Non è certo con stupore che l’MPS ha preso atto della comunicazione odierna con la quale la Procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi, sempre lei!, ha deciso di non dar seguito alla segnalazione dello scorso 24 giugno con la quale l’MPS (attraverso il suo coordinatore G. Sergi) aveva denunciato i responsabili dei negozi ubicati nel centro commerciale FoxTown per la violazione continua e volontaria delle disposizioni della Legge federale sul lavoro (LL) in materia di lavoro domenicale.
Con tre righe la procuratrice Bergomi accontenta i padroni del FoxTown indicando che “non sono emersi fatti nuovi tali da doversi discostare dalla decisione di non luogo a procedere del 28 settembre 2012“. Non fa nemmeno lo sforzo di motivare la sua decisione rinviando, semplicemente, al comunicato del 1° ottobre 2012.
A questo punto val la pena riassumere la situazione. Da oltre due anni (cioè da quando il Centro Ovale di Chiasso aveva iniziato a lavorare di domenica) l’MPS denuncia la situazione di illegalità nella quale agiscono i centri commerciali che impiegano personale di domenica, in aperto contrasto con le disposizioni della LL.
Le varie denunce, pubbliche e alla magistratura, da parte dell’MPS per mesi non hanno sortito alcun effetto. Il DFE, pur riconoscendo pubblicamente la situazione di illegalità, non si decideva ad intervenire nella sua veste di autorità di applicazione della LL.
Nel settembre 2012, dopo che l’MPS formalmente interveniva nuovamente presso la magistratura, il DFE (e per esso l’ispettorato del lavoro) decideva finalmente di avviare la procedura di verifica formale delle infrazioni alla LL da parte dei diversi negozi che impiegano personale di domenica (all’epoca, oltre a quelli situati nel FoxTown, vi erano anche quelli attivi al Centro Ovale di Chiasso). Questo intervento veniva deciso, come confermava in dichiarazioni pubbliche la stessa direttrice del DFE Laura Sadis, dopo che la magistratura era intervenuta informalmente facendo pressione sul governo.
La procedura avviata dall’Ispettorato constatava le infrazioni e invitava i negozi implicati a mettersi in regola (rinunciando ad impiegare personale la domenica). Cominciavano poi, all’inizio del 2013, le procedure di una nuova verifica presso i negozi per constatare che avessero ottemperato alle indicazioni dell’autorità ispettiva. Una verifica che, evidentemente, non poteva che confermare la situazione di illegalità, visto che i negozi ubicati al FoxTown, coscientemente e volutamente, hanno continuato e continuano a infrangere le disposizioni di legge.
L’Ispettorato ed il DFE, confrontati a questo punto con la prospettiva concreta di prendere sanzioni amministrative contro i negozi e, visto il loro atteggiamento, di denunciarne i responsabili per la rilevanza penale del caso, decidevano (d’accordo con il governo cantonale al completo) di “sospendere” per dodici mesi la procedura amministrativa, onde evitare di dover condannare i responsabili dei negozi. Questo avveniva nel mese di marzo 2013.
L’MPS è a questo punto intervenuto a due riprese presso la magistratura per cercare di ristabilire il rispetto della legge. Ma sia la denuncia contro il governo (per l’arbitrio della sospensione della procedura relativa alla LL), sia la denuncia verso i responsabili dei negozi per la loro flagrante, ripetuta e volontaria infrazione alla LL hanno ricevuto risposte negative da parte della Procura pubblica.
Che dire: ancora una volta la giustizia conferma il suo carattere classista; forte con i deboli, debole e compiacente con i forti. Qualsiasi venditore di kebab che si trovasse in una situazione analoga verrebbe represso e condannato senza batter ciglio; Tarchini ed i suoi potenti amici possono invece continuare a disattendere, palesemente ed in modo arrogante, le disposizioni di legge.
L’MPS spera che questa nuova scandalosa decisione possa contribuire ulteriormente a rafforzare presso i cittadini e le cittadine ticinesi la volontà di esprimersi con forza contro ulteriori processi di liberalizzazione degli orari di lavoro, in particolare contro la modifica delle disposizioni relative alla Legge sul Lavoro sulle quali siamo chiamati a votare il prossimo mese di settembre. Un No alle modifiche della Legge sul Lavoro il prossimo 22 settembre sarà anche un modo di esprimere lo sdegno contro un’amministrazione ed una magistratura pronte a chinare la testa di fronte agli interessi dei potenti.
Bellinzona, 21 agosto 2013