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20130617 grecia ert annullata chiusura tv pubblicaIl governo greco ha deciso martedì 11 giugno di chiudere le catene televisive e le radio del servizio audiovisivo pubblico ERT. La polizia ha neutralizzato la principale emittente, situata vicino alla capitale, e le forze speciali si sono dispiegate in tutto il territorio per chiudere le emissioni anche nelle zone rurali. Gli schermi delle TV pubbliche nazionali e locali si sono oscurate intorno alle 23 di quella sera. Queste chiusure significano il licenziamento immediato di 2.656 lavoratori dell’ERT e la soppressione di almeno 1.400 posti di lavoro indiretti.

 

Il governo ha proceduto con un decreto, annunciato appena 5 ore prima della sua entrata in vigore effettiva, senza che il Parlamento potesse discuterne l’applicazione. In seno al governo di Unità Nazionale solo Nuova Democrazia (consigliata e applaudita dai neo nazisti di Alba Dorata) ha approvato questa misura. Senza dubbio la responsabilità della Troika (FMI, BCE e Commissione Europea) non può essere sottovalutata. In primo luogo perché è stato questo trio malefico a portare la Grecia alla situazione attuale, e non fa che aggravarla. La rapidità dei governi nell’eseguire gli ordini della Troika rivela la perdita totale di sovranità dei vari paesi, e la loro sottomissione ai creditori.

Immediatamente centinaia, migliaia e poi decine di migliaia di greci e greche sono scesi in strada per protestare  contro questo oltraggio alla democrazia e manifestare il loro appoggio ai lavoratori della ERT.

La resistenza ha cominciato a organizzarsi ad Atene, e si estesa a tutto il paese, dalle città del Nord fino al Peloponneso, ma non potrà vincere senza la solidarietà attiva dei lavoratori/trici degli altri paesi europei. In tutti i paesi di Europa si levano voci di protesta, si lanciano appelli alla mobilitazione. Sono comparsi anche scioperi  di solidarietà in alcuni paesi. Il messaggio è chiaro: quello che si è verificato in Grecia può generalizzarsi in tutta l’Europa. La sfida della mobilitazione attuale: impedire con ogni mezzo la generalizzazione di questo “tallone di ferro”. Più che mai dobbiamo costruire uniti e unite un’altra Europa, rompendo con la “concorrenza libera e illimitata”. Se non lo facciamo noi, rischiamo che la notte cada sull’Europa.

Questo atto inclassificabile, respinto dovunque nel mondo, non è il primo di questo tipo e ci pone domande sul futuro della democrazia in Grecia. Il governo greco non è un novellino su questo terreno. Ciò non ostante, il passo che ha fatto martedì scorso ha tutte le caratteristiche di un colpo di Stato.

Ricordiamo la repressione dello sciopero dei portuali del Pireo nel 2010, dei lavoratori e lavoratrici della metropolitana di Atene, paralizzate/i e minacciate/i di arresto, nel gennaio 2013, e quella dello sciopero dei/delle docenti, proibito e dichiarato illegale nel maggio scorso.

Ricordiamo anche l’approvazione da parte del Parlamento, senza discussione né possibilità di emendamenti, del Memorandum (il piano di austerità), che completava la serie di atti illegittimi (e anche illegali) dei diversi governi greci dall’inizio della crisi.

La Costituzione è stata calpestata costentemente dalle decisioni degli uomini della Troika che occupano i posti chiave in tutti i ministeri.

Questi piani di austerità decisi in nome del debito pubblico e dei deficit pubblici, sono direttamente responsabili del degrado della già catastrofica situazione economica del paese (in recessione dal 2009 e con debito in aumento), e soprattutto del notevole impoverimento della grande maggioranza della popolazione. Più di un terzo della popolazione non ha protezione sociale, e il 60% delle e dei giovani sono senza lavoro. Ufficialmente la disoccupazione riguarderebbe solo il 28% dell’insieme della popolazione (secondo le cifre di Eurostat).

I/le salariati/e hanno visto sparire i contratti collettivi, sostituiti da contratti individuali di lavoro che spesso vengono pagati con tre o quattro mesi di ritardo. Le pensioni sono diminuite in media del 35%.

E sono le donne a pagare il tributo più pesante, mentre il patriarcato e i suoi valori retrogradi ritornano con forza. È stata perfino messa in discussione la libera scelta della procreazione. La speranza di vita è arretrata in media di tre anni dall’inizio della crisi. La promiscuità, conseguenza dei forzati raggruppamenti familiari o di vicinato, provoca contagi e malattie in una popolazione sempre meno protetta sul piano sanitario. La denutrizione e malnutrizione sono divenute abituali in Grecia. Di fatto il diritto fondamentale alla salute non è riconosciuto. Gli ospedali stanno chiudendo uno dopo l’altro e già non sono riforniti di medicinali e materiale medico essenziale. Si sopprimono migliaia di posti letto e le cure, quando sono possibili, sono a pagamento. Attualmente gran parte della popolazione non può avere accesso all’assistenza medica.

Le ipocrite “scuse” del FMI non cambieranno niente. Le politiche di austerità continuano a tutta forza, come dimostrano i licenziamenti massicci nel settore audiovisivo. Con il pretesto di continuare a pagare il debito pubblico, la Troika viola i diritti economici, sociali, civili e politici del popolo greco. Ma questa strategia del pugno di ferro, imposta ai greci prima di essere generalizzata in Europa, non sarebbe possibile senza l’attiva complicità dei partiti politici che stanno ora al governo (PASOK, DIMAR e Nuova Democrazia) e dei sindacati sotto la loro influenza. Oggi è necessario un cambio radicale di politica.

Il CADTM afferma che la totalità del debito greco contratto con la Troika è illegittimo e odioso. E non deve essere pagato dal momento che corrisponde ai tre criteri che determinano il carattere illegittimo e/o odioso di un debito:

▪ mancanza del consenso della popolazione

▪ assenza di vantaggi per la popolazione e di rispetto per l’interesse generale

▪ conoscenza dei due criteri già menzionati da parte dei creditori.

Si deve procedere a un audit pubblico e cittadino del debito rimanente.

Il CADTM si dichiara solidale con il popolo greco e impiegherà tutte le sue forze per costruire mobilitazioni unitarie europee di tutta la popolazione.

Uniti nella lotta!

 

* Comunicato del CADTM – 15 giugno 2013

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