1983-2013, revisioni a ripetizione [1]. La Legge sull’asilo (Lasi), del 5 ottobre 1979, entrata in vigore il 1° gennaio 1981, dal 1983 ha subito ufficialmente 6 revisioni: 1a revisione nel 1983-84; 2a revisione 1985-1988; 3a revisione 1990; 4a revisione1994; 5a revisione 1995-1999; 6a revisione 2000-06. Tutte hanno contribuito ad un importante inasprimento della legge. Solo tre revisioni sono state sottoposte a referendum (nel 1987,1999 e 2006).
In totale, le revisioni globali o parziali e le modifiche sono state talmente numerose che nessuno sa se quella in corso sia effettivamente la 7a revisione, come affermano le autorità federali, oppure la 10a o la 12a, o addirittura la 18a. Prendendo in considerazione le votazioni che concernono direttamente e specificatamente l’asilo – senza tener conto, per esempio, delle diverse votazioni che si riferivano a risparmi sulle spese federali e che toccavano anche la politica d’asilo, né le votazioni sugli “stranieri” che contribuiscono e rafforzano la xenofobia, di cui i richiedenti l’asilo sono le prime vittime, né le votazioni cantonali – e solamente le votazioni tenute dopo l’entrata in vigore della Legge sull’asilo del 1981, ecco i risultati:
- 1. Revisione della LAsi, aprile 1987 (facoltà di limitare l’asilo nei casi di afflusso straordinario; ripartizione dei richiedenti secondo il “peso” dei cantoni; nessun secondo ricorso nei casi chiaramente infondati; divieto di lavorare per tre mesi e programmi occupazionali per i richiedenti, attuazione del “aiuto al rimpatrio”): partecipazione del 42% del corpo elettorale; Sì 67% dei votanti; No 33%.
- 2. Iniziativa per limitare l’immigrazione, dicembre 1988 (limitazione dell’immigrazione e dei rifugiati statutari o riconosciuti; il massimo dei permessi B – residenza di lunga durata – e C – autorizzazione per domicilio di breve durata – accordata a tutti gli/le immigrati/e e rifugiate/i, non può superare il numero totale degli stranieri che hanno lasciato la Svizzera): partecipazione 53%; Sì 33%, No 67%.
- 3. Introduzione della Legge sulle misure coercitive, dicembre 1994 (detenzione amministrativa di stranieri – immigrati regolari, richiedenti l’asilo, clandestini – in attesa di espulsione, per sei mesi al massimo): partecipanti 44%; Sì 73%, No 27%.
- 4. Iniziativa contro l’immigrazione clandestina, dicembre 1996 (non entrata in materia sulla domanda d’asilo di coloro che entrano “clandestinamente” in Svizzera; nessun diritto di esercitate un’attività lucrativa durante la procedura e, qualora il permesso di lavoro venga concesso in via eccezionale, il reddito viene confiscato dalla Confederazione per coprire le spese causate dalla presenza in Svizzera del richiedente; i ricorsi contro una decisione di non entrata in materia o contro un rifiuto di asilo non possono invocare la violazione del diritto federale; arbitrarietà nello stabilire i fatti e le violazioni del diritto di essere sentiti): partecipanti 47%; Sì 46%; No 54%.
- 5. Misure d’urgenza per l’asilo e gli stranieri, giugno 1999 (nessuna entrata in materia per i richiedenti senza carta di identità o muniti di falsi documenti di identità, salvo eccezioni, vengono rifiutati, così come per le domande d’asilo di richiedenti che hanno soggiornato illegalmente in Svizzera e la cui richiesta vuole evitare un’espulsione; detenzione amministrativa per coloro che non collaborano alla propria espulsione): partecipazione 46%: Sì 71%, No 29%.
- 6. Revisione della LAsi, giugno 1999 (numerosi peggioramenti, quali l’introduzione nella legge delle misure cosiddette urgenti, descritte sopra): partecipazione 46%; Si 71%; No 29%.
- 7. Iniziativa per una regolamentazione dell’immigrazione, settembre 2000 (limitare la popolazione straniera, rifugiati politici compresi, al 18% del totale della popolazione residente), partecipazione 45%; Sì 36%, No 64%.
