In seguito ad alcune prese di posizione da parte di personalità della sinistra nostrana, più o meno radicale, contro l’intervento militare degli Stati Uniti in Siria, pubblichiamo una lettera aperta di un compagno francese che in qualche modo può essere utile nella riflessione anche a noi.
Per noi è fondamentale affiancare al rifiuto di qualsiasi intervento militare esterno in Siria (dunque anche della Russia e degli altri sostenitori del regime di Assad) la solidarietà alla rivolta legittima del popolo siriano contro la feroce dittatura della dinastia degli Assad. Favorendo quelle forze che, oltre a battersi contro il regime devono anche difendersi dai sempre più frequenti attacchi delle forze reazionarie e islamiste che operano in Siria con il sostegno delle monarchie della zona.
“Questa sera, compagno, andrai a manifestare “contro la guerra”
Quando si appartiene alla sinistra anticapitalista, si manifesta contro le guerre. Si rifiutano i bombardamenti, i massacri delle popolazioni civili, la corsa agli armamenti. Quando si appartiene alla sinistra anticapitalista, si ha il dovere di disapprovare il bellicismo della propria borghesia. Allora, sicuramente, sarai là questa sera, sicuro di essere al posto giusto, al momento giusto. Vai a tutte le manifestazioni contro la guerra, d’altronde.
Tutte? Effettivamente, no. Settimana scorsa, per esempio, non c’eri alla manifestazione contro la guerra in Siria. Sì, c’era una manifestazione, contro tutti i massacri commessi da un dittatore negli ultimi trenta mesi, contro il massacro con le armi chimiche commesso alla fine del mese di agosto, per la solidarietà con tutti i democratici e i progressisti di Siria.
Non c’eri, perché il tuo partito non c’era. Perché i siti che visiti per sapere quali manifestazioni sostenere non l’annunciavano.
Non c’eri, nonostante tutte le ragioni che ti fanno essere contro la guerra erano lì: un dittatore che è stato sostenuto e accompagnato dalla tua borghesia per anni e che lo è ancora dalla sua frazione reazionaria e fascisteggiante. Centinaia di migliaia di morti, uccisi da armi che la tua e altre borghesie gli hanno venduto. Morti, feriti, rifugiati, uccisi nel silenzio complice di tutte le borghesie del mondo.
Non hai manifestato contro la guerra, ma manifesterai questa sera e nei prossimi giorni.
Se sei sincero, però, non tornerai contento dalla tua manifestazione. D’altronde, ci vai con una certa apprensione. Non ne parli, perché il tuo partito, la tua organizzazione non ne parla, ma hai visto su internet che anche tutta l’estrema destra si è mobilitata “contro la guerra imperialista”. Con le stesse parole e gli stessi argomenti. Vorresti spazzare via queste considerazioni, come ha fatto Melenchon (Front de Gauche francese) con un: “Abbiamo ben il diritto di avere un punto di vista FRANCESE”. Salvo che questa frase ti lascia in imbarazzo. Perché tu pensi di manifestare contro il capitalismo francese, tra gli altri, allora come potresti avere un “punto di vista FRANCESE”, in comune con l’estrema destra, la punta di diamante dei capitalisti?
Beh, potrai smettere di pensare alla frase di Mélenchon, soprattutto se non sei nel Front de Gauche. Solo che, ecco, questa sera e i giorni che verranno, sai già che certi aspetti delle manifestazioni ti ci riporteranno.
Questa pesante insistenza di certi/e militanti su Israele, le “lobby” che manipolano le cancellerie nell’ombra, il “Nuovo Ordine Mondiale dell’Oligarchia che non dice il proprio nome”. Questi volantini, che affermano che i massacri non sono quello che si dice e che probabilmente non sono mai esistiti, come “altri prima nella Storia”. Questo vocabolario, che ti sai bene non essere quello della sinistra, queste insinuazioni che tu sai molto bene che non fanno riferimento solo alla guerra in Irak. Questi militanti che ti affiancheranno e che ti diranno in cinque minuti che Bachar Al Assad non è affatto il mostro che l’”Occidente Americano-Sionista” dipinge, o che Gheddafi era un grande uomo per il suo popolo. Ciò che ti farà innervosire più di tutto è che i compagni, nella loro stragrande maggioranza, faranno finta di non capire quello che dicono e scrivono questi militanti. Oppure ti diranno, nel migliore dei casi, di lasciar perdere, che ci sono “sempre degli stronzi ovunque, ma questo non rappresentativo”.
Poi, cui sarà una volta rientrato a casa, questa domanda che ti peserà sullo stomaco: ammettiamo che, per una volta, la mobilitazione funzioni e non ci sia “la guerra”… Ma cosa succederà in Siria, dove sai molto bene che c’è già la guerra?
Oh certamente, Melenchon e gli altri hanno una risposta in fondo al volantino. “Siamo al fianco dei democratici siriani per una soluzione politica e la fine dei massacri”.
Solo che non erano alla manifestazione di sabato scorso, con i democratici siriani per la fine della guerra e dei massacri. Certamente, ne hanno parlato, della Siria, alla pagina dodici del giornale, qualche volta hanno anche diffuso qualche onda di protesta contro un massacro particolarmente di massa, in questi tre anni. Le proteste versione “minimo sindacale”, quelle in cui non c’è alcun appuntamento concreto alla fine. Quegli assortimenti di riserve, sulle possibili manipolazioni dell’opinione pubblica, sugli interessi degli “Occidentali e di Israele” che conviene comunque denunciare in questa faccenda, sull’opposizione siriana, che è ben lungi dall’essere composta solo da laici (ma davvero?). Il genere di proteste che, appena lette, ti danno soprattutto la sensazione che non ci si deve immischiare in questa faccenda…
Oggi, compagno, ti immischierai. Per quanto tempo? Per combattere quale guerra e lasciare fare finalmente quale altra guerra?
In altri tempi, in altre occasioni, tuttavia, agisci e pensi diversamente.
Quante volte hai inveito contro il sindacato bidone che manifesta ogni due anni “per nuovi diritti”, ma rifiuta di partecipare agli scioperi quotidiani?
Quante volte hai ripetuto che bisognerebbe diffidare da quei politici che sbarcano in periodo elettorale, per impegnarti in una mobilitazione simbolica che ha per scopo non dichiarato di promuovere un determinato partito, di cui conviene fare dimenticare la passività mentre era al potere? E che si dovrebbe piuttosto, sempre, essere con quelli che portano avanti le battaglie di lunga durata.
In tutta la Francia, da trenta mesi, ci sono persone che si battono contro la guerra in Siria, sul lungo periodo. Tutte le settimane, tutti i giorni, in collegamento con progressisti siriani, con quelle e quelli che si sono rivoltati contro il dittatore, da trenta mesi.
Questa sera, e nei giorni che verranno, si mischieranno nelle strade quelle e quelli che non combattono concretamente che alcuni bombardamenti e alcuni capitalisti e quelle e quelli che sostengono, apertamente o implicitamente la dittatura siriana.
A te di vedere dov’è il tuo posto, tu che non ami la guerra.
La foto che vedi è stata scattata a Homs, in luglio, prima della guerra, quella che non ha ancora avuto luogo, l’altra,
in fede…”.
* testo tradotto dalla redazione di rivoluzione.ch