Il testo che segue è il progetto di base di un testo che la commissione lavoro dell’MPS intende distribuire ai lavoratori delle FFS in tutta la Svizzera. Tema centrale di questo documento è una valutazione del nuovo sistema salariale (denominato TOCO) introdotto quasi due anni fa e che ha rappresentato forti peggioramenti per tutti i salariati delle FFS. Obiettivo: suscitare una discussione tra i salariati delle FFS in vista del rinnovo del Contratto collettivo di lavoro che scadrà alla fine dell’anno prossimo (2014). (Red)
Le nostre condizioni di lavoro e di salari non fanno che peggiorare. E questo dura ormai da molto tempo.
Dapprima abbiamo dovuto incassare la perdita dello statuto di funzionario e l’introduzione di un contratto collettivo di lavoro (CCL). Questo ha comportato un peggioramento delle nostre condizioni di lavoro e dei nostri salari.
Poi è venuta la riforma della Cassa pensione che si è risolta, per quasi tutti noi, in una diminuzione delle prestazioni (peggioramento delle condizioni e delle rendite di pensione) ed in un aumento dei contributi. Siamo stati chiamati (e lo siamo tuttora) a “risanare” la situazione di una cassa pensione del cui degrado non abbiamo alcuna responsabilità.
Un’offensiva, quella sulla cassa pensione, che non ha fine. Basti pensare alle recenti proposte (in discussione in seno alla cassa pensione delle FFS) per introdurre, per la parte non obbligatoria del secondo pilastro, una rendita suddivisa in una parte fissa e in un parte flessibile. Quest’ultima varierebbe a seconda dei rendimenti ottenuti dagli investimenti della stessa cassa pensione sul mercato.
Dopo la sua introduzione si sono succeduti alcuni rinnovi contrattuali che, sempre hanno peggiorato le nostre condizioni di lavoro e di salario. Basti ricordare, per fare un esempio, che il penultimo rinnovo contrattuale ha visto aumentare di un’ora l’orario di lavoro.
Ma sono stati soprattutto i nostri salari a subire una pressione verso il basso. Il sistema salariale approvato con la prima introduzione del CCL aveva già peggiorato le cose introducendo il concetto di salario al merito e sottoponendo una parte del nostro salario, e degli aumenti salariali, alla valutazione di rendimento.
Possiamo sicuramente affermare che i nostri salari reali, i salari disponibili a fine mese, sono diminuiti di almeno il 10-15% nel corso degli ultimi anni.
Con l’ultimo rinnovo contrattuale è stato introdotto un nuovo sistema salariale (denominato TOCO) che rappresenta, rispetto alla situazione non certo positiva che abbiamo qui sopra richiamata, un ulteriore forte peggioramento delle nostre condizioni salariali. I peggioramenti introdotti da questo nuovo sistema salariale li conosciamo e sono molti (vedi riquadro).
Un meccanismo di dumping evidente
Abbiamo già accennato al fatto che il nuovo sistema salariale rappresenta un vero e proprio atto di dumping salariale, cioè di spinta verso il basso di tutto il sistema salariale. Infatti, in particolare per le classi salariali intermedie, i salari minimi (i cosiddetti valori base previsti dal nuovo sistema salariale) si situano molto al di sotto degli attuali livelli salariali, con diminuzione dell’ordine di parecchie migliaia di franchi.
Questo significa, sull’arco di diversi anni, una diminuzione generale dei livelli salariali, in particolare attraverso il normale processo di rotazione del personale. Ed è questo l’obiettivo fondamentale che, fin dall’inizio, si erano fissate le FFS lanciando la trattativa per il nuovo sistema salariale.
Il fatto che si sia concessa una garanzia salariale dell’attuale salario (vedi riquadro) e che alcune categorie ( i macchinisti) abbiano potuto negoziare una situazione particolare, non impedisce di poter dire che nelle FFS è iniziato un processo di dumping salariale che avrà conseguenze non solo sui lavoratori dell’azienda ma su tutto il settore ex-pubblico e su quello tradizionale del settore privato dei trasporti.