- 8. Iniziativa contro gli abusi nel diritto d’asilo, novembre 2002 (nessuna entrata in materia su domande d’asilo presentate da un richiedente proveniente da uno Stato terzo, se si ritiene che la domanda si sarebbe potuta deporre in quello Stato; creare una lista degli Stati terzi sicuri; sanzioni per le compagnie d’aviazione che non hanno controllato l’immigrato in modo corretto; le prestazioni di assistenza ai richiedenti l’asilo vengono impostate in modo uniforme in tutta la Svizzera ed in deroga alla norme generali. Limitate le cure mediche e dentarie; aiuto sociale minimo per i richiedenti che non collaborano o che sono in attesa di rinvio). Partecipazione 48%, Sì 49,9%, No 50,1%.
- 9. Revisione della LAsi, settembre 2006 (definizione ed elenco di Stati terzi sicuri; procedure accelerate negli aeroporti; 5 giorni di tempo di ricorso nelle procedure d’aeroporto e dei centri di registrazione; pagamento federale – non più globale ma forfettario – delle spese cantonali amministrative e “di aiuto sociale” per i richiedenti e per i rifugiati; “aiuto d’urgenza” per tutti i richiedenti in attesa della decisione di espulsione; limitazioni nella copertura dell’assicurazione malattia; soppressione parziale dell’obbligo ai contributi AVS (pensionamento); maggiori comunicazioni possibili con il paese di provenienza del richiedente; estensione delle misure coercitive): partecipazione 49%; Sì 68%; No 32%.
- 10. Misure d’urgenza sulla LAsi, giugno 2013 (esclusione della diserzione come motivo d’asilo; soppressione della possibilità di richiedere l’asilo presso le ambasciate; centri di internamento specifici per i richiedenti che minacciano la sicurezza e l’ordine pubblico o i “ricalcitranti”; possibilità di ospitare i richiedenti l’asilo per al massimo un anno nelle istallazioni della Confederazione senza autorizzazione cantonale o comunale): partecipazione 29%; Sì 78%; No 22%.
Un risultato ancor peggiore
Per questo tipo di votazioni la partecipazione media è sempre stata del 46%: massima 53%, minima 39%. Ma il tasso di partecipazione è significativo se si tiene conto degli oggetti – più o meno attrattivi – in votazione lo stesso giorno. Le raccomandazioni delle autorità politiche federali (Consiglio federale: esecutivo “collegiale” di collaborazione di classe tra i maggiori partiti borghesi, Partito socialista compreso, con due consiglieri federali su 7) sulla questione dell’asilo è sempre risultata maggioritaria nelle urne.
Solamente l’iniziativa dell’Unione democratica di centro (UDC) del novembre 2002, denominata contro gli abusi nel diritto all’asilo, ha infranto la regola, con il 49,9% dei voti favorevoli, anche se le autorità federali l’avevano rifiutata. Come del resto hanno l’abitudine di fare, dopo ogni voto xenofobo o contro i rifugiati, l’essenziale delle misure dell’iniziativa UDC del 2002 sono state introdotte con le susseguenti modifiche della Lasi.
Il risultato del 9 giugno 2013 con solo il 22% di rifiuto della politica ufficiale di inasprimento della LAsi da parte delle autorità, non è purtroppo eccezionale. Anche se il tasso di rifiuto è il più basso su questo tipo di oggetti in votazione.
Di fatto, se si considera che le 5 votazioni che, dagli anni ’80 concernevano referendum lanciati da gruppi di difesa dell’asilo contro revisioni della legge sull’asilo o contro leggi o misure urgenti contro il diritto all’asilo (nel 1987, 1994, 1999, 206 e 2013), la media del rifiuto della politica delle autorità è del 29%, con un massimo al 33% per la revisione del 1987 ed un minimo al 22 % per quest’ultima votazione. Il risultato del giugno 2013 appare così peggiore dei precedenti, ma non una catastrofe più grave dei precedenti.
Come spiegare questo risultato?
Esso è da ascrivre all’inquietudine che la destra, le autorità ed una parte della “sinistra” hanno costantemente alimentato contro i richiedenti l’asilo? Non dimentichiamo che per ogni votazione ed in ogni caso vi è un dibattito che dura da un anno (per le misure urgenti) a tre anni (leggi ed iniziative); il che significa più di 26 anni di campagne contro i/le rifugiati/e e l’asilo, sull’arco di….30 anni (dal 1983 al 2013).
Questo risultato è anche la conseguenza di mescolanze ideologiche? Le autorità e le polizie cantonali, sostenute da un gran numero di media – con mezzi avvincenti come la descrizione di “casi particolari – sono riuscite a rendere verosimile una connessione, creando un immaginario di una realtà che numerose persone credono di aver vissuta o che “un vicino ha raccontato loro” – tra richiedenti l’asilo e delinquenza (furto o traffico di droga), tra richiedenti l’asilo e “rivoluzioni arabe”: insurrezioni nel Vicino Oriente e nell’Africa del Nord, da cui giungono o giungeranno in massa i rifugiati, gruppi di “delinquenti” dal Magreb, senza citare gli “islamisti” ed altri “djihadisti”.
Questo risultato rappresenta anche un sottoprodotto delle paure legate al reale e profondo deterioramento delle condizioni di lavoro e di salario ed alla crescita della precarietà, costantemente e retoricamente messe in relazione – dalla destra cosiddetta pura e dai suoi alleati cosiddetti centristi – con l’arrivo di richiedenti l’asilo (generalmente clandestini al momento dell’entrata in Svizzera), designati anch’essi come lavoratori clandestini (rifugiati economici)?
Questo risultato è anche il prodotto logico dell’esistenza di un Partito socialista che è contemporaneamente e da decenni “opposizione di sinistra” (formale e retorica, qualche volta) e “partner della maggioranza” di governo? Un partito che, con la sua Consigliera federale (in funzione dal novembre 2010), è il fautore delle misure liberticide d’urgenza contro i rifugiati e che, nel contempo, afferma che “si impegnerà con determinazione contro la spirale degli irrigidimenti (sull’asilo) che la destra intende proporre”. [2] L’Agenzia di stampa ATS (Agenzia Telegrafica Svizzera SA) non sbaglia quando parla “di un referendum blandamente sostenuto da un PS che lo riteneva già perso in anticipo”[3]
Il risultato plebiscitario di questa votazione è innegabilmente preoccupante e ancor più grave. In Svizzera, ogni passo verso l’inasprimento delle norme sull’asilo porta concretamente a maggiori angosce, maggiori sofferenze, più attacchi all’integrità fisica e un maggior numero di morti altrove. Non bisogna dimenticarlo. In futuro, il loro estendersi nel campo della repressione “normale” delle attività sociali, degli scioperi dei lavoratori e delle lavoratrici, sia immigrati che svizzeri, delle mobilitazioni dei giovani e delle femministe, degli studenti e delle studentesse, degli attivisti antinucleari, sarà nell’“ordine delle cose” di uno “Stato di diritto”. Più precisamente, di uno Stato di intimazione – come all’epoca lasciava intendere Andreas Auerin in un articolo di Plädoyer, n° 2, 1990 – uno Stato di dominati con una cosiddetta base legale, apparentemente rinforzata al margine. Un margine che avanza verso il centro; un centro già ben cementato. Un assestamento ignorato o legittimato da tutte le forze politiche officiali e da coloro che decidono veramente, siano essi i “Führer dell’economia” come si autodefiniscono. E’ ovvio che un concetto più materialista di questo cosiddetto Stato di diritto deve partire dai diritti democratici, dai limiti posti ai diritti sociali e che, in ultima analisi, riconducono alla proprietà privata dei mezzi strategici di produzione, di distribuzione e di comunicazione.
Un risultato equivoco
Il comunicato stampa di Stopexclusion ha dunque perfettamente ragione quando sottolinea che il risultato è più ambiguo di quanto non appaia: “Durante la campagna, i fautori della revisione, con in testa Simonetta Sommaruga, hanno promesso che le misure urgenti avrebbero permesso di preservare la nostra tradizione umanitaria, accelerando le procedure d’asilo. Il Consiglio federale ha dato numerose garanzie in questo senso: procedure accelerate ma eque; la creazione di una vera protezione giuridica; la concessione dello statuto di rifugiato – per i disertori che certifichino di rischiare persecuzioni; visti umanitari e contingenti per rimpiazzare le procedure delle ambasciate; assegnazioni ai centri per recalcitranti non arbitrarie e sottoposte a controlli giudiziari.”[4] Così ipocriti e manipolatori – e non abbiamo nessun dubbio – che evidentemente e in generale, una gran parte dei votanti ha creduto ai discorsi moderati delle autorità federali e della consigliera socialista Simonetta Sommaruga.
Quanti di loro hanno dunque ascoltato (o voluto ascoltare) una campagna non di estrema destra contro l’asilo, ma con accenti umanitari e volutamente efficaci (vedi Sommaruga)? Ciò non toglie nulla alla volontà di inasprimento delle autorità federali ma aggiunge una forte ambiguità, innegabile, alla vittoria di questo 9 giugno 2013. cco perché sono datate le posizioni apparentemente molto decise, come quelle dei Giovani Verdi, dello scheletrico Partito del Lavoro (PdL, il PC “storico”) e di molti blog.
Il manifesto dei Giovani Verdi mostra una croce uncinata in filo di ferro spinato con la scritta: “Non abbiamo imparato nulla dal passato?”. Il comunicato stampa del PdL,su due terzi di una pagina A4, cita per ben cinque volte l’estrema destra, una volta i neofascisti, una volta i neonazisti e una volta gli anni ’30. C’è di che riflettere, anche se la cultura storica di questi stalinisti riciclati – senza esserne coscienti – non è molto sofisticata. Da una parte, relativizzano nello stesso modo inquietante la realtà del fascismo e del nazismo. Cosa di cui i (para-post) stalinisti hanno purtroppo l’abitudine e che ci riporta a tutta un’altra storia, al loro atteggiamento negli anni ’30 (il rifiuto del fronte unico per contrastare l’ascesa di Hitler), alla loro definizione della RDT dal 1950 al 1980. D’altronde, queste correnti non considerano in tutti i suoi molteplici aspetti, gli equivoci della vittoria della destra. Per portare avanti meglio le campagne ci sembra più opportuno rivolgerci ai/alle salariati/e, compreso quelli/e che hanno votato le misure proposte.
Il risultato di questa votazione non smentisce l’inasprimento generale delle destre europee, al quale non sfuggono né le formazioni elvetiche, che su questo terreno da molto tempo occupano un posto primario, né i “socialisti” la cui politica è confacente ai partiti borghesi (come loro stessi si definiscono). Le Temps non ha forse titolato così: “Alain Berset [il consigliere federale socialista], uomo di Stato”?
Questo risultato conferma anche l’influenza dell’UDC su un certo numero di temi politico-ideologici, ed anche economici. L’UDC funziona come un ingranaggio essenziale della destra patriottica che include un ventaglio largo, su questioni economiche tra l’altro, dove l’intreccio storico Partito radicale-liberale e ambienti economici sembra stia per sciogliersi. La direzione dell’UDC mette a profitto il suo ruolo di leader nella gara di selezione della politica federale per assicurare la tenuta della sua maschera di onorabilità e lanciare, all’occasione, l’idea che occorre “governare tutti insieme” e noi, cosiddetti oppositori, lo diciamo quando “gli altri” rifiutano di adeguarsi su un punto o sull’altro. Tutto ciò porta a un consenso con il centro di gravità piazzato a destra.
Facendo così, la destra ritenuta più duttile cerca di far credere agli uni di essere un polo conservatore che sa far concessioni ai duri e, agli altri, di essere un polo centrista da usare come scudo contro i duri.
Presentandosi alla gran parte dei/delle salariati/alle salariate, che votando hanno un interesse attivo o che, anche se si astengono, si fanno un’opinione – come se esistesse una destra estrema e una destra ragionevole che si bilanciano. Una destra ragionevole con la quale il PS deve collaborare per ottenere “le maggioranze in Parlamento”. Una collaborazione ancor più necessaria visto che il PS e i Verdi “si oppongono” all’UDC….nella collegialità di governo. Da ciò dipende il rafforzamento delle idee di “concordanza”.
Evidentemente, tutto ciò non impedisce le grandi lotte infra titaniche tra partiti di governo per strappare prerogative clientelari, legate ai rapporti di forza elettorali comunali, cantonali e federali. È probabilmente nell’ottica di questo gioco di ruolo che bisogna situare i propositi tonanti di coloro che, all’indomani del voto, parlano di “Beresina dell’UDC” [5] per commentare il fallimento dell’iniziativa sull’eleggibilità popolare del Consiglio federale. È anche in quest’ottica che bisogna situare il fatto che l’UDC “generalmente molto presente su queste questioni (l’asilo), è stata molto discreta.”[6]. Alcuni l’hanno considerata una debolezza dell’UDC, ma si può anche pensare che il partito più importante della destra svizzera abbia preferito lasciare ai socialisti l’onere di affrontare i difensori dell’asilo ed apparire a destra della destra estrema e della destra di centro. Ancor più perché il10 giugno alcuni commentatori non hanno mancato di affermare: “Il popolo svizzero ha rinunciato definitivamente ad eleggere direttamente i suoi governanti”. I giochi di corridoio, in parte aleatori, sembrano più democratici, perché, una volta eletti/e dall’Assemblea federale (Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati riuniti), i consiglieri federali mangiano nello stesso piatto, la stessa zuppa mitica di Kappel (1529), uno dei miti fondatori dell’enigma Elvezia dell’epoca.
La nuova revisione in corso
Rimane la tappa, prossima ed immediata, della revisione globale in corso della Legge sull’asilo. La Svizzera ufficiale è impietosa con i richiedenti l’asilo, ma è ancora meglio di parecchi paesi europei…
Le resta ancora un grosso margine di disprezzo, di attacchi alle condizioni di vita e di attacchi alla dignità di coloro che cercano rifugio in Svizzera. Per coloro che vogliono “difendere l’asilo” è importante che tentino di coinvolgere in anticipo i settori dei salariati che cercano di organizzarsi o lo sono e di centrare le loro campagne sul rapporto diretto tra le misure d’urgenza introdotte contro i richiedenti l’asilo e le misure urgenti normalizzate conto i/le residenti salariati/e del paese.
Le interdizioni di accesso ad alcune zone, già in vigore in molte città svizzere, l’interdizione di mendicare in numerose città e cantoni del paese, la legislazione sull’utilizzo vere e proprie armi di tortura come la pistola taser per lo spostamento dei detenuti, così come l’ossessione della caccia agli abusi nelle assicurazioni sociali, le misure di repressione contro le attività sindacali, il timore “manageriale” sul luogo di lavoro, l’inesistenza di vere misure di protezione di tutti/e i/le salariati/e (svizzeri e immigrati) contro l’utilizzo padronale della libera circolazione sono politiche antisociali che hanno tutte preso forma nella politica d’asilo.
*Dario Lopreno è membro del Sindacato dei servizi pubblici (SSP) di Ginevra
[1] In senso etimologico, ripetizione, dal XIVmo secolo, significa, « azione di richiedere qualche cosa su basi giuridiche »
[2] Partito socialista svizzero, Votazioni federali, 9 giugno 2013. Elezione del Consiglio federale direttamente dal popolo. La popolazione non vuole abbandonare un sistema già collaudato – Legge sull’asilo: accettazione deplorevole di questa revisione. (comunicato pubblicato sul sito Internet del partito)
[3] ATS, La Svizzera plebiscitaria sul inasprimento della legge sull’asilo, Berna, 09/06/2013.
[4] Stopexclusion, Comitato referendario nazionale. Giovani Verdi vodesi. Risultato allarmante per la difesa dei diritti fondamentali, comunicato stampa, Ginevra, 09/06/2013.
[5] Espressione di Christophe Darbellay, presidente del PDC (democratico-cristiano), partito a caccia del suo elettorato, in gran parte, sullo stesso terreno dell’UDC, alquanto strana la citazione, la Bérézina (1812) è stata contemporaneamente una « vittoria » ed una sconfitta delle truppe napoleoniche nella campagna di Russia.
[6] Bertrand Fischer, Une voie royale pour réformer l’asile, quotidiano Le Courrier, Genève, 10 gugno 2013.