Il Movimento per i socialismo (MPS) invita i cittadini e le cittadine ticinesi ad opporsi, votando massicciamente NO, alla revisione della Legge sul Lavoro (LL) il prossimo 22 settembre.
Come noto questa revisione della LL approvata dal Parlamento federale vuole permettere il lavoro 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 “nei negozi delle stazioni di servizio situati nelle aree di servizio autostradali e lungo le strade principali con traffico intenso di viaggiatori e la cui offerta di merci e servizi risponde principalmente ai bisogni dei viaggiatori.”
Naturalmente i sostenitori della riforma tendono a minimizzare, affermando che si tratta di regolarizzare una situazione anomala che impedisce oggi di impiegare personale tra l’una di notte e le sei del mattino. Ma presentare la riforma solo in questa prospettiva rappresenta un vero e proprio imbroglio nei confronti degli elettori e delle elettrici. Nulla di sorprendente: non sarebbe la prima volta che Governo federale e Parlamento mentono, minimizzando le conseguenze e nascondendo le loro vere intenzioni, con il solo obiettivo di favorire l’accettazione di una proposta. Tra gli episodi più clamorosi di questo modo di procedere ricordiamo la riforma II dell’imposizione delle imprese che, sulla carta, sarebbe dovuta costare qualche decina di milioni e le cui conseguenze si stanno rivelando ben più pesanti, costando alla Confederazione centinaia e centinaia di milioni di minori entrate fiscali.
Solo sulle autostrade?
I sostenitori della riforma minimizzano sostenendo che questa normativa si applicherà solo ai negozi situati sulle autostrada o sui grandi assi di comunicazione. Poche decine di casi a sentir loro. In realtà la nozione di “strade principali con traffico intenso” (una novità rispetto alle definizioni precedenti) è tutt’altro che chiara e si presta ad una applicazione molto, ma molto ampia.
Per rendersi conto delle prospettive che apre questo tipo di normativa, basterebbe fare riferimento a quanto previsto nel messaggio relativo alla Legge sull’apertura dei negozi presentato oltre due anni fa dal Consiglio di Stato, e non ancora discusso dal Gran Consiglio; anche in questo caso opera un concetto “stradale” simile e vediamo quanto esso possa essere ampio, a tal punto da coinvolgere quasi tutta la rete stradale (e quindi praticamente tutti i negozi annessi alle stazioni di servizio).
In questo messaggio si propone una forte deregolamentazione nello stesso settore (nell’ambito delle competenze cantonali). Come ricorda il Consiglio federale già oggi in questi negozi è possibile lavorare sette giorni su sette (quindi anche la domenica) tranne le ore notturne (dalle 01 alle 5 di mattina). Ebbene, il governo cantonale propone di applicare l’orario massimo consentito ad un ampissimo ventaglio di strade considerate di “grande comunicazione”. Pur premettendo che “La definizione concreta delle strade principali con traffico intenso dovrà di per sé avvenire a livello di Regolamento d’applicazione della Legge in esame”, il governo ritiene tuttavia di poter “anticipare” alcune indicazioni sulla base di “un’interpretazione certo ampia, ma ancora compatibile con il diritto federale”. Ed ecco il risultato: “l’apertura domenicale potrebbe essere ammessa per i negozi annessi alle stazioni di servizio situati lungo le arterie seguenti”:
– Autostrada A2 Airolo – Chiasso
– Uscita A2 Airolo – Passo del Novena
– Uscita A2 Biasca – Passo del Lucomagno
– Autostrada A13 Bellinzona – San Bernardino
– Uscita A2 Camorino – Quartino-entrata semiautostrada T21
– Quartino – Dirinella
– Semiautostrada T21
– Uscita semiautostrada T21 Valle Maggia – Camedo
– Uscita semiautostrada T21 Valle Maggia – valico Madonna di Ponte
– Uscita A2 Manno – Agno-valico di Fornasette
– Uscita A2 Lugano nord – Valico di Gandria
– Uscita A2 Melide -Campione
– Semiautostrada Mendrisio – Stabio
– Uscita semiautostrada Stabio -Gaggiolo
– Uscita semiautostrada Genestreri – Brusata
– Airolo – Biasca
– Biasca – Castione (sponda sinistra)
– Castione – entrata A2 Camorino
– Bellinzona – Monte Carasso-collegamento alla T21 (sponda destra)
– Cadenazzo (rotonda) – Rivera entrata A2
– Rivera – Lamone (Ostarietta)
– Ostarietta – Uscita A2 Manno
– Lamone (Ostarietta) – Chiasso
– Valico Chiasso strada – Viale Como
– Paradiso – Agno
– Paradiso – valico di Gandria
Il risultato concreto di questo lungo elenco è chiaro: esiste in Ticino la volontà politica di estendere il lavoro (24 ore su 24 e 7 giorni su 7) nei negozi annessi ai distributori di benzina. L’esempio ticinese, ancorché non in vigore visto il blocco della legge in Gran Consiglio, mostra in modo concreto quanto insidiosa sia, per le sue conseguenze, la proposta oggi in votazione proprio perché amplierebbe ulteriormente quel diritto federale già oggi interpretato in modo ampio.
In altre parole questa modifica della LL permetterebbe al governo cantonale di ampliare ulteriormente la propria proposta e di pensare ad un’apertura 24 ore su 24, 7 giorni su 7 dei negozi situati nelle aree di servizio su quasi tutta la rete stradale cantonale.
Una ragione in più per opporsi alla modifica federale.
Negozi annessi…? Solo per i viaggiatori…?
La formula ormai circola da qualche anno ed è diventata ufficiale. I negozi dei quali stiamo parlando vengono qualificati come “annessi” o “situati” alle/nelle stazioni di servizio. La centralità continua ad essere attribuita alla stazione di servizio come luogo di rifornimento di carburante e i negozi vengono presentati come delle “appendici”, delle strutture marginali rispetto alle stazioni di rifornimento, il cui unico compito sarebbe quello di vendere prodotti “necessari” ai cosiddetti “viaggiatori”.
Ora basterebbe recarsi in alcune di queste stazioni di servizio con “annessi” negozi per rendersi conto che le cose, soprattutto dopo le grandi ristrutturazioni operate in questi ultimi anni, possono essere descritte esattamente all’inverso. Possiamo dire con tutta tranquillità che ormai si tratta di negozi con annessa stazione di servizio per il carburante. I negozi che troviamo sono di fatto sempre più dei veri e propri supermercati, non tanto piccoli visto che la loro superficie è spesso ragguardevole e può mettere a disposizione un’offerta merceologica equiparabile a veri e propri supermercati. D’altronde in questo processo di sviluppo non sono estranee le grandi catene di distribuzione, a cominciare da Migros e COOP che ormai si sono ritagliate un ruolo importante nella gestione di questi negozi “annessi” alle stazioni di servizio.
Un’altra valutazione fondamentale riguarda l’offerta merceologica di questi negozi. Nella revisione della LL in votazione si parla in effetti di offerta di merci che “risponde principalmente ai bisogni dei viaggiatori”. Nelle spiegazioni fornite dal Consiglio Federale (e nelle discussioni parlamentari) questi sedicenti “bisogni dei viaggiatori” sono stati meglio precisati, seppur ancora in forma generica, aprendo così la strada ad uno sviluppo incontrollabile e, per alcuni aspetti, anche pericoloso.
Scrive il Consiglio Federale, quasi a voler tranquillizzare la popolazione, che in questi negozi non vi sarebbe a disposizione “un assortimento completo”. Si tratterebbe invece di “un’offerta limitata ai fabbisogni di base (alimenti, articoli per l’igiene personale, giornali, riviste, ecc.)”, merci queste che risponderebbero, sempre secondo il governo, “principalmente ai bisogni dei viaggiatori”.
Ora i prodotti qui indicati genericamente (ai quali aggiungere anche quell’“ecc.” che apre altri ambiti merceologici) non rappresentano certamente un’offerta indirizzata “principalmente ai bisogni dei viaggiatori”. Basterebbe recarsi in un grande normale supermercato per constatare che questi prodotti compongono essenzialmente la gran parte della spesa che con regolarità le famiglie effettuano ogni giorno.
Si tratta di prodotti di largo consumo (con i prodotti per l’igiene personale che vanno dai profumi alla schiuma da barba, dalla carta igienica ai saponi; o ancora tutti i prodotti alimentari, che sono una gamma impressionante per la loro estensione) che esauriscono buona parte dei consumi di base di qualsiasi normale famiglia: altro che viaggiatori!
Possiamo quindi dire che in realtà l’offerta merceologica, combinata ad una estensione degli orari di apertura 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, corrisponde, di fatto, ad una estensione delle attività della vendita come mai avevamo visto finora nel nostro paese.
E che la discussione assuma toni surreali (con aspetti di preoccupazione sociale non secondaria) lo testimonia la vicenda della vendita di bevande alcoliche in questi negozi. Anche qui, a testimonianza delle cattive intenzioni che animano i responsabili politici, facciamo riferimento al messaggio relativo alla legge cantonale sui negozi (già citata in precedenza) che questo tema ha pure affrontato.
Il primo punto preliminare da richiamare è questo: non esiste un divieto di vendita di bevande alcoliche in questi negozi se non sulle autostrade. I cantoni possono estendere questo divieto (lo ha fatto qualche cantone romando). Ma nella maggioranza dei cantoni è possibile vendere bevande alcoliche in questi negozi.
Già questo fatto dovrebbe interrogarci sull’assurdità di una definizione quale “bisogni dei viaggiatori” per indicare negozi nei quali si vendono bevande alcoliche. Da quando le bevande alcoliche rappresentano un bisogno, tollerato dalla legge, per chi viaggia in auto o in moto?
Il progetto di legge cantonale, come detto, affronta questo tema. In particolare poiché qualcuno aveva suggerito di vietare la vendita di bevande alcoliche dopo un certo orario. Il governo aderisce a questa proposta, ma limitandola agli orari di apertura normali (dopo le 18.00 nei giorni normali e dopo le 21 il giovedì). Prima di questi orari limiti la vendita di alcolici è permessa.
Un ragionamento paradossale: fino a questi orari la vendita di bevande alcoliche corrisponderebbe ai “bisogni dei viaggiatori”: dopo questi orari rappresenterebbe un pericolo per “ragioni di salvaguardia dell’ordine e della sicurezza pubblici (prevenzione della guida in stato d’ebrietà e soprattutto di atti di vandalismo e di violenza giovanile)”.
Per concludere
Alla luce di queste considerazioni appare evidente che la riforma della LL proposta non farebbe altro che accelerare i processi di liberalizzazione delle condizioni di lavoro già in atto e aprirebbe la strada ad altre proposte (come quella del senatore Lombardi che vorrebbe prolungare gli orari di apertura giornalieri dei negozi) e quella del senatore Abate che vorrebbe veder spuntare come funghi centri commerciali aperti la domenica, sul modello FoxTown.
Proprio la vicenda del FoxTown, che vede da tempo ormai prevalere situazioni di illegalità e di mancato rispetto della Legge federale sul Lavoro, deve spingerci a rifiutare un ulteriore peggioramento della legislazione sul lavoro.
Per questa ragione invitiamo a votare NO alle revisione della Legge sul Lavoro il prossimo 22 settembre.
Bellinzona, 26 agosto 2013