Pubblichiamo qui di seguito l’editoriale dell’ultimo numero di Solidarietà (nro 20 del 29 novembre 2012).
Comincia in questi giorni una fase di mobilitazione nel settore pubblico cantonale che vedrà impegnati per i primo i docenti, di ogni ordine di scuola, nella giornata di mobilitazione per la scuola in programma il 29 novembre e poi, il cinque dicembre, si continuerà con la giornata d’azione indetta per tutto il settore pubblico cantonale, impiegati, docenti, operatori sociali di ogni genere.
L’elemento che ha scatenato la protesta per i docenti è la degradazione della condizione di insegnamento ed apprendimento che si sta manifestando, in modo continuo ed inesorabile, da alcuni anni a questa parte. Il Manifesto per la scuola lanciato dal Movimento della scuola che ha proclamato la giornata di mobilitazione del 29 novembre (manifesto che i lettori di Solidarietà hanno potuto leggere su uno degli ultimi numeri del giornale) sottolinea come, ad una perdita di centralità della scuola come istituzione formativa, il potere politico non abbia saputo rispondere in modo adeguato; anzi, di fatto contribuendo ad approfondire ulteriormente questa crisi, proponendo, al massimo, dei cambiamenti sostanzialmente di basso profilo, navigando a vista, senza avere né la capacità, né il coraggio di ripensare la funzione della scuola e di aprire un dibattito su una stagione di grandi riforme.
Questo processo si è accompagnato anche ad una degradazione della condizione materiale del personale insegnante, in particolare attraverso l’aumento dell’orario di insegnamento e la stagnazione di una condizione salariale che si rivela essere una della peggiori nel confronto intercantonale.
Ed è qui che il degrado della condizione insegnante si salda con quella di tutto il resto del personale pubblico cantonale. Tutti, negli ultimi quindici anni, hanno dovuto subire una serie senza fine di peggioramenti che hanno investito il salario reale diretto, così come quello differito (in particolare il sistema pensionistico).
Compensazione integrale del salario, congelamento degli scatti salariali, inserimento dei nuovi assunti a livelli salariali inferiori, introduzione – a più riprese – di contributi di solidarietà, aumento dei prelievi assicurativi, diminuzione di diverse indennità. Tutto questo ha contribuito in modo importante a peggiorare le condizioni materiali dei dipendenti del cantone.
In questo ultimo scorcio del 2012 sono poi arrivati due provvedimenti che accelerano in modo marcato questo declino. Da un lato il taglio del 2% sui salari, il cosiddetto contributo al risanamento previsto nel quadro del Preventivo 2013; dall’altro la riforma della Cassa pensione che rappresenta, in prospettiva, un forte ridimensionamento delle rendite per i dipendenti pubblici. Su questo ultimo aspetto i nostri lettori hanno potuto leggere una interessante analisi proprio nell’ultimo numero di Solidarietà.
È attorno a tutti questi temi che si svolgeranno (con accenti diversi ma convergenti) le due giornate di mobilitazione. In particolare, lo sciopero del 5 dicembre, rappresenta la ripresa di una modalità, nel settore pubblico, che da troppo tempo le direzioni sindacali avevano abbandonato. Si può certo criticare il ritardo, l’incertezza e la colpevole debolezza ed impreparazione con la quale si arriva a questo importante appuntamento; ma di questo avremo tempo di parlare e di fare bilanci a bocce ferme.
Per ora la priorità è al sostegno pieno a questa mobilitazione con la consapevolezza che solo da una reale riuscita potrà scaturire l’inizio di un percorso, certo ancora lungo, per creazione di nuovi rapporti di forza nel settore pubblico e nella scuola decisivi per qualsiasi reale mutamento materiale, sociale e culturale.