Nel momento in cui la Siria è tornata sulla scena mediatica a causa degli orribili attacchi con armi chimiche di settimana scorsa [21 agosto], che hanno ucciso centinaia di persone, e delle minacce degli Stati Uniti di compiere attacchi militari, ci permettiamo di suggerire qualche osservazione rivolta ai militanti e le organizzazioni progressisti e radicali degli Stati Uniti, proprio mentre stanno riflettendo alla risposta più adeguata nel quadro di questa complicata situazione politica.
1° Non dite o non date ad intendere, in alcun modo, che entrambe le parti abbiano torto e che non è chiaro chi dovrebbe essere sostenuto in caso di un nostro coinvolgimento militare. È un insulto a tutti i siriani che sono usciti e continuano a uscire nelle strade e che protestano, sia contro il regime, sia contro le forze che cercano di utilizzare la guerra per affermare il proprio potere sugli altri. È una vergogna vedere quanti gruppi progressisti negli Stati Uniti facciano propria l’idea secondo la quale “entrambe le parti sono cattive“, affermando che non dovremmo farci coinvolgere. Un milione di bambini è rifugiato a causa del regime. È il regime che bombarda le città con aerei da combattimento; è il regime che ha diretto il paese con una forza brutale per decenni. Ogni dichiarazione che non riconosce questo è, una volta ancora, un insulto verso chi ha sacrificato tanto.
2° Non confondete l’Iraq con la Siria. È altrettanto grottesco di quanto affermano coloro che guardano al Kosovo come un esempio d’intervento militare per sostenerne uno simile in Siria. È abbastanza patetico vedere tanti progressisti e attivisti di sinistra ossessionati dalle affermazioni, che si pretende siano false, sull’uso di armi chimiche. Più di 100’000 siriani e siriane sono stati uccisi, la maggioranza da armi convenzionali. Ci sono dunque mille scuse più una perché gli Stati Uniti intervengano. Non sono dunque necessarie armi chimiche truccate. Non ci sono nemmeno elementi che mi spingano a pensare che Al-Quaida abbia accesso e usi tali armi. Al-Quaida ha combattuto gli Stati Uniti in Iraq per un decennio e non ha mai fatto uso di tali armi. Improvvisamente, però, le userebbe in Siria? In realtà se i ribelli possedessero tali armi, il regime sarebbe crollato, già da tempo!
3° Non siate ossessionati da Al-Quaida, dagli estremisti islamici, dai jihadisti, ecc. Dall’11 settembre 2001, i progressisti hanno giustamente schivato l’uso di ogni etichetta quando si trattava della guerra degli Stati Uniti contro il “terrorismo”, mentre ora le usiamo liberamente quando parliamo della Siria e, di fatto, tendiamo ad esserne convinti. La stragrande maggioranza dei siriani, sia coloro che hanno deciso di prendere le armi, che quelli che continuano a resistere con mezzi non violenti, non ha niente a che vedere con i gruppi estremisti e si sono ribellati proprio contro tutte le forze che distruggono il loro paese, che si tratti del regime o dei cosiddetti gruppi “d’opposizione” [allusione, tra le altre, alle manifestazioni contro Al-Nosra nel Nord della Siria]. È anche importante capire che l’Esercito siriano libero (ESL) non è un esercito che ha un centro di comando unico nel quale gli ordini vengono dall’alto. Si tratta di un gruppo il cui sistema di affiliazione ai “battaglioni” è assai approssimativo, permettendo così a chiunque di poter affermare di farne parte.
4° Sottolineate tutti i fallimenti degli Stati Uniti verso la Siria e che lanciare bombe sul paese non è sicuramente una cosa utile e necessaria. Personalmente, non sono convinto che gli Stati Uniti saranno implicati militarmente. Hanno promesso armi ai ribelli che devono ancora essere fornite. In alcun modo gli Stati Uniti saranno implicati direttamente [sul terreno], perché, com’è stato evidenziato dal generale Martin Dempsey [1] e in un contributo apparso sul New York Times [2], è molto più utile per gli “interessi” degli Stati Uniti che i siriani si massacrino gli uni con gli altri. Penso che prendere posizione dicendo che gli Stati Uniti non devono essere implicati attraverso un intervento militare sia una buona cosa. Ma non scrivete “Hands off Syria” [Giù le mani dalla Siria] supponendo che si tratti di una specie di cospirazione americana. Non affermate che ciò ha a che vedere con il fatto che gli Stati Uniti non abbiano il diritto di prendere parte a una guerra civile. Non fate come se si trattasse di soldi per qui [gli Stati Uniti] nella misura in cui noi [siriani] abbiamo bisogno di maggior aiuto umanitario. Fate in modo che nelle vostre proposte sia messo l’accento su chi porterà aiuto per mettere fine alle sofferenze dei siriani e delle siriane.