Una divisione sempre più forte
Con il nuovo sistema salariale il fronte dei salariati si cerca di dividere il fronte dei salariati attivi nell’azienda. Da un lato, ad esempio, abbiamo tutti i lavoratori (e sono migliaia) in garanzia salariale per i quali diventa fondamentale riuscire a mantenere questa garanzia. E si tratta di una potente arma in mano alla direzione delle FFS in vista dei rinnovo del CCL. Dall’altro abbiamo in nuovi assunti, ai quali vengono applicati i salari introdotti dal nuovo sistema salariale, nettamene più bassi rispetto ai lavoratori attivi da tempo. Infine abbiamo i macchinisti, con una loro speciale scala salariale. Inutile aggiungere che una situazione di questo tipo mette le FFS in una situazione di forza nel confronto con una forza dei salariati così divisa.
Ciliegina sulla torta: un’applicazione disastrosa del sistema salariale
Se le condizioni di base del nuovo sistema salariale sono negative, ancor peggio è andata e sta andando con le procedure di applicazione del nuovo sistema salariale, pertanto discusse e decise nell’ambito delle trattative contrattuali.
Il passaggio dalla vecchia scala salariale alla nuova ha comportato di fatto un nuovo contratto di lavoro. Per questo nel corso dell’estate 2011 ogni lavoratore ha ricevuto una lettera dalle FFS con la quale è stata indicata la sua collocazione nel nuovo sistema salariale.
Questa nuova collocazione avrebbe dovuto avvenire nella massima trasparenza, con discussione e illustrazione da parte dei superiori all’interno di ogni singola unità lavorativa, sulla base di una documentazione che descrivesse in modo chiaro le mansioni relative al posto occupato e la sua inserzione all’interno della struttura produttiva dell’azienda.
Ma di tutto questo si è visto ben poco e molti lavoratori hanno accettato la nuova classificazione senza reagire, rassegnati a non capire, per scoraggiamento o per paura, un sistema salariale tutt’altro che trasparente.
Ma una parte ha reagito, ha chiesto spiegazioni e ha messo sotto pressione lo stesso apparato sindacale, chiedendo informazioni, spiegazioni, ecc.
Han dovuto prenderne atto persino le direzioni sindacali che nelle loro assemblee nazionali hanno subito le critiche dei pur scelti e poco conflittuali delegati sindacali che, tuttavia, non potevano non riproporre i quesiti che venivano loro sottoposti dai lavoratori sui luoghi di lavoro.
È da qui che sono nate le circa 6’000 richieste di riesame della propria attribuzione (sorta di ricorsi) che le FFS, dopo un lungo lavoro, hanno dovuto affrontare, in parte accettandoli in parte rifiutandoli. Ancora oggi vi sono circa 500 ricorsi inevasi che dovranno essere affrontati ad un livello giuridico superiore.
Cambiare rotta! Andare oltre TOCO, aprire una discussione in vista del rinnovo contrattuale
Ed avere capito molto bene tutto quello che stava succedendo, già alla prima presentazione del progetto TOCO, erano state le rare assemblee sindacali indette all’epoca delle trattative (quasi di nascosto) durante le quali i lavoratori si erano fortemente opposti al progetto di nuovo sistema salariale. Una opposizione che le direzioni sindacali si erano guardate bene dal raccogliere, continuando imperterrite sulla via di quello che si sta rivelando, persino ai loro occhi, un vero e proprio disastro.
La presenza di questa forte diffidenza e contestazione nei confronti del nuovo sistema salariale TOCO non può essere ridotta ad un semplice problema di applicazione. Il sistema, per le ragioni che abbiamo evocato, all’inizio è uno strumento potente in mano alle FFS per diminuire i salari, valutare sempre più secondo criteri meritocratici, dividere i salariati delle FFS.
La discussione tra i lavoratori e le lavoratrici dovrà permettere di fare un bilancio serio dei danni provocati dalla introduzione di questo nuovo sistema salariale. Conseguenze, come detto, che vanno dalla diminuzione dei salari versati ad una divisione sempre più forte tra i salariati.
Come tale esso va rimesso totalmente in discussione, con l’obiettivo che esso venga cambiato radicalmente e si ritorno a sistemi salariali trasparenti, solidali ed egualitari. E l’occasione per fare questo ci è data dal rinnovo del CCL di lavoro che scade alla fine del 2014
È perciò urgente che la palla passi con decisione ai lavoratori. Laddove è possibile, su scala regionale e nazionale, si devono promuovere incontri di discussione e informazione. Discussione ed informazione le più ampie possibili: precondizione per poter costruire una futura mobilitazione contro questo ignobile sistema salariale.
Gli elementi principali del nuovo sistema salariale (TOCO)
Tutti voi avete sperimentato sulla vostra pelle il nuovo sistema salariale (denominato TOCO) entrato in vigore nel 2011 con il rinnovo del contratto nazionale di lavoro (CCL). Val la pena comunque richiamarli:
Gli elementi del nuovo sistema si possono così riassumere:
– il passaggio da un sistema di 29 classi salariali ad uno di 15 classi salariali
– la fissazione di nuovi salari di base inferiori, mediamente, del 10% rispetto a quelli precedenti
– la necessità di 20 anni di “carriera” per arrivare dal salario base al massimo delle propria categoria (prima erano….
– la fissazione di salari massimi più bassi, rispetto a quelli precedenti, per le 10 categorie inferiori
– la fissazione di salari di base in alcune delle categorie più basse inferiori ai 4’000 franchi mensili
– fissazione di massimi salariali per ogni categoria inferiori ai salari effettivi percepiti da buona parte dei dipendenti attualmente al servizio delle FFS
La “garanzia salariale”: ovvero un “debito” verso l’impresa
Per rendere più accettabile un CCL che prevedeva un sistema salariale che spinge verso il basso i salari (un vero e proprio dumping salariale!) la direzione delle FFS ha messo in evidenza, al momento della conclusione dell’accordo, che “nessun lavoratore vedrà diminuire il proprio salario con il nuovo sistema salariale”. Le FFS si sono infatti impegnati ad accordare una cosiddetta “garanzia salariale” a tutti i lavoratori. Una garanzia che, per il momento, è legata alla durata del CCL (in scadenza nel 2013): dopo non si sa…
Cosa significa questa garanzia salariale e a quale aspetto si applica? Come indicato sopra per diverse categorie di lavoratori i salari massimi della nuova classe nella quale sono stati inseriti sono inferiori al loro salario attuale. Questo significa che essi guadagnano di più di quanto il massimo della loro classe non autorizzerebbe. In un certo senso con la nuova classificazione l’azienda li ha messi in una condizione di “debitori” che, prima o dopo, potrebbero essere chiamati a restituire quanto eccede il massimo della nuova classe nella quale sono stati inseriti.
E che le cose siano da interpretare proprio in questo modo lo conferma il fatto che tutti coloro che si trovano in questa situazione riceveranno, in occasione di adeguamenti salariali, solo la metà degli aumenti pattuiti, andando così la differenza non percepita a “scalare” il loro debito. Così è stato con gli adeguamenti del 2012 e del 2013.
Un circostanza, pertanto prevista negli accordi contrattuali sottoscritti, che il vice-presidente del sindacato SEV, Manuel Avallone, è stato costretto a riconoscere: “per la verità, bisogna riconoscere che l’evoluzione salariale dei dipendenti in garanzia viene frenata, dato che in futuro riceveranno solo la metà degli aumenti generalizzati. La garanzia salariale (leggi: il “debito” salariale nei confronti dell’azienda NdR) si riduce, ogni volta che la curva salariale sale”.
Un esempio di opposizione al sistema salariale i lavoratori dell’Officina di Bellinzona
I lavoratori dell’Officina di Bellinzona si sono resi conto, come molti altri lavoratori delle FFS, che il nuovo sistema salariale TOCO è uno strumento per far pressione verso il basso sui salari. Per questo, fin dall’inizio, si sono riuniti a più riprese, discutendo liberamente della loro situazione, cercando di capire, di approfondire, scambiandosi opinioni ed informazioni.
Hanno poi deciso di opporsi collettivamente alla loro classificazione, dando mandato alla commissione del personale di rappresentarli. Dei 500 ricorsi ancora in evasi a livello nazionale, quasi la metà riguardano i lavoratori dell’Officina di Bellinzona.
Una dimostrazione che, se ci si organizza sui luoghi di lavoro – discutendo e mobilitandosi – si possono difendere le proprie rivendicazioni.