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manif egittoLa sanguinosa distruzione dei sit-in in Al-Nahda Square e Raba’a al-Adawiyya non è altro che un massacro – preparato in anticipo. L’obiettivo è quello di liquidare i Fratelli musulmani, ma è anche parte di un piano per liquidare la rivoluzione egiziana e ripristinare lo stato di polizia e militare del regime di Mubaraq.

 

I Socialisti rivoluzionari non hanno difeso il regime di Mohamed Morsi e dei Fratelli musulmani neanche per un giorno. Siamo sempre stati in prima fila nell’opposizione a quel regime criminale e fallimentare che ha tradito gli obiettivi della rivoluzione egiziana, ha protetto i pilastri del regime di Mubaraq e del suo apparato di sicurezza, le forze armate e gli uomini d’affari corrotti. Abbiamo partecipato in maniera decisa all’ondata rivoluzionaria del 30 giugno.

Non abbiamo neanche difeso i sit-in della fratellanza e i loro tentativi di riportare al potere Mohamad Morsi.

Ma dobbiamo guardare agli eventi di oggi nel loro contesto, che è l’uso dei militari per distruggere gli scioperi operai; allo stesso tempo vediamo anche la nomina di nuovi governatori provinciali, in gran parte tratte da ciò che resta del vecchio regime, della polizia e dei generali dell’esercito. Quindi vediamo le politiche del governo del generale Abdel Fatah Al Sissi, che ha adottato un programma chiaramente ostile agli obiettivi e alle richieste della rivoluzione egiziana: la libertà, la dignità e la giustizia sociale.

Questo è il contesto del brutale massacro che l’esercito e la polizia stanno commettendo. E’ una sanguinosa prova generale per la liquidazione della rivoluzione egiziana; ha come obiettivo quello di spezzare la volontà rivoluzionaria di tutti gli egiziani che reclamano i loro diritti – siano essi lavoratori, poveri o giovani rivoluzionari – attraverso la creazione di uno stato di terrore.

Allo stesso modo la reazione da parte dei Fratelli musulmani e dei salafiti che attaccano i cristiani e le loro chiese è un crimine settario che serve solo le forze della controrivoluzione. Lo stato di Mubaraq e Al Sissi, che non hanno mai difeso i copti e le loro chiese, è complice dell’abietto tentativo di suscitare una guerra civile, in cui i cristiani egiziani cadranno vittime dei reazionari Fratelli musulmani.

Condanniamo con fermezza le stragi di Al Sissi e siamo nettamente contro il suo rozzo tentativo di interrompere la rivoluzione egiziana – perché la strage di oggi è il primo passo verso la controrivoluzione. Siamo con la stessa fermezza contro tutte le aggressioni contro i cristiani in Egitto e contro la campagna settaria che serve solo gli interessi di Al Sissi e il suo sanguinosa progetto.

Molti di coloro che si definiscono come liberali e di sinistra hanno tradito la rivoluzione egiziana, guidati da coloro che hanno preso parte al governo di Al Sissi. Hanno venduto il sangue dei martiri per lavare le mani ai militari e alla controrivoluzione. Queste persone hanno il sangue sulle proprie mani.

Noi Socialisti rivoluzionari non devieremo mai dal sentiero della rivoluzione egiziana. Non scenderemo mai a compromessi sui diritti dei martiri rivoluzionari e sul loro sangue puro: quelli che sono caduti affrontando Mubaraq, quelli caduti affrontando il Consiglio militare, quelli caduti affrontando il regime di Morsi, e coloro che cadono ora affrontando Al Sissi e i suoi sgherri.

Abbasso il governo militare!

No al ritorno del vecchio regime!

No al ritorno della Fratellanza!

Tutto il potere e la ricchezza al popolo

I Socialisti rivoluzionari (14 agosto 2013)

 

* la traduzione in italiano è stata riprodotta da anticapitalista.org da un testo pubblicato in francese da alencontre.org