5° Sottolineate l’ipocrisia degli Stati Uniti quando giudicano la Russia per l’invio di armi al regime. Solo la settimana scorsa, è andato in onda un servizio secondo cui gli Stati Uniti hanno spedito bombe a frammentazione per un valore di 640 milioni di dollari all’Arabia Saudita [3]. Le armi [americane] continuano a circolare in Egitto, nel Bahrein e in Israele nonostante pesanti violazioni dei diritti umani. Rivendicate che sia messo termine alla vendita di armi a tutti i regimi della regione.
6° Non permettete che autentiche preoccupazioni in merito all’imperialismo degli Stati Uniti, d’Israele, dell’Arabia saudita, ecc. vi facciano credere, mentre osservate immagini e video di bambini morti, che si tratti di una cospirazione. Bachar [el-Assad] è un dittatore autoritario e i suoi richiami alla resistenza sono un po’ sommari. Ricordatevi che ha collaborato con gli Stati Uniti ad iniziative come i transfert della CIA [“renditions”, il programma di prigioni segrete e di torture subappaltate a regimi autoritari amici] [4]. Non è perché la CIA allena qualche combattente in Giordania o qualche dirigente ribelle anonimo citato da un giornale israeliano, che il sollevamento siriano contro un regime brutale non sia legittimo.
7° Insistete sul coraggio continuo del popolo siriano che scende nelle strade e che protesta contro il regime, contro gli estremisti e tutti coloro che cercano di distruggere le lotte per la libertà e la dignità [5]. Come dappertutto, l’informazione sulle violenze prende il sopravvento sulle continue resistenze non violente.
8° Esortate con forza le persone a versare contributi per l’aiuto umanitario [a Medici senza frontiere, per esempio]. Tra morti, incarcerazioni, migrazioni interne di popolazioni e rifugiati, penso che tra il 30 e il 40% della popolazione siriana sia in un modo o in un altro sradicata [l?Altro commissariato per i rifugiati stima che entro la fine dell’anno circa 10 milioni di siriane e siriani – ovvero la metà della popolazione di tutto il paese – saranno rifugiati o migranti interni].
9° Non ho reali soluzioni da proporvi di cui potreste servirvi per incoraggiare le persone a sostenerli. Può darsi che spingere a un vero cessate il fuoco potrebbe essere una possibilità, cosa che supporrebbe una pressione sulla Russia per esigere da Bachar che si ritiri. So che il fatto che io non abbia una risposta su ciò che andrebbe fatto è una debolezza; ma, a volte, il miglior mezzo d’azione è proprio quello di provare solidarietà con delle persone in lotta, riconoscendolo, semplicemente.
10° Le siriane e i siriani meritano per la loro lotta lo stesso rispetto di tutte le altre lotte della regione: Tunisia, Egitto, Libia, Bahrein, Yemen e, come sempre, Palestina.
* Testo pubblicato il 27 agosto 2013 sul sito mondoweiss.net; la traduzione, a partire dalla versione francese apparsa sul sito www.alencontre.org, è stata curata dalla redazione di Solidarietà)
[1] http://www.nytimes.com/2013/07/23/world/middleeast/pentagon-outlining-options-to-congress-suggests-syria-campaign-would-be-costly.html?pagewanted=all&_r=0, si veda anche: http://alencontre.org/moyenorient/syrie/syrie-des-milliards-par-mois-pour-en-finir-avec-bachar.html
[4] http://www.theguardian.com/world/2013/feb/05/cia-rendition-countries-covert-support
[5] http://www.jadaliyya.com/pages/index/12556/the-growing-challenge-to-the-syrian-regime-and-the