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Vallombrosa2Sarà austerità per i prossimi anni: non vi sono ormai più dubbi dopo che il governo ha fatto conoscere, in un incontro pubblico con la stampa, gli orientamenti di fondo dei due giorni di clausura passati nella tenuta Vallombrosa (un nome così non poteva certo offrire risultati più allegri….).

 

In attesa delle misure concrete, abbiamo già potuto apprendere le novità di metodo: è intenzione del governo coinvolgere fin dall’inizio il Parlamento, ed in particolare la commissione della Gestione, nella realizzazione concreta di questa politica. In particolare verranno decise assieme tutte le misure di risparmio da proporre poi al plenum del Parlamento: con l’obiettivo di diminuire i pericoli di opposizione.

Non c’è che dire, un bel programmino: austerità e riduzione al minimo di qualsiasi possibile contestazione. Uno scenario ticinese che somiglia molto a quelli che si sviluppano in molti paesi europei. E non a caso l’orientamento di fondo proposto non è poi molto diverso da quanto si fa in tutti gli altri paesi europei: una sorta di fiscal compact alla ticinese…

 

Pareggio dei conti: si continua con questa assurdità

 

L’elemento più sorprendente (si fa per dire…) della riunione del governo è la conferma della ferrea volontà di proseguire nell’obiettivo del pareggio dei conti entro la fine della legislatura. Un obiettivo ambizioso che qualcuno, Laura Sadis in particolare, ha confermato mettendo tuttavia in guardia sul fatto che si tratta di un “obiettivo di medio termine” e che, ci ricorda il Corriere del Ticino (CdT) del 7 marzo riportando le parole della ministra delle finanze, “l’obiettivo del pareggio d’esercizio entro la fine delle legislatura, nel 2015, è difficilissimo da raggiungere, salvo attuare misure drastiche che non incontreranno un consenso. Più realistico invece che il lavoro sia distribuito sull’arco di tre quattro anni”.

Due, tre, quattro anni poco importa: l’obiettivo resta quello della lotta contro i deficit di esercizio e quindi contro il fatto che il debito pubblico tenda ad aumentare. Naturalmente al governo poco importa che una politica di questo tipo abbia effetto depressivo sull’economia e poco importano altre considerazioni come quella che il debito pubblico del nostro Cantone non solo è tutto sommato trascurabile dal punto di vista della sua entità, ma, analizzato dal punto di vista della sua evoluzione negli anni, appare assolutamente un non problema.

 

Una cura da cavallo

 

Nell’incontro con i giornalisti è toccato al ministro della socialità, il democristiano Paolo Beltraminelli, delineare i tratti essenziali della cura alla quale il governo, con un cammino concordato con la commissione della gestione e il Parlamento tutto, vuole sottoporre i conti del Cantone.

Senza entrare nei dettagli di misure concrete, Beltraminelli, come riporta ancora il CdT, fornisce indicazioni importanti sulla politica di austerità prevista: “I contenimenti dovranno essere dell’ordine di una sessantina di milioni di franchi all’anno rispetto alla tendenza. Ogni servizio dovrà fare degli sforzi…Si dovrà rinunciare a nuovi compiti. Metteremo un tetto anche agli aumenti, con implicazioni sull’offerta dei servizi”.

Ed una delle chiavi di volta di questa politica di austerità, soprattutto in ambito sociale, potrà essere una nuova organizzazione dei rapporti Comuni – Cantone nell’ambito della politica sociale. Con la prospettiva di una politica sociale sempre più a due velocità a seguito della diversa forza dei comuni. Spiega ancora Beltraminelli: “È unanime la volontà di definire ambiti – penso ad esempio ai settori della prima infanzia, delle attività extrascolastiche e dell’aiuto al cittadino in difficoltà – che dovranno essere totalmente presi a carico dei Comuni man mano che si concretizza il Piano delle aggregazioni. Il Cantone non si assumerà più ulteriori spese”. Una dichiarazione programmatica che fa semplicemente rabbrividire…

 

Preparare la resistenza

 

In questo contesto e con questi orientamenti apertamente tesi ad una politica di austerità, appare evidente la necessità di cominciare a costruire una riflessione ed una azione tese a contrastarla. Da questo punto di vista l’esperienza della mobilitazioni nel settore pubblico di alcuni mesi fa, con tutti i loro limiti, può rappresentare un punto d’appoggio importante. Lì, nella politica del personale – tassello fondamentale di una politica di austerità, un primo tentativo di resistenza è stato organizzato.

Male si farebbe, come si sta facendo, a dimenticare questa mobilitazione e a ricondurla verso dinamiche più istituzionali, tavoli di trattative dalle quali, visti gli orientamenti che abbiamo descritto, non sortirà nulla poiché la parola d’ordine del governo è risparmiare, non certo rispondere alle rivendicazioni (per quanto vecchie e legittime esse siano) dei dipendenti cantonali.

Da questa resistenza potrebbero nascere momenti più generali di mobilitazione. È in questa prospettiva che si dovrebbe lavorare, unendo le forze di tutti i settori sociali che saranno sicuramente colpiti da questa preannunciata politica di austerità.