Il governo, e per il esso il DFE, si sono stupiti della reazione prudente che il comitato delle Officine, giustamente, ha avuto rispetto al memorandum, cioè allo strano nome dato all’accordo firmato con le FFS. Ed ha chiesto indicazioni concrete che dimostrino la validità di questo scetticismo.
Il comitato di sciopero risponderà per proprio conto. Qui di seguito, intanto, noi proviamo a mettere in luce alcuni punti che il memorandum solleva e che lo rendono, come hanno sottolineato anche altri interventi, tutto sommato poco credibile.
Il primo punto è quello relativo alla natura di questo memorandum. In realtà non si capisce bene per quale ragione FFS e Governo abbiano fatto questo accordo. Il suo contenuto concreto è, come hanno fatto notare alcuni, assolutamente insignificante. Lo è in termini di impegni materiali (le FFS offrono 400 mq di Officina – annunciando già che faranno sloggiare un’attività ora presente in quegli spazi, non si sa se per sopprimerla o spostarla altrove) e lo è dal punto di vista delle stesse clausole impegnative dell’accordo. A tal punto che esso può essere disdetto nello spazio di 30 giorni , senza alcuna motivazione e senza conseguenze di alcun genere per le parti.
Già questo ultimo aspetto dovrebbe illuminarci sulla fragilità che circonda attualmente il progetto di centro di competenza: l’architettura sulla quale esso dovrebbe reggere – come tale ci viene presentato il memorandum – può crollare da un momento all’altro.
Da parte sua il governo si impegna a finanziare i “costi per l’avviamento e l’esercizio del Centro di competenza”. Una decisione che il Cantone potrebbe prendere da solo (e dovrebbe prendere da solo) visto che, come si indica nella premessa di questo stesso memorandum è il Cantone che “intende promuovere la creazione e la realizzazione di un Centro di competenza”. Certo, si aggiunge, “con il sostegno delle FFS e di altri attori”. Le FFS quindi sono uno dei diversi soggetti che potrebbero sostenere il progetto: non sono il solo e, soprattutto, non se ne fanno promotori.
Ed è questo un secondo punto importante, relativo al rapporto tra il Cantone ed il futuro del Centro di competenze.
Non vi sono dubbi che un centro di competenze come quello delineato nell’accordo potrebbe essere pensato e realizzato dal Cantone senza l’accordo delle FFS. Lo conferma, indirettamente, anche la stessa premessa all’accordo che abbiamo qui sopra citato. Le FFS sono uno degli altri attori con i quali il Cantone vuole collaborare per la realizzazione del progetto. Il fatto che le FFS siederanno nel consiglio della futura fondazione con un rappresentante conferma, paradossalmente, questa prospettiva. Perché, non ne dubitiamo, le FFS avranno lo stesso ruolo e lo stesso peso nel consiglio di fondazione di quanto ne avranno , ad esempio, gli imprenditori privati.
Non si tratta evidentemente qui né di una discussione su dei posti da occupare, né di fare il processo alle intenzioni. Ma, semplicemente, di constatare come il futuro centro di competenza non avrà come coprotagonista le FFS, per la semplice ragione che questo significherebbe che sarebbe l’Officina il cuore del centro di competenza.
Vi è qui una differenza fondamentale tra la visione del centro di competenza così come è emerso dallo studio SUPSI, come lo hanno pensato i lavoratori dell’Officina, come emerge dal mandato dato a Christian Vitta per elaborare il suo studio di fattibilità; una visione che invece si oppone a quella delle FFS e del governo.
Il memorandum mette di fatto per iscritto questa concezione. E per stemperarla, per dare l’impressione che le cose non stiano così, avanza qualche proposta “concreta” (i 400 mq per gli uffici, la presenza di un rappresentante delle FFS nel futuro consiglio di fondazione, ecc.) che in realtà non rimette in discussione la visione minimalista del centro di competenze che FFS e governo condividono.
Anzi, ci pare abbastanza evidente che gli “impegni” assunti nel memorandum dalle FFS sono una sorta di contropartita offerta al governo per avere via libera su questa concezione del futuro centro di competenza.
Perché le FFS hanno questa posizione?
Le risposte si trovano nei due studi ormai in dirittura d’arrivo (Lago e Area). Non sono ancora noti i dettagli di questi studi,ma, grosso modo, se ne conoscono le linee essenziali. Il progetto Lago parte dal presupposto che il settore carri delle FFS è condannato alla sparizione. Vi sarebbero, alla base di questa convinzione, l’idea che questo settore dell’Officina non sia più competitivo e quindi in grado di reggere il confronto della concorrenza.
Ora, non vi sono dubbi che, dati alla mano, il settore dei carri appare oggi in difficoltà. Ma questa situazione è da addebitare totalmente alla politica condotta negli ultimi tre anni dalle FFS. Non solo con una politica di gestione (pianificazione dell’afflusso dei lavoro, gestione delle riserve, politica del personale, ecc) disastrosa hanno portato l’Officina a perdere (o a non poter acquisire) importanti contratti di manutenzione dei carri; ma con una pratica contabile assolutamente discutibile hanno falsato e falsano qualsiasi possibile confronto. Alludiamo a questo rincari assolutamente gratuiti nel calcolo dei costi della manodopera, “addebito” di costi amministrativi assurdi e molte altre decisioni che falsano totalmente il confronto. È per questa ragione che, da tempo e a gran voce, il comitato di sciopero chiede che le prospettive del settore carri siano valutate sulla base di analisi indipendenti e non di quelle elaborate dalle FFS (i rappresentanti del comitato di sciopero lo hanno chiesto anche in seno al gruppo di accompagnamento del progetto centro di competenza): posizione ribadita con voto unanime dall’assemblea dei lavoratori lo scorso mese di novembre.
È evidente che se questo settore dovesse sparire, i progetti immobiliare sul sedime dell’Officina, che rappresentano il cuore dello studio Area , assumerebbero una concretezza ed una validità immediata. Dal punto di vista delle FFS il progetto Lago e lo studio Area rappresentano un tutto coerente.
Ed è coerente, dal loro punto di vista, pensare di “aiutare” il governo cantonale che cercherà, con il centro di competenza, di colmare il buco che questo disimpegno delle FFS comporterà.
Per questo diciamo (e saremmo veramente contenti di essere un domani smentiti) che con questo accordo il cantone di fatto accetta questa visione delle FFS. Il che rappresenta una sorta di ritorno al 2008 e ai progetti di smantellamento dell’Officina. In questo senso abbiamo parlato, e ribadiamo, che il governo, per la prima volta dopo il 2008, si è sganciato dal punto di vista dei lavoratori dell’Officina, adottando in toto, consapevolmente o meno non ci interessa – non siamo qui a fare il processo alle intenzione, il punto di vista delle FFS.