Lunedì sera il Movimento della scuola ha organizzato una serata di discussione e dibattito con il nuovo capo della divisione scuola Emanuele Berger. Molti i temi e i problemi messi in discussione e gli interventi, impossibile citarli tutti. In questo contesto merita attenzione l’intervento di Laura Battaini, docente della scuola dell’infanzia.
Per la prima volta finalmente si è dato voce, in un’assemblea di insegnanti, anche alla maestre di scuola dell’infanzia. Nel suo intervento Laura Battaini ha messo bene in evidenza le potenzialità e l’importanza della scuola dell’infanzia. Ha sottolineato quanto questo ordine scolastico sia un importante passo verso poi gli altri ambiti di scolarizzazione. Ha ribadito come la struttura della scuola dell’infanzia contempli una serie di elementi che spesso vengono citati come fondamentali nell’apprendimento e nell’educazione in generale, come ad esempio l’eterogeneità della classi (la presenza di bambini con età differenti) e la possibilità quindi di seguire il ritmo di sviluppo e di apprendimento di ogni bambino che ha più tempo per raggiungere gli obiettivi di apprendimento. Obiettivi che non riguardano solo la sfera cognitiva, ma anche quella motoria e psico-affettiva. Il problema sta però nel fatto che, pur essendo un momento importante e fondamentale nel processo di crescita dei bambini, la scuola dell’infanzia non viene considerata come tale dal Dipartimento e dalla politica scolastica.
Le condizioni di insegnamento non sono ottimali e non sempre sono adatte al raggiungimento degli obiettivi: troppi i bambini nelle sezioni, scarse, se non inesistenti, le figure che possono sostenere e aiutare le maestre nello svolgimento del loro compito fondamentale. Per non parlare poi delle condizioni di lavoro delle insegnanti: sono fondamentalmente quelle che lavorano di più (unica categoria professionale che lavora otto ore di fila senza pausa) e guadagnano di meno.
Scandaloso il trattamento che riguarda il pranzo. Il momento del pranzo nella scuola dell’infanzia è sicuramente importante ai fini del raggiungimento di alcuni obiettivi che la scuola si dà (autonomia, capacità relazionale, educazione alimentare, ecc.); si tratta anche di un momento delicato per molti bambini che forse proprio in quel frangente sentono maggiormente la mancanza della famiglia o del contesto famigliare. Bene, in queste due ore non solo le maestre, molto spesso da sole, devono svolgere tutti questi compiti educativi e aiutare 20/25 bambini a mangiare, ma devono anche a loro volta…mangiare )è questa di fatto la loro “pausa pranzo”)…e, dulcis in fundo, devono pagare il pranzo consumato in queste condizioni. Se per disgrazia si tratta poi di maestre supplenti ricevono per queste due ore di lavoro un salario orario inferiore a quello percepito nelle altre ore di lavoro e questo perché, si sostiene, per questa attività non è necessaria la preparazione.
Siamo di fronte a una situazione davvero deprecabile: da anni si riconosce a parole il valore del lavoro di insegnante di scuola elementare, sempre a parole si sottolinea come sia una professione che richiede qualifiche e formazione adeguate ed elevate (le maestre della scuola dell’infanzia devono ottenere un diploma di Bachelor), ma nei fatti non si permette alle docenti di svolgere questo lavoro nelle migliori condizioni possibili. Sarebbe veramente ora di invertire la rotta e fare in modo che il lavoro, l’impegno e le capacità di questo gruppo professionale siano riconosciute nel modo adeguato sia in termini di salario che di condizioni di insegnamento (numero di bambini per sezione, inserimento di figure di sostegno e di appoggio, riconoscimento della pausa pranzo, ecc.). Solo in questo modo si potrà veramente valorizzare questa esperienza unica nel panorama nazionale e che merita certamente maggiore attenzione sia da parte delle autorità che, forse, anche dei docenti degli altri ordini scolastici.