Quello che raccontiamo nell’articolo riferito al settore orologiero ci aiuta, ancora una volta, a spiegare in modo più preciso e, con un esempio, concreto i dubbi che abbiamo sull’iniziativa dei Verdi in materia di salario minimo legale, dubbi che abbiamo a più riprese illustrato su questo giornale.
Il settore orologiero ha un contratto collettivo di lavoro ed ha salari minimi, stabiliti a livello regionale (vedi tabella articolo qui sopra). Come possiamo vedere per il Ticino il salari minimo è fissato a 2’600 franchi mensili.
Cosa succederebbe ai circa 2’000 lavoratori del settore orologiero cantonale se oggi vi fossero in vigore le disposizioni previste dall’iniziativa lanciata dai Verdi? Vedrebbero migliorata la loro condizione, assolutamente inaccettabile visto il salario da fame che ricevono?
Ebbene, con le disposizioni previste dai Verdi non cambierebbe assolutamente nulla. Infatti la loro iniziativa prevede che un salario minimo non possa essere fissato laddove, come in questo caso, esiste un contratto collettivo di lavoro (CCL) che prevede un salario minimo. Ed è proprio il caso del settore orologiero.
Aggiungiamo che, ironia della sorte, nemmeno nel Giura, cantone che ha adottato un’iniziativa simile a quella lanciata dai Verdi ticinesi – questi ultimi si sono proprio ispirati al “modello” giurassiano, si potrà stabilire per il settore orologiero un salario minimo legale calcolato percentualmente rispetto al salario mediano. Infatti anche in quel cantone il CCL prevede il salario minimo e quindi è bloccata la possibilità di stabilire un salario minimo.
Questo esempio del settore orologiero mostra come qualsiasi proposta di salario minimo che tenti di adattarsi al mercato e alle sue tendenze non faccia gli interessi dei lavoratori. E, soprattutto, non permetta di raggiungere quell’obiettivo di fissare salari che possano permettere, come vorrebbero i promotori, di “vivere in maniera dignitosa”.
Stabilire un salario minimo legale significa appunto rompere con la logica del mercato e permettere che altri criteri, diversi da quelli fissati dalla domanda e dall’offerta e dai rapporti di forza sociali, possano imporsi. La dignità dei salariati costa: ed è un costo che devono pagare i datori di lavoro. Solo in questo modo un salario minimo legale potrà permettere di ridare una parte della ricchezza prodotta a coloro che questa ricchezza l’hanno interamente prodotta: e cioè i salariati attraverso il cui lavoro tutta la ricchezza viene prodotta.