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onu siria*Pubblichiamo la presa di posizione dei compagni italiani di Sinistra anticapitalista sulla situazione in Siria nel momento in cui sembrano confermarsi le voci di un intervento imperialista. Un posizione, contro l’intervento pur ribadendo la condanna al regime di Assad ed il sostegno alla lotta popolare contro il suo regime. (Red)

Mentre ONU come al solito guarda altrove, le maggiori potenze imperialiste discutono senza reticenze come intervenire nella crisi siriana che hanno contribuito ad aggravare finanziando ciascuna i “propri” ribelli. L’intervento naturalmente non ha certo la funzione di sostenere i diritti democratici del popolo siriano, ma di garantire gli specifici interessi economici e geopolitici dei paesi capitalistici occidentali. Con la consueta ipocrisia hanno ignorato tre anni di stragi che hanno provocato più di 100.000 morti e milioni di profughi, e per poi fissare unilateralmente una “linea rossa” per giustificare l’intervento diretto, presentato come “umanitario”. Da anni infatti il regime dittatoriale di Assad ha condotto una vera e propria guerra contro il suo popolo per mantenersi al potere ricorrendo alle più feroci repressioni e a veri e propri stermini di massa per impedire che il movimento di massa lo rovesciasse.

Se non otterranno una qualche ambigua dichiarazione delle Nazioni Unite, le potenze occidentali utilizzeranno come in Kosovo la copertura (giuridicamente infondata) di una coalizione di parte come la NATO.

I disaccordi su tempi e modi per l’aggressione, sono legati soprattutto a motivi di equilibri interni a ciascun paese imperialista, ma anche a incertezze sull’esito. I bombardamenti “mirati” difficilmente distruggerebbero le forze specializzate nella repressione e darebbero anzi loro una motivazione “patriottica”, mentre colpirebbero sicuramente la popolazione già provata da tre anni di guerra civile, e potrebbero avere anche ripercussioni incontrollabili in vari paesi limitrofi, a partire dal Libano.

Le apparenti cautele della diplomazia del nostro paese sono tra l’altro legate proprio alla preoccupazione per un coinvolgimento dei contingenti militari italiani presenti nel Libano meridionale, del tutto inadeguati nel caso di una nuova esplosione della guerra civile in quel paese. D’altra parte un aperto coinvolgimento dell’intera area, potrebbe far saltare i precari equilibri imposti dal golpe militare in Egitto, dove sono presenti forti interessi di capitalisti italiani. Ma basterebbe poco a spingere il governo Letta-Napolitano a cercare un ruolo maggiore nella guerra, soprattutto se gli Stati Uniti, finora indecisi per contraddizioni interne e per il ricordo di brucianti fallimenti di analoghe imprese nell’area, si impegnassero decisamente e chiedessero il coinvolgimento anche dell’Italia, preziosa dal punto di vista strategico.

In ogni caso va ribadito che Stati Uniti e paesi europei, divisi ma egualmente poco credibili, non hanno nessun diritto a intervenire in Siria, soprattutto dopo aver ignorato le stragi precedenti che hanno soffocato una rivolta popolare spontanea e trasformato la Siria in un campo di battaglia.

Come hano scritto i compagni siriani della corrente rivoluzionaria (vedi comunicato) “La nostra rivoluzione non ha alleati sinceri, fatta eccezione per le rivoluzioni dei popoli della regione e del mondo e per i militanti che lottano ovunque per liberarsi di regimi oscurantisti, oppressivi e sfruttatori.”

D’altra parte i paesi occidentali hanno ignorato gli eccidi compiuti in Egitto dai militari golpisti o dagli eserciti sauditi nel Bahrein, ecc., e hanno continuato a produrre e vendere armi a tutte le parti in causa.

Ma occorre essere chiari anche su un altro punto: la condanna dell’aggressione e dei paesi che la preparano non può in nessun caso essere una motivazione, come succede per molti nel nostro paese, per una “riabilitazione di Bashar al Assad”, ultimo rampollo di una dinastia che ha compiuto nel corso della sua storia innumeravoli crimini e che ha spesso collaborato con l’imperialismo né per voltare le spalle alle legittime e fondamentiali aspirazioni democratiche del popolo siriano di cacciare la dittatura assassina.

Contro le imprese imperialiste rifiutiamo l’utilizzazione delle basi NATO in Italia, non solo in questa guerra. Nessuno minaccia il nostro paese. Le organizzazioni terroriste crescono e reclutano adepti proprio come risposta alla presenza di militari stranieri, come ha mostrato l’Afghanistan.

Rilanciamo la lotta contro le basi militari e contro la NATO, strumento imperialista!

No alla produzione e al commercio di armi letali!

No alle enormi spese militari che sottraggono risorse preziose al paese!

Sostegno al popolo siriano e agli altri popoli che lottano per la democrazia e la loro libertà.

Sostegno alle correnti rivoluzionarie che lottano contro Assad e contro ogni ingerenza imperialista.