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elettricitàIl Gran Consiglio ha approvato nella sua ultima seduta (in tutta fretta come sempre quando si tratta di decisioni fondamentali che richiederebbero riflessioni più approfondite) un messaggio con il quale si autorizza l’acquisizione della Società Elettrica Sopracenerina (SES)da parte di AET (e poi dei comuni del comprensorio nel quale la società distribuisce energia elettrica).

 

L’operazione passerebbe attraverso un’offerta pubblica di acquisto (OPA) che verrebbe fatta dall’Azienda Elettrica Ticinese (AET) che poi cederebbe, a due riprese, le azioni ai comuni interessati (61 in tutto) tra i quali figurano importanti comuni ticinesi come Biasca, Minusio, Losone, Locarno, Muralto. Al termine dell’operazione i Comuni dovrebbero detenere il 70% delle azioni di SES, il rimanente 30% resterebbe ad AET.

Non vi sono dubbi che, sfruttando la volontà – e la necessità – di Alpiq di disfarsi della maggioranza del pacchetto azionario di SES, bene abbia fatto l’autorità cantonale ad intervenire per garantire che l’operazione andasse in porto.

Non si tratta che di un piccolo tassello nell’ancora lungo cammino verso un completo ritorno in mani pubbliche sia dell’energia prodotta con acque pubbliche (ci vorrà ancora tempo prima di riappropriarsi di tutte le concessioni “svendute” all’epoca), sia della costruzione di una rete di distribuzione di energia elettrica pubblica che, particolare non secondario, garantisca stesse condizioni di accesso all’energia elettrica per tutti i cittadini ticinesi. Dopo tutto gran parte dell’energia distribuita in questo cantone proviene (dal punto di vista della quantità) da acque ticinesi: perché alcuni cittadini dovrebbero essere favoriti più di altri a livello di prezzi di distribuzione finale?

Ma per fare che questo processo arrivi in porto a noi pare necessario che, in un cantone come il Ticino di cui spesso – naturalmente quando fa comodo – si segnalano la limitatezza (l’ormai mitico riferimento al Ticino come un “quartiere di Milano”), produzione e distribuzione di energia elettrica siano riunite sotto una sola regia cantonale pubblica. Esiste l’AET ed essa dovrebbe diventare l’azienda di produzione e distribuzione di energia per tutto il Ticino.

Se questa è la prospettiva che difendiamo (una posizione che parte dall’idea che la produzione e la distribuzione di energia elettrica sono un bene ed un servizio pubblico) la scelta operata dal governo in   queste vicenda dell’acqusizione della SES ci pare insoddisfacente. Per almeno tre motivi.

Il primo è che si tratta di una grande occasione persa per fare in modo che AET diventi un attore importante nella distribuzione di energia elettrica in Ticino, mettendo così le basi perché in futuro lo possa diventare per tutto il cantone. E diciamo questo non solo per le considerazioni sopra esposte, ma per una ragione di fondo che tutti coloro che si occupano di energia elettrica oggi riconoscono. E cioè che le aziende che hanno le migliori possibilità di resistere di fronte ai processi di liberalizzazione del mercato elettrico e ad alla crisi di sovrapproduzione evidente oggi in Europa sono proprio le aziende miste, cioè quelle che producono e distribuiscono energia elettrica. Senza questa doppia dimensione AET rischia in futuro di avere grossi problemi (e le prime avvisaglie già si vedono).

La seconda considerazione riguarda il ruolo dei Comuni. In un contesto nel quale non si perde occasione per sottolineare la necessità di centralizzare risorse e strategie attraverso la fusione dei Comuni (un processo sul quale, nel modo in cui è stato finora affrontato, ci vede estremamente scettici) , ecco che nell’ambito della distribuzione di energia elettrica (un compito con risvolti eminentemente pubblici) si moltiplicano le “fonti” decisionarie. Certo nella stessa società, ma con interessi e dinamiche proprio ad ognuno di questi importanti Comuni che potrebbero, un giorno, anche non più coincidere. Proprio su un terreno dove sarebbe stato necessario abbandonare un po’ di “potere” comunale a favore di un maggiore potere cantonale si fa esattamente il contrario.

Quali scenari tale scelta ci riserverà tra qualche anno è ancora tutto da vedere. Non siamo per nulla ottimisti, in particolare pensando alle scelte strategiche di fondo (non quelle delineate nelle belle intenzioni, ma quelle che dovranno essere attuate il momento venuto, magari dovendo mettere sul piatto delle risorse finanziarie). Fa un po’ sorridere la fiducia espressa alla pag. 3 del rapporto presentato in Gran Consiglio sul messagio del governo: “Infine, se l’adesione di un numero elevato di       Comuni dovesse avere successo ciò significherebbe avere un azionariato eterogeneo, ma anche molto collaborativo e sicuro, il che       dovrebbe garantire sicurezza alla società nel tempo, permettendo nel frattempo una migliore collaborazione con AET, quale principale fornitore di energia elettrica per tutto il comprensorio ora allacciato alla rete della SES”.

Sicuri che l’eterogeneità non minerà la “collaborazione” di questo azionariato?