Pubblichiamo qui di seguito l’editoriale del 1° numero del 2013 di Solidarietà.
È partito il referendum contro la modifica della Legge sul Lavoro (LL) voluta dal Parlamento nazionale per permettere il prolungamento degli orari di apertura dei negozi situati sulle autrostrade o sui cosiddetti grandi assi di comunicazione.
Non che ora non sia possibile per questi negozi (molto spesso legati alle grandi catene di distribuzione a cominciare dal Migros e COOP) far lavorare il personale di domenica e la sera fino a tardi. La riforma votata dal Parlamento amplia sia la fascia merceologica (praticamente tutti i prodotti potranno ora essere venduti) ed elimina il divieto finora esistente alle aperture domenicali e a quelle notturne (dalle 01 alle 5.00) per tutta una serie di prodotti. In altre parole si può affermare che con questa riforma la liberalizzazione degli orari di apertura 24 ore su 24 e sette giorni su sette farebbe un passo avanti gigantesco: solo uno sprovveduto può pensare che tale riforma riguardi solo i negozi ubicati sulle autostrade.
Il nostro sostegno a questo referendum deve essere quindi deciso ed attivo per almeno tre ragioni.
La prima riguarda la natura stessa di questi negozi. Lo abbiamo sottolineato a più riprese che solo con un grande sforzo di immaginazione si può oggi affermare che questi negozi siano delle strutture «annesse» ai distributori di benzina e che questa annessione giustifichi il loro ruolo, considerato marginale e secondario.
In realtà, e basta andare a vedere qualcuno di questi negozi, si tratta di veri e propri supermercati (spesso di dimensioni anche importanti) nei quali è presente tutta la varietà merceologica dei supermercati cittadini. Sarebbe quindi corretto affermare che la riforma permette a dei supermercati con «annesse» stazioni di benzina da far lavorare il personale 24 ore su 24, sette giorni su sette.
Una seconda ragione riguarda il contesto nazionale nel quale si inserisce questa riforma. Essa è stata seguita da ulteriori atti parlamentari (i ticinesi si distinguono con le proposte di Lombardi e Abate) che chiedono al Parlamento di fare ulteriori passi avanti in materia di apertura degli orari dei negozi e di deregolamentazione delle condizioni di lavoro. Si chiede, tra l’altro, di prolungare fino alle 20.00 gli orari di apertura dei negozi su tutto il territorio dela Confederazione e di permettere le aperture ed il lavoro domenicale nei centri commerciali delle cosiddette zone di frontiera e delle zone turistiche.
Una terza ragione, ma non certo meno importante, riguarda le discussioni in atto nel nostro Cantone che vedono il fronte dei deregolamentatori, capitanati dal DFE, pronto a cogliere ogni occasione in tale senso.
Così è stato, come noto, con la vicenda FoxTown-Centro Ovale; una vicenda che vede Cantone, magistratura e partiti politici di governo tollerare una palese situazione di illegalità facendo finta di essersi dimenticati che questo problema è sempre sul tappeto.
Ma, accanto a questo problema, vi è quello di una ulteriore deregolamentazione proprio nel settore oggetto della votazione. Infatti il progetto di nuova legge cantonale sugli orari di apertura dei negozi porta l’attacco maggiore non solo e non tanto agli orari di apertura serali dei negozi (prolungati fino alle 19.00), ma soprattutto liberalizza, sfruttando gli ampi margini che già l’attuale legislazione federale permette, proprio nel settore dei cosiddetti negozi «annessi» alle stazioni di benzina. Un aspetto che, nelle nostre analisi sul progetto di legge, abbiamo sottolineato a più riprese.
Per tutte queste ragioni quindi invitiamo a firmare il referendum che decorre proprio in questi giorni e per il quale la raccolta delle firme è già cominciata.