteneva il 4,6% dei suffragi alle elezioni politiche anticipate; nel maggio 2012 ottiene il 16,78% e il 17 giugno il 26,89%, diventa cioè il secondo partito ed è alla testa dell’opposizione. Improvvisamente, il paesaggio politico si rovescia. Il PASOK passa dal 43,92% del 2009 al 13,18% del maggio 2012 e al 12,28% di giugno. Quanto a Nuova Democrazia, ha avuto il 33,48% nel 2009, il 21,40% a maggio 2012 3 il 29,60% a giugno, dopo cooptazione di altre organizzazioni e grazie a una polarizzazione (ND contro SYRIZA) in cui ha potuto utilizzare tutti gli strumenti istituzionali a portata di mano; va poi aggiunta la campagna politica ricattatoria di tutti i centro sinistra e centro destra dell’eurozona e delle sue istituzioni.
SYRIZA, dunque, è diventata in brevissimo tempo il canale di espressione politica anti-Memorandum. Essa ha introdotto un ulteriore elemento di crisi e di squilibrio sul piano politico-sociale.
SYRIZA resta una coalizione eterogenea dal punto di vista ideologico e in termini strategici, ma è unita, finora, su obiettivi immediati al centro dello scontro sociale e che entrano in sintonia con le multiformi resistenze sociali. Non ne discende che l’impresa organizzata da SYRIZA sul piano sociale coincida con il suo ascolto sul piano elettorale, benché le varie componenti della coalizione e la coalizione in quanto tale siano sempre più impegnate nei quartieri e stiano consolidando una rete organizzativa. Tutte queste specificità non dovrebbero quindi suscitare nella sinistra radicale europea nuove elucubrazioni su un “modello” che questa volta si chiama SYRIZA.
4° Il Partito comunista (KKE) – dagli spiccati richiami staliniani – ha perso, nello stesso lasso di tempo (tre anni). il suo statuto di “rappresentante dei lavoratori”. Sul piano elettorale, passa dal 7,54% del 2009 all’8,48% del maggio 2012 e al 4,5% del giugno di quest’anno, e in un contesto di crisi e di lotte sociali e politiche senza precedenti da lungo tempo. Una simile inversione dei rapporti di forza – si pensi che, in parlamento, i deputati comunisti devono intervenire non solo dopo quelli di SYRIZA, ma anche dopo quelli di Alba Dorata, data la loro “classificazione elettorale”! – alimenta in seno al KKE una crisi che il suo forte apparato stenta sempre più a tenere segreta (un tema sul quale anche torneremo).
5° Inserendosi in una tradizione ideologica virulentemente anticomunista e da regime autoritario – le cui reminiscenze attualmente riaffiorano in più di un protagonista civile e militare, secondo quanto ha reso pubblico il quotidiano borghese To Vima – il partito neonazista Alba Dorata ha fatto il suo ingresso in parlamento nel maggio 2012 con il 6,9% dei voti. Ha confermato questo esito in giugno (6,2%), e i sondaggi gli attribuiscono un seguito in aumento da allora; vola sulla cresta dell’onda nazionalista e anti-immigrati/e (lo prenderemo in esame in seguito).
6° Durante l’autunno 2012 sono continuate le mobilitazioni sociali dei settori privato e pubblico. Dopo i due giorni di sciopero generale del 6 e 7 novembre, proseguono, senza che sia per il momento possibile avere una percezione più chiara dell’impatto delle tendenze sindacali di classe.
7° Quando una società è massacrata tanto brutalmente ed ha la sensazione che il baratro in cui è precipitata non possa che approfondirsi, le oscillazioni politiche di forti contingenti popolari possono avvenire rapidamente, con frustrazioni e rivolte che si affiancano. E, questo, tanto più in quanto tutti i riferimenti istituzionali e politici del passato si stanno sfaldando. Difficile allora interpretare i sondaggi. Fortissima è l’opposizione alle misure adottate dal governo. SYRIZA emerge come il partito che otterrebbe oggi la maggioranza dei voti, seguita da Nuova Democrazia e Alba Dorata, Tuttavia, sembra esistere uno scarto significativo tra un voto a SYRIZA e l’adesione a un governo di SYRIZA; di questo non c’è da stupirsi quando gli elementi costitutivi di una leadership di classe alternativa sono ancora allo stadio embrionale, anche se la prospettiva del suo emergere costituisce la posta in gioco della definizione strategica e della prassi politica che si discute in Syriza per l’attuale fase politica.
Sul fronte borghese, è all’ordine del giorno una discussione, in certo senso parallela, sull’affermarsi di una nuova leadership che possa coniugare tecnicità e autoritarismo. È questa una delle caratteristiche del tipo di crisi complessiva che sta investendo alcune formazioni sociali in seno all’Unione Europea.
[i] Traduzione di Titti Pierini. Si veda, su questo stesso sito, la prima parte dell’articolo.