Ormai nessuno potrà più presentare una domanda d’asilo presso una sede diplomatica svizzera all’estero. Questa decisione ha implicazioni molto concrete: la domanda di un richiedente potrà essere esaminata solamente se presentata di persona alla frontiera svizzera.
Il fatto che la Svizzera sia uno Stato che ha aderito agli accordi di Schengen-Dublino le permette di rifiutare e rinviare “automaticamente” il richiedente verso quel paese che, per primo, ha registrato la domanda – spesso il primo paese attraversato. La posizione geografica della Svizzera fa sì che sia piuttosto raro che sia il “primo paese attraversato”. Di fatto, le espulsioni verso l’Italia, la Francia, Malta o anche la Spagna – spesso codificate come “rinvii”, secondo il vocabolario in uso per i migranti – vengono effettuati grazie alle disposizioni giuridiche europee. La Grecia è un paese che appartiene a questa categoria, ma le condizioni di vita dei migranti sono tali che nel 2011 la Svizzera è stata costretta a sospendere questi rinvii. Queste nuove disposizioni aggiungono un tassello in più al già vasto muro legale e reale eretto attorno alla “Fortezza Europa”.
L’agenzia europea di sorveglianza alle frontiere – Frontex – che svolge la funzione di cane di guardia – in cinque anni ha moltiplicato per 15 il suo budget (non dimentichiamo che la Svizzera è un paese contribuente). In questi periodi di tagli alle spese pubbliche in tutta Europa, aumenti di questo tipo fanno riflettere sulle priorità dei governi…. Oltretutto l’esperienza dimostra, che queste misure non rendono “impermeabili” le frontiere europee, e non le renderanno mai tali. I risultati sono dunque chiari: una migrazione sempre più pericolosa, spesso mortale; una dipendenza maggiore dei migranti da passatori criminali; corruzione più vasta; il moltiplicarsi di contratti cospicui per le molte compagnie attive nella “sicurezza”. Negli ultimi anni è cresciuta l’euforia sul tema della “paura di invasione”. Serve da musica di sottofondo ad un’incessante concorrenza tra gli Stati per renderli “meno attrattivi” per i migranti. Questa isteria distrugge largamente ogni tipo di sensibilità nei confronti degli attacchi ai diritti umani perché i migranti sono considerati come “invasori”. A tutto ciò si aggiungono quegli accordi con i paesi al di fuori dell’Unione europea (Libia di Gheddafi, Ucraina, ecc.) con lo scopo di “subappaltare la gestione dei flussi migratori”. Negli ultimi anni è stata introdotta anche una novità giuridica: il delitto di emigrazione (in Senegal, su pressione della Francia).
Dai motivi di ammissione è stata tolta la diserzione anche se le persone sono “esposte a seri pregiudizi o temono a giusto titolo di esserlo per il solo motivo dell’obiezione di coscienza o della diserzione. In Svizzera [queste persone] non verranno riconosciute come rifugiate e quindi non otterranno l’asilo. Verranno espulse dalla Svizzera.” Un’ ammissione “provvisoria” è prevista solamente se “l’interessato rischiava di subire trattamenti inumani nel suo paese” (Messaggio relativo alla modifica della legge sull’asilo del 26 maggio 2010, p. 6737). Quest’ultima formulazione non è che una precauzione retorica per appesantire le pratiche, ponendole in contraddizione. In realtà, questa misura è destinata di fatto ad impedire l’entrata in Svizzera dei richiedenti l’asilo provenienti dall’Eritrea (3’260 sui 40’677 richiedenti registrati in Svizzera nel 2011). In quel paese – una dittatura tra le più sanguinarie in Africa – il servizio militare è obbligatorio, per donne e uomini dai 18 ai 40 anni. La nuova Legge sull’Asilo (LAsi) prevede “di accelerare e di semplificare” le procedure di ammissione. Obiettivo annunciato: un risparmio annuale di 2,5 milioni di franchi nell’aiuto sociale destinato ai richiedenti l’asilo (che raggiunge a mala pena i 10 franchi al giorno). Il Tribunale amministrativo federale dovrà decidere in 5 giorni (invece delle 6 settimane previste fin’ora) sulla non entrata in materia (NEM).
Il termine di ricorso dei migranti contro questa decisione giudiziaria si abbassa a 5 giorni lavorativi. Una misura supplementare consiste nel “rafforzare puntualmente la protezione giuridica nella procedura di ricorso” limitando l’assistenza giuridica ai soli richiedenti indigenti il cui ricorso “non è privo di prospettive” (sic.), vale a dire “rinunciare alla condizione di necessità di una rappresentanza giuridica” ad eccezione dei ricorsi depositati nel quadro degli accordi di Dublino e delle domande in riesame. (Messaggio aggiuntivo sulla modifica della legge sull’asilo. p. 6737).
L’incremento dell’arbitrio dell’amministrazione sarà quindi senza limiti…
La creazione di un laboratorio per negare i diritti sociali e politici
La revisione della legge prevede anche di affidare all’Ufficio federale della migrazione (UFM) la possibilità di creare “centri specifici” per i richiedenti che “minacciano la sicurezza e l’ordine pubblico o che, con i loro comportamenti, danneggiano il funzionamento dei centri di registrazione”. Ed inoltre “Alle medesime condizioni, i Cantoni, possono ospitare in questi centri i/le richiedenti che sono di loro competenza” affidando a “terzi” (in subappalto, ad imprese come Securitas) la gestione di compiti di funzionamento. Si tratta qui di permettere l’internamento dei richiedenti l’asilo in luoghi che funzionino come penitenziari. Il Consiglio federale potrà anche applicare procedure test della durata massima di due anni e senza base legale. Lo scopo è di sperimentare pratiche amministrative diverse, al di fuori di ogni tipo di dibattito. L’adozione di questa revisione in quanto legislazione d’urgenza anticipa l’applicazione di questa misura. Durante la “fase test”, il Consiglio federale può abbreviare il termine di ricorso da 30 a 10 giorni se “misure appropriate garantiscano una protezione giuridica efficace dei richiedenti l’asilo in questione” (sic)
Il Partito socialista svizzero (PSS) si oppone al referendum – nonostante le contestazioni di numerose sezioni cantonali e di molte organizzazioni attive nella difesa dei diritti umani (come Amnesty International) – affermando che la revisione della legge sull’asilo verrà adottata in votazione popolare ed offrendo quindi all’Unione democratica di centro (UDC) una grande possibilità per esporre i suoi argomenti xenofobi.
L’accettazione di nuove misure che negano i diritti di un gruppo ristretto di persone, i richiedenti l’asilo – il cui numero, secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, rappresenta appena lo 0,6% della popolazione svizzera per persone che beneficiano di una ammissione provvisoria, e lo 0,3% per i rifugiati – rappresenta un precedente grave. Portando avanti il suo obiettivo di radicalizzare le leggi e le pratiche dello Stato, l’UDC ha già annunciato che ance se la revisione attuale della LAsi andrà a buon fine, non sarà purtroppo sufficiente a rendere “efficaci” le procedure d’asilo, il cui scopo è quello di diminuire “l’attrattività della Svizzera” e di “ridurre la criminalità”. Questo partito lancerà presto una nuova iniziativa popolare per ottenere la reclusione dei richiedenti l’asilo in campi di internamento (“Lager chiusi”), la riduzione della durata della procedura di ammissione a 30 giorni al massimo, il termine di ricorso a 10 giorni e l’espulsione d’ufficio per quei richiedenti che evadono dai campi o infrangono la legge (come già preannunciato nella SonntagsZeitung dello scorso 30 settembre).
Non vi è alcun dubbio che le pratiche “test” in questo ambito, saranno sviluppate ed applicate anche per altre categorie di persone: tutti gli stranieri, gli invalidi, le persone che usufruiscono di aiuti sociali, ecc. Detto altrimenti, queste nuove misure devono essere affiancate ad altre. Tutte legate all’aumento della precarietà ed alla negazione dei diritti. Dobbiamo combattere queste misure “austeritarie”, difendendo l’aumento di diritti sociali e democratici per tutte e tutti.