Pubblichiamo qui di seguito l’editoriale dell’ultimo numero del giornale Solidarietà.
Nel settore sanitario le cose avanzano molto più velocemente di quanto si potesse prevedere. Negli ultimi mesi questo giornale ha ospitato diversi articoli che mettevano in evidenza come alcune delle novità sopraggiunte nel settore sanitario, in particolare in quello ospedaliero attraverso l’introduzione del rimborso delle prestazioni sulla base di un forfait per caso (i famosi DRG), avrebbero sicuramente accelerato il processo di riorganizzazione del settore ospedaliero. Anche in questo numero di Solidarietà ospitiamo un dossier che, partendo dagli ultimi sviluppi del dibattito, fa il punto sulla situazione, analizzando come i nuovi metodi di gestione in realtà siano molto lontani dagli obiettivi che pretendono di raggiungere.
Le cose, dicevamo, vanno più velocemente di quanto avessimo pensato. Lo testimoniano, ad esempio, le discussioni in atto in Ticino (simili a quelle di altri cantoni) attorno alla riorganizzazione e alla ristrutturazione del sistema ospedaliero; così come lo testimoniano le vicende dell’ospedale La Providence di Neuchâtel, dove, proprio nella prospettiva di una redditività legata ai nuovi modi di fatturazione delle prestazioni ospedaliere, la nuova proprietà tenta di spingere verso il basso le condizioni di lavoro del personale (che, giustamente, da settimane è in sciopero a difesa del contratto collettivo di lavoro).
Si tratta di un dibattito centrale poiché, dai suoi esiti, verranno determinate sia le condizioni di lavoro del personale, sia le prestazioni sanitarie alle quali avranno accesso nei prossimi anni i cittadini e le cittadine di questo paese.
È più che mai necessario quindi organizzare una forte resistenza a quella che si configura come una vera e propria offensiva tesa ad introdurre nel settore della sanità sempre maggiori e determinanti elementi di mercato, permettendo che modi e tempi della cura siano sostanzialmente determinati da considerazioni di tipo economico e sempre meno da indicazioni di ordine medico.
Per resistere a questa offensiva è necessario muoversi in almeno tre direzioni.
La prima è quella di rifiutare una diminuzione dell’attuale livello delle prestazioni. Dietro l’idea di riorganizzare in modo più efficiente, razionale e meno costoso le cure specialistiche, si vede emergere un sistema ospedaliero che, accanto ad un centro di “eccellenza”, come si ama dire, vedrebbe pochi altri ospedali ridotti al rango di ospedali di zona o poco più.
La seconda è l’esigenza di un’informazione chiara, ampia e trasparente. Chi leggerà il dossier di questo numero del nostro giornale noterà come, malgrado lo sforzo di semplificazione, il tema della salute e della organizzazione delle cure ospedaliere presenti sicuramente aspetti complessi. È quindi necessario che la prossima pianificazione ospedaliera (attorno alla quale si decideranno molte delle cose alle quali abbiamo accennato) avvenga nel quadro di un dibattito pubblico, che permetta un coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine, sulla base del massimo di informazioni alle quali possano accedere.
La terza, e spetta alle organizzazioni dei lavoratori farsene carico, è la mobilitazione dei lavoratori del settore ospedaliero (e di tutto il settore sanitario) nell’ambito di questa procedura. È un elemento, questo, essenziale nell’ambito della campagna di resistenza alla quale abbiamo accennato. La difesa delle condizioni di lavoro è parte integrante della battaglia in difesa del livello delle prestazioni, contro la logica mercantile di chi vuole peggiorare sia condizioni di lavoro che prestazioni sanitarie